Il sindaco per fronteggiare l'emergenza Covid all'Annunziata, ripropone la versione aggiornata di un suo provvedimento già stroncato dai giudici amministrativi sei anni fa. E il conflitto tra Governo ed enti locali prosegue (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il discutibile spettacolo della Sanità calabrese di questi ultimi giorni vede il ritorno sul palco di un suo storico protagonista: Mario Occhiuto. Il sindaco di Cosenza ha deciso, infatti, di riportare in scena una sua opera del 2014, che conquistò applausi alla presentazione per poi rivelarsi un fiasco al botteghino, quando si doveva passare all'incasso: l'ordinanza sindacale per imporre all'Azienda ospedaliera di assumere personale all'Annunziata. L'annuncio del bis, già nell'aria da diverse ore, è stato ufficializzato nel pomeriggio dal Comune con una lunga nota che si chiude con poche righe su quanto accaduto sei anni fa e la speranza di ottenere, a parità (o quasi) di trama, risultati migliori questa volta.
Il primo tentativo
L'ordinanza emanata nell'estate del 2014 era figlia della cronica carenza di personale nel nosocomio bruzio e delle proteste a riguardo da parte dei medici in servizio, che andavano avanti ormai da mesi. Occhiuto intimava all'Ao di assumere sette medici: quattro al Pronto Soccorso, tre in Rianimazione. «Una cosa strana», per sua stessa ammissione, e inedita in un Paese come l'Italia, dove – almeno ufficialmente – le assunzioni nella Sanità pubblica non competono al politico locale di turno al potere. Furono in tanti ad applaudire all'indomani della conferenza stampa che presentava il diktat, però di medici alla fine non ne arrivò nessuno. Paolo Maria Gangemi, l'uomo di fiducia scelto da Scopelliti come dg dell'Ao, stava per lasciare il suo incarico e avviò la procedura ma, complici anche le sollecitazioni in tal senso del subcommissario Pezzi, ne denunciò al contempo l'illegittimità al Tar prima di levare le tende. I soldi per le assunzioni, spiegò alla stampa, c'erano, ma col blocco del turnover imposto dal piano di rientro era vietato usarli per aumentare il personale.
Le ragioni dello stop
Dei sette medici, seppur per pochi giorni, ne arrivarono due in corsia. Poi tutti a casa, con la scure del Tar ad abbattersi sull'ordinanza di Occhiuto. Il verdetto dei giudici del tribunale amministrativo fu una stroncatura completa: i magistrati censuravano «l'abnormità del provvedimento adottato dal sindaco, diretto a incidere su poteri di programmazione e gestione del personale oggetto di specifiche valutazioni da parte degli organi amministrativi preposti all'adozione degli stessi». In pratica, Occhiuto dava ordini senza averne alcun titolo, «in rilevante difformità dalle previsioni di legge» e «con incidenza sulla finanza pubblica». E nessuno poteva escludere, se fosse passata, «l'astratta reiterabilità» dell'ordinanza. Con un precedente simile qualsiasi sindaco, non solo quello bruzio, avrebbe potuto imporre nuovi medici negli ospedali della sua città e oggi probabimente in Calabria avremmo più dottori che forestali. Ulteriore problema: un'ordinanza deve intervenire su qualcosa di straordinario e improvviso, mentre il blocco del turnover era una situazione consolidata da tempo. Proprio come quella attuale dell'Annunziata.
La storia si ripete
Oggi la storia si ripete. E se la prima volta è finita in tragedia – i reparti sguarniti erano e tali rimasero – verrebbe da pensare a Marx quando diceva che la seconda di solito ha la forma della farsa. Anche in questo caso c'è un'emergenza sanitaria e poco personale per affrontarla e garantire i livelli essenziali di assistenza. Solo che il pericolo è molto maggiore, proprio come il numero di persone che il sindaco ordina di assumere entro una settimana. Dalle sette del 2014 si passa addirittura a cento: sono 20 medici, «anche in possesso della mera abilitazione all’esercizio della professione»; 30 infermieri; 40 Oss; 7 tecnici di laboratorio e 3 di radiologia. Anche stavolta il problema non dovrebbero essere i soldi: l'Ao, ricordano da Palazzo dei Bruzi, ha speso solo 557mila euro dei 2,8 milioni già impegnati dalla Regione, che ne ha annunciati il 27 ottobre altri 45 da distribuire per fronteggiare il coronavirus; in più, si potrebbe attingere ai 54 milioni del Decreto Rilancio, considerato che ad attuare gli interventi saranno proprio le aziende sanitarie e ospedaliere.
Il fatto, però, è che, per quanto in pandemia – come scrive il Comune – i sindaci abbiano visto rafforzati i loro poteri di ordinanza come massime autorità sanitarie sul territorio, il Governo non gli ha ancora dato quelli che ipotizzano in piazza dei Bruzi, tant'è che la norma più recente citata nell'ordinanza risale a venti anni fa. Il conflitto di competenze è evidente e la possibilità di vedere annullata l'ordinanza molto concreta, nonostante l'esigenza di personale all'Annunziata sia conclamata e i rinforzi, purtroppo solo sulla carta per adesso, già previsti. Il provvedimento, insomma, rischia di bissare il buco nell'acqua del 2014, riducendosi a un colpo di teatro, per gli stessi motivi di sei anni fa o, in alternativa, un modo di prendersi meriti per le (tardive) assunzioni già previste nel piano Covid. Il personale in ospedale serve eccome, certe forzature pure?
giuliani@lactv.it