Da Palazzo dei Bruzi seguono in silenzio, aspettando che il vento ribelle che soffia in città esaurisca la sua forza. Ma l’allontanamento dalla giunta della vicesindaca di Cosenza, Maria Pia Funaro, ha generato reazioni ed indignazione nel mondo dell’associazionismo, dell’attivismo di sinistra, degli ambientalisti e dei cattolici. Tutte aree che l’assessore rappresentava, forte di più di 530 voti incassati alle ultime amministrative.

Lo hanno detto chiaramente venerdì durante la sua conferenza stampa che, nel cuore del centro storico, si è tramutata di colpo in un’assemblea pubblica. Non solo domande dai giornalisti, ma anche dalla società civile. I 200 presenti hanno lanciato un messaggio forte, come forte è stata la presa di posizione di tre consiglieri comunali del Partito Democratico.

Hanno detto che «Maria Pia Funaro era l’esponente democrat più importante dell’amministrazione» e che «continua ad evitarsi il dibattito aperto almeno ai consiglieri del gruppo Pd del Comune di Cosenza, e più opportunamente anche a coloro i quali ricoprono incarichi nello stesso organigramma della Federazione». Insomma, il terreno dello scontro è duplice.

Il fronte Comune di Cosenza

L’ex vicesindaca venerdì sera non ha avuto remore a fare nomi e cognomi: «Il mio è stato un delitto politico perfetto - ha detto -. Le responsabilità del Pd sono evidenti. Dove era il Pd in quei frangenti? Probabilmente era nelle stanze del sindaco Franz Caruso e di Luigi Incarnato quando si decideva il mio destino. Sapete un’altra cosa? Un dirigente, durante la campagna elettorale mi disse: “Il Pd a Cosenza sono Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio”. Oggi posso affermare che sostenne la verità».

Al netto di questa denuncia pubblica, i tre consiglieri comunali del Pd hanno preso posizione rompendo gli indugi. Aldo Trecroci, Francesco Graziadio e Gianfranco Tinto (che è anche il presidente della commissione Bilancio) si sono lamentati anche con il segretario provinciale Vittorio Pecoraro: per ora escludono scossoni nell’assise bruzia, ma già in passato non si sono fatti problemi (Graziadio e Trecroci mentre Tinto era assente, ndr) a votare contro il diktat imposto dai vertici dell’amministrazione per dare un segnale e richiedere maggiore coinvolgimento. In più, fatto che esula dalla vicenda Funaro, altre due consigliere (Alessandra Bresciani e Caterina Savastano) hanno depositato in segreteria richiesta per lasciare il gruppo consiliare “Franz Caruso Sindaco”: vogliono formarne uno autonomo. Sia chiaro: non ci sono i numeri per ipotizzare chissà cosa, ma i segnali sono eloquenti. Impossibile non coglierli.

Ad oggi la squadra di governo del primo cittadino risulta monca. Un mese fa rimise il proprio mandato anche Francesco Giordano, titolare della delega al Bilancio. Addusse motivazioni personali, assolutamente reali, ma i rumor non fanno mistero, anche per lui, di divergenti vedute con l’entourage di Caruso. Il fronte di Palazzo dei Bruzi qui si intreccia con quello della Federazione provinciale del Pd. Con che criterio saranno scelti i nuovi assessori? E quando?

Il fronte Partito Democratico

Caruso, nel comporre la sua giunta due anni fa, premiò coloro i quali avevano ottenuto maggiori preferenze alle urne. Solo per Funaro, prima eletta donna tra i democrat e seconda dietro Covelli nel partito, l’allora commissario Francesco Boccia chiese e ottenne il ruolo di vicesindaco rinunciando ad una terza poltrona. Lo schema iniziale, infatti, prevedeva tre assessorati per il Pd, ma ci si accordò per due compresa la carica rappresentativa.

Per parità di genere, il sindaco dovrà inserire una donna ed un uomo. L’uomo, capogruppo del Pd, dovrebbe essere Francesco Alimena che però è stato il vero bersaglio dei tre consiglieri di cui sopra. La presa di posizione di Trecroci, Graziadio e Tinto da un lato fa comodo anche a Pecoraro che da mesi sta sollecitando la convocazione di una riunione con lo stesso Alimena e che vorrebbe avere voce in capitolo. Sullo sfondo non è escluso che si sfrutti la situazione per recuperare il rapporto con Iacucci e Bevacqua, oggi inesistente, e siglare una sorta di pax.

E Maria Pia Funaro? L’attenzione sul suo caso è massima, tanto che ha ricevuto telefonate da esponenti della segreteria nazionale. Irto, che probabilmente aveva delegato tutto a Pecoraro, l’ha contattata solo a cose avvenute evidenziando di non essere stato informato da Caruso, mentre, per sua ammissione, soltanto Iacucci e Giorno (componente della segreteria provinciale) si sono esposti per tempo. Inutilmente. «Se farò ancora politica? Sicuramente. Non so se nel Partito Democratico» ha chiosato lasciando aperte tutte le porte, anche in ottica città unica dove il suo consenso fa già gola a tutti.