Il virologo di fama internazionale e neo senatore del Pd è intervenuto nel corso della puntata del format di LaC condotto da Pasquale Motta. «I dati dicono che per la prima volta che il fatturato del settore privato ha superato quello pubblico. Tutto ciò genera grandi diseguaglianze sociali
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«Bisogna separare chi spende da chi controlla tagliando definitivamente il cordone ombelicale che lega materialmente il decisore politico e l’attuatore. Bisogna restituire la sanità ai cittadini». Il professor Andrea Crisanti, virologo di fama internazionale e neo senatore del Pd, che nel corso dell’emergenza Covid abbiamo conosciuto a seguito nei suoi numerosi interventi nei principali talk della tv italiana, esprime forti critiche verso la gestione del sistema sanitario nazionale nel corso della puntata del format di LaC "Dopo la notizia" condotto da Pasquale Motta.
«È il momento di fare una riflessione. Il nostro sistema sanitario nazionale costa allo Stato circa 123 miliardi all'anno, di questi soldi il 40% va al settore privato al quale, in termini di entrate, si aggiungono i 37 miliardi che gli italiani spendono di tasca propria. Per la prima volta il privato ha superato il pubblico. Quindi quando noi parliamo della spesa sanitaria, bisogna chiarire a chi vanno questi soldi. Penso che questa sia una scelta politica che deve essere gestita a livello nazionale, non dalle singole Regioni. È un sistema che intrinsecamente è destinato a non funzionare». Ha continuato il professore che sui fondi stanziati dal Meccanismo europeo di salvaguardia (Mes) è tombale: «L’Italia e le Regioni non sono in grado di ottemperare alle condizioni legate al Mes».
Ma le politiche della sanità passano anche dalla gestione dei professionisti di settore che attualmente in Italia scarseggiano. È un discorso ampio che va dalla tanto millantata “fuga di cervelli” al numero chiuso della facoltà di medicina. Ma per Crisanti le problematiche non sono solo queste: «La carenza dei medici aggrava un problema strutturale di sottofinanziamento al servizio sanitario nazionale che parte con i tagli del 2008. Però c’è anche una questione legata al funzionamento: manca completamente il filtro territoriale. Medici di famiglia e pediatri di base continuano ad operare da soli con poche risorse. La soluzione potrebbe essere quella di realizzare queste Case di comunità dove diversi professionisti mettono insieme risorse e competenze. Con una medicina di territorio competente e ben organizzata si potrebbe evitare, ad esempio, il sovraffollamento nei Pronto soccorso».
Poi, parlando di Calabria, il professore aggiunge: «La vostra regione è una vittima del sistema sanitario nazionale, il fatto che i calabresi siano costretti ad andare nel Lazio, in Emilia, in Lombardia è una vergogna e genera diseguaglianze sociali».
Non è mancato poi un riferimento alle politiche che il governo Meloni sta attuando in questo primo, breve, periodo di legislatura: «Abbiamo un governo che ha dilazionato la riscossione dalle società di calcio però, allo stesso tempo, ha aumentato il tetto contante a 5mila euro. È un governo che ha introdotto la Flax tax ma allo ha esposto a pericoli molte persone fragili diminuendo la platea dei percettori del reddito di cittadinanza. Insomma è un governo che vuole deregolamentare l’economia. È un governo che ha fatto una scelta prettamente politica».
E sulle norme, nettamente allentate, in materia di contrasto alla pandemia Covid ha affermato: «Questo denota una impostazione ideologica che non ha nulla a che fare con la scienza. Le mascherine, oltre a proteggere dal Covid, hanno avuto un effetto collaterale estremamente positivo diminuendo drasticamente le infezioni ospedaliere che in Italia sono una piaga. Io penso, anche nel caso della corretta igiene delle mani, che siano precauzioni che non debbano essere più levate».
Crisanti ha concluso criticando in marniera forte «la narrativa della maggioranza di governo» che è quella di una rimozione collettiva». Il riferimento è al reintegro dei medici no-vax: «Questa misura non ha nessun effetto come impatto pratico, ma allo stesso tempo ha un elevatissimo significato politico perché è un’umiliazione per tutte quelle persone che si sono vaccinate».