Consiglieri pronti a disertare il voto di domani sul bilancio: «Debiti aumentati di 200 milioni per la sua malagestione, bisogna chiudere quest’esperienza amministrativa e restituire la parola ai cittadini prima possibile»
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Ci sono 350 milioni di euro di debiti – 200 dei quali accumulati dopo il 2011, quando era previsto invece di azzerare gli altri 150 ereditati dalle precedenti amministrazioni – e pressappoco 2500 creditori che bussano alla porta del Comune per avere almeno una parte di quello che spetta loro. Sono queste le condizioni in cui il consiglio comunale di Cosenza sarà chiamato a votare domani l’ipotesi di Bilancio stabilmente riequilibrato 2020-2022 del Documento unico di programmazione. E per qualche consigliere l’appuntamento non è altro che «la certificazione del fallimento politico e amministrativo di questa esperienza di governo targata Occhiuto», ragion per cui non garantirà con la propria presenza il numero legale in aula.
Opposizione, chi era costei?
Lo scrivono in un comunicato i membri dei gruppi d’opposizione, bandiera – per chi avesse problemi a distinguere chi sta con la maggioranza e il sindaco da chi non lo fa – sotto la quale si raccolgono gli esponenti di Pd, Grande Cosenza, Italia Viva e Uniti per la città. Niente Psi (pare solo per difficoltà materiale a mettersi in contatto con la consigliera Fabiano) o Pse, né il supporto di chi come Adesso Cosenza o Cosenza popolare alle elezioni era schierato contro Occhiuto ma poi gli ha spesso fatto da stampella. Assenti anche, ma questo era più prevedibile, le firme di chi, come Sergio Del Giudice, ha già detto da tempo che diserterà comunque il voto sul bilancio o quelle dei consiglieri di FdI, che negli ultimi tempi non hanno risparmiato bacchettate al sindaco e alla maggioranza di cui ancora fanno però parte.
Prima le denunce, poi via dall’aula
Gli oppositori del sindaco – o, almeno, quelli che si definiscono ufficialmente tali – promettono di essere in aula domani, ma solo per denunciare «ancora una volta le gravi e reiterate irregolarità» che hanno caratterizzato la «malagestione» di Palazzo dei Bruzi negli ultimi nove anni. Poi, quando si tratterà di votare il bilancio, usciranno dalla sala Catera. Un assaggio delle denunce che porteranno in aula l’opposizione però lo offre già dal giorno prima, chiamando in causa quanto scritto dalla Corte dei Conti sui bilanci cosentini e le recenti parole dei commissari liquidatori inviati dal Governo dopo la dichiarazione di dissesto di Palazzo dei Bruzi. E allora ecco i debiti - saliti a 350 milioni, «oltre 200 milioni in più rispetto al 2011» - e le 2500 domande protocollate dai creditori del Comune.
I problemi con i creditori
Quando vedranno i loro soldi? I liquidatori, vista la mole di richieste, «sono stati costretti a prorogare i termini al 9 agosto 2020» per presentare domanda di ammissione al passivo e uno di loro in Commissione Controllo e garanzia ha confidato di sperare di avviare le trattative entro la fine di agosto. Già, trattative: a tutti – come anticipato da LaC alcune settimane fa - verrà chiesto di accettare soltanto una somma che va dal 40% al 60% di quanto spetterebbe loro in cambio della celerità nei pagamenti.
Date certe, però, non ce ne sono, perché i commissari non conoscono ancora con esattezza la reale entità dei debiti del Comune. E pur sapendola avrebbero comunque difficoltà a pagarli: un altro dei liquidatori, nella stessa seduta, ha evidenziato che a fronte di dodici milioni di euro di debiti fuori biancio, le somme accantonate finora sono soltanto un sesto del totale. Servirà rinfoltire, insomma, i fondi vincolati e trovare le somme per farlo, anche perché tra le spese previste ci sono anche quelle per l’Ato Rifiuti.
Le colpe del sindaco e le indagini della Corte dei Conti
La situazione venutasi a creare, per l’opposizione, ha un responsabile ben preciso, Mario Occhiuto, e nulla contano i suoi «tentativi maldestri di cercare di nascondere e camuffare la grave situazione finanziaria ed economica che lo vede responsabile in prima persona del default delle casse comunali». I consiglieri rivendicano di averlo denunciato fin dal 2016, ricordando di essersi rivolti «alla Procura generale, alla sezione regionale di Controllo e alla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti di Catanzaro, alla Ragioneria generale dello Stato (Servizi ispettivi di finanza pubblica) a Roma» per far emergere la verità. Che è una: «il peso dei debiti è enorme». E che potrebbe avere conseguenze per i protagonisti di questa stagione politica: «Ha fatto bene – commenta l’opposizione nella sua nota - la Corte dei conti a chiedere di accertare eventuali responsabilità degli amministratori e dei dirigenti del Comune».
I debiti cresciuti e quelli nascosti
La magistratura contabile, evidenziano, ha sottolineato come il risanamento dei conti non sia mai nemmeno stato all’orizzonte dall’adozione del piano di riequilibrio ad oggi, a causa del «grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati ». A Cosenza, anzi, adesso toccherà ripianare pure «l’ingente deficit formatosi durante la vigenza del Piano». E non si tratta di bruscolini: basti pensare che alla «spesa dichiarata in Bilancio vanno aggiunte tutte le passività non formalizzate, in quanto fuori bilancio o occulte». Tra queste, spiccano oltre 30 milioni di debiti che il Comune – lo ha ammesso in tribunale – non aveva inserito tra i suoi conti.
Un altro bilancio sotto osservazione
Ma il documento contabile da votare domani segnerà un’inversione di tendenza rispetto al passato? Non per i firmatari della nota, che si dicono «certi che sarà posto all’attenzione della Corte dei conti visto che il sindaco continua a ripercorrere gli errori fatti negli anni precedenti». Mentre «la città è nel baratro» ai piani alti di Palazzo dei Bruzi pare si continui a percorrere la cattiva strada del passato. L’esempio? «Il costo della depurazione: a fronte di una spesa di 2,5 milioni erano stati messi in bilancio inizialmente solo 400 mila euro, poi diventati 1,3 milioni», tuonano i consiglieri rigirando il dito nella piaga del caso Geko. Domani, insomma, si preannuncia battaglia in aula, ma solo fino a quando bisognerà materialmente votare il bilancio. A quel punto, tutti fuori dalla sala Catera: «Non saremo noi a garantire il numero legale, perché prima finisce questa esperienza amministrativa, meglio è per i cosentini». E pazienza se tra i loro compagni di banco «c’è chi ha tenuto la stampella a questa maggioranza» e probabilmente lo farà anche domani. Perché, proclama l’opposizione, ora «è arrivato il momento di dare la parola ai cittadini».