Reintrodotto l’obbligo per gli organismi consiliari di riunirsi a Palazzo dei Bruzi. Una decisione che consente ai consiglieri delegati dai colleghi più indaffarati di incassare una maggiore identità. Protesta Del Giudice: «Io, immunodepresso, così sono escluso»
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Al comune di Cosenza, già da alcune settimane, le sedute delle commissioni si svolgono con l'obbligo di presenza, rispettando le norme igieniche ed il distanziamento imposto dalle norme anti-Covid.
Stop alle videoconferenze
Il presidente del consiglio Pierluigi Caputo, ritenendo di dover valorizzare la partecipazione fisica dei consiglieri, lo scorso 31 luglio ha disposto la revoca del precedente provvedimento con il quale aveva regolamentato lo svolgimento delle riunioni in videoconferenza, vietando dunque di fatto, che vi si possa prendere parte da remoto.
La legge non le vieta
Quella di Caputo è una scelta discrezionale, adottata interpretando in senso restrittivo le norme vigenti, che ad oggi consentono l'utilizzo di entrambe le modalità. Nel caso specifico di Palazzo dei Bruzi, tale determinazione è stata stigmatizzata dal consigliere Sergio Del Giudice, eletto nella coalizione del sindaco Mario Occhiuto nella lista Cosenza sempre più, ma fin dall'inizio della consiliatura, interprete di una posizione autonoma rispetto alla maggioranza.
Le difficoltà di Del Giudice
Del Giudice è da tempo affetto da una patologia che lo ha reso immunodepresso. Per lui le conseguenze di un'eventuale infezione da coronavirus potrebbero essere fatali. Per questo è obbligato ad evitare luoghi chiusi ed affollati. Il collegamento a distanza gli aveva consentito di riprendere la propria attività istituzionale, negli ultimi tempi condotta a singhiozzo proprio a causa dell'incalzare della malattia.
Provvedimento contestato
Adesso contesta il provvedimento di Caputo che lo taglia fuori dalla possibilità di offrire il proprio contributo alla vita amministrativa della città: «Le mie istanze sono state ignorate - denuncia - Evidentemente a qualcuno il mio apporto al dibattito istituzionale non è gradito».
I motivi sono altri
Ma la motivazione di questa scelta, che va nel senso opposto a quella della innovazione delle procedure amministrative, potrebbe non essere riconducibile ad una volontà di emarginare il consigliere Del Giudice. Secondo alcune indiscrezioni, Caputo sarebbe stato forzato nella sua decisione, dalle insistenze di alcuni consiglieri timorosi di perdere parte delle indennità dovute per la partecipazione alle commissioni.
Il gettone di presenza
Com'è noto, infatti, ogni consigliere ha diritto ad un gettone di presenza per ogni commissione a cui interviene. Tale gettone, al quale, è bene precisarlo subito, il consigliere Del Giudice ha già rinunciato nel periodo precedente la pandemia, è dovuto anche se si partecipa da remoto. E però, l'obbligo di presenza, comporta difficoltà oggettive per alcuni consiglieri, nel garantire la loro partecipazione continuativa.
Lo strumento della delega
Vi sono infatti membri del consesso che per ragioni professionali o di altra natura, si trovano spesso impossibilitati a presenziare fisicamente ai lavori degli organismi consiliari. Per questo ricorrono allo strumento della delega, incaricando colleghi consiglieri del loro medesimo gruppo, magari con minori impegni lavorativi, di sostituirli. Ed è a questi ultimi che il gettone di presenza viene liquidato.
Chi lavora e chi non lavora
Dunque quei consiglieri che, per svariati motivi, hanno il tempo di stazionare a Palazzo dei Bruzi per buona parte della giornata, in ragione delle varie deleghe ricevute partecipano a numerose commissioni, arrivando ad incassare indennità mensili superiori ai mille euro. Ma con l'introduzione della videoconferenza, diversi consiglieri normalmente assenti, sono tornati a partecipare attivamente ai lavori, potendo collegarsi anche da fuori città.
Indennità ridotte
Hanno così drasticamente ridotto il ricorso alla delega a quei membri del consesso meno impegnati per i quali di conseguenza, le indennità si sono assottigliate in maniera sostanziosa. Sarebbe quindi questo il motivo per cui al comune di Cosenza, si è scelto di rinunciare alle riunioni in videoconferenza.