Le elezioni 2018 sembrano in grado di segnare un punto di svolta epocale in Italia come in Calabria. A livello nazionale, mentre si aspetta in un clima di totale incertezza il varo del nuovo governo, gli esperti non hanno dubbi: può considerarsi conclusa la seconda Repubblica e avviata una terza. Dai contorni non ancora definiti. L’affermarsi di un quadro definitivamente tripolare, l’avanzata senza precedenti di una forza priva di ideologia come i Cinque Stelle e l’arretramento dei partiti tradizionali, con l’implosione della sinistra sono gli elementi che caratterizzano la nuova fase. E che avranno subito immediate ripercussioni. Intanto si aspettano le annunciate dimissioni di Matteo Renzi dalla segreteria nazionale del partito e poi l’avvio delle trattative per tentare di formare una nuova maggioranza che dovrà necessariamente mettere mano alla legge elettorale. Il Rosatellum non pare in grado di gestire neanche un sistema bipolare, è assolutamente inadeguato per uno tripolare.

In Italia Terza Repubblica e in Calabria?

Ma se a livello nazionale si parla di Terza Repubblica, in Calabria cosa succederà? In teoria le ripercussioni potrebbero essere ancora maggiori. Considerato che, come avvenuto nelle altre Regioni meridionali, il consenso dei Cinque Stelle è arrivato al 43%, con punte oltre il 50%, ben oltre la media nazionale. Un chiaro grido di allarme e di bocciatura per le classi dirigente al governo. Non solo. L’arretramento del Pd è ancora più evidente che nel resto del Paese. Se i democrat a livello nazionale si attestano intorno al 19%, in Calabria fanno peggio con il 14,32%, quando alle ultime politiche il dato era stato del 22,37%, arrivando al 23,67% alle regionali del 2014. Quasi dieci punti percentuali evaporati che suonano di bocciatura senza appello per la gestione del segretario Ernesto Magorno e mettono in forte discussione anche il governo Mario Oliverio, quando manca un anno dalla chiusura della legislatura. Oltre alle percentuali anche il numero degli eletti è imbarazzante: zero ai collegi uninominali e soltanto tre eletti con il proporzionale: Magorno al Senato, Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi alla Camera. Una carneficina: bocciati gli uscenti Nicodemo Oliverio, Bruno Censore e Ferdinando Aiello. Stessa sorte è toccata poi anche a Stefania Covello, membro della direzione nazionale, non eletta in Campania e al ministro dell’Interno Minniti che bocciato nelle Marche è stato ripescato col proporzionale. E, a quanto pare, schiuma rabbia contro Renzi.

Magorno prende tempo

Magorno che ha sentito puzza di bruciato è subito corso ai ripari. E, assumendosi le responsabilità della sconfitta, si è ben guardato dal dire nulla di concreto sul futuro del partito e men che meno di dare le dimissioni. Ha deciso di legare il proprio destino a quello di Matteo Renzi che pure ancora non ha deciso che pesci prendere. E’ chiaro, però che entrambi hanno le ore contate.

Il rimpasto e il congresso

Più complessa la posizione del governatore Oliverio che ha mantenuto una posizione defilata sia in campagna elettorale che nelle ore immediatamente successive. E’ chiaro che lui non potrà dimettersi, ma dovrà trovare il modo di puntellare la propria maggioranza. Come? Intanto attraverso un rimpasto di giunta che possa provare a ricompattare i ranghi. Nell’esecutivo, dopo l’elezione di Viscomi in Parlamento, ci sono ben tre caselle scoperte che vanno riassegnate (da tempo sono fuori Barbalace e Roccisano).

In secondo luogo dovrà insieme alla sua area trovare il modo di provare a ricostruire il partito, rimettendo insieme gli scontenti e partendo dai territori. Da Reggio, ad esempio, è partito un grande grido d’allarme. Sia il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto che il sindaco Falcomatà hanno chiesto un cambio di passo al partito. E subito dopo ha fatto loro eco il capogruppo in Consiglio regionale Sebi Romeo, uomo vicinissimo ad Oliverio. Ci sono i margini per un nuovo asse Reggio-Cosenza? Tra ex bersaniani e renziani rimasti orfani? Marco Minniti ci sta pensando, anche in vista del prossimo congresso. Del resto Regione e Comune di Reggio sono le uniche amministrazioni significative rimaste al centrosinistra in Calabria. E andranno al voto fra poco più di un anno.

Le prossime regionali un duello tra grillini e centrodestra?

Il tempo a disposizione per il Pd e il centrosinistra non è tanto però. Anche perché i grillini saranno molto forti anche alle prossime regionali e il centrodestra, con Mario Occhiuto che si è già candidato a governatore, ha dimostrato di avere i numeri per potere ambire al governo della Calabria. Forza Italia, insieme agli alleati, ha conquistato due collegi uninominali e cinque al proporzionale.

Senza una svolta concreta e immediata e un cambio radicale dell’attuale classe dirigente, insomma, il centrosinistra rischia di scomparire definitivamente e di trasformare le prossime regionali in un confronto a due tra il centrodestra e i grillini.

 

Riccardo Tripepi