Un’interrogazione parlamentare diretta al ministro della Salute, Roberto Speranza, per sapere «quante vite umane si sarebbero potute salvare se il ministero avesse autorizzato le terapie domiciliari». È l’iniziativa assunta dalla senatrice calabrese Bianca Laura Granato, convinta sostenitrice dell’opposizione al green pass, che afferma essere frutto di quello che definisce il «Covid business».

Granato, che domani pomeriggio a Cosenza presiederà un’iniziativa per la raccolta di firme a favore di un referendum contro il certificato verde, punta il dito contro il ministero, che non avrebbe tenuto nella giusta considerazione «le evidenze cliniche inviate all'attenzione del dicastero da parte di numerosi medici a partire dall'inizio della pandemia, che stavano dimostrando come la precocità della cura, sin dai primissimi stadi dell'infezione da Sars-CoV-2, fosse un elemento indispensabile ed imprescindibile ai fini della guarigione completa del paziente».

Granato, ex Cinque stelle espulsa dal Movimento nel febbraio del 2021 dopo il suo voto contrario alla fiducia al governo Draghi, sostiene che «i protocolli delle terapie domiciliari non sono stati mai autorizzati fino ad ora per concentrare tutto sulla campagna vaccinale».

Dietro, a suo dire, ci sarebbero intenti speculativi: «Se oggi abbiamo il green pass, non è per la nostra sicurezza sanitaria, sia chiaro a tutti, ma per il Covid business, che ha alimentato la tangente che consente di “oliare” il meccanismo del Recovery Fund, attraverso l’aumento del nostro debito pubblico».

Da qui l’auspicio che «la magistratura apra un’inchiesta sui morti di Covid, per omesse cure». Concetti che avrà modo di approfondire nel corso del tour calabrese che dopo Cosenza (domani, ore 16, piazza 11 Settembre) farà tappa sabato a Catanzaro e Reggio Calabria.