L’ex presidente della Calabria racconta gli ostacoli che il senatore pose alla realizzazione della tramvia che doveva rivoluzionare il trasporto urbano e collegare l’Unical. Ma i sassi da togliere dalle nelle scarpe sono tanti: «Il No al referendum? Punita la loro arroganza»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Secondo l’ex presidente della Giunta Regionale, Mario Oliverio, il dato più significativo del Referendum sulla fusione fra Cosenza, Rende e Castrolibero è la scarsa partecipazione al voto che si è registrata a Cosenza.
«È particolarmente significativo - dice Oliverio - che quattro cittadini su cinque hanno disertato le urne su un quesito che in altri momenti avrebbe registrato il 70% della partecipazione. In questo dato, prima ancora che nella netta prevalenza del no, che pure assume il significato di una bocciatura della arroganza al potere, vi sono ragioni che vanno guardate in faccia ed analizzate e che si chiamano sfiducia dilagante, distacco e indifferenza crescenti. Tutte facce di una stessa medaglia ovvero il crollo di credibilità di una classe dirigente»
Va bene l’astensionismo, ma il referendum riguardava una questione non certo politica…
«Infatti, un grande errore è stato aver trasformato il Referendum in un anomalo scontro politico. Del resto non vi è stato alcun confronto sui contenuti: quali infrastrutture per la nuova città, quale disegno urbanistico seguire, quale welfare, su quali strutture culturali, sociali, sportive investire. In poche parole: quale visione della nuova città? Non c’è stato alcun confronto o discussione di merito su questo».
Ma tutti i partiti erano schierati per il Sì. Chi ha politicizzato secondo lei il referendum?
«In primo luogo chi ha pensato di realizzare la città unica con una operazione verticistica, calata dall'alto. Poi c'è stato chi, come il sen. Mario Occhiuto per esempio, dando per scontata la vittoria del Si, ha pensato di mettere il cappello sul risultato, intervenendo quotidianamente sulla questione con una impostazione che ha finito per alimentare l'astensionismo e la vittoria del No con percentuali bulgare a Rende e Castrolibero».
Non le sembra un po’ poco per spiegare il flop del referendum?
«È evidente che ci sono anche altre ragioni come ad esempio il percorso imposto da una legge regionale che ha rovesciato i canoni basilari della democrazia. Sono stati cancellati il ruolo e la soggettività dei Comuni che hanno invece la titolarità di esprimere la volontà di fusione da sottoporre a referendum popolare. A loro spettava il compito di avviare il percorso così come è stato fatto per le fusioni di Corigliano Rossano e Casali del Manco».
Qual è la differenza con questo referendum?
«Innanzitutto il rispetto delle comunità locali e della loro volontà. Ricordo che da Presidente della Regione partecipai personalmente alla riunione congiunta dei Consigli Comunali di Corigliano e Rossano, seduto fra i sindaci Gerace e Mascaro. I due Consigli Comunali, dopo una discussione ampia ed appassionata decisero a larga e qualificata maggioranza di avviare il percorso di fusione. Solo a seguito di quella votazione firmai il decreto di indizione del referendum popolare che registrò una larga partecipazione ed un altrettanto largo consenso alla fusione. Un percorso segnato da una partecipazione attiva delle Comunità ed un ricco e fecondo confronto sul merito. Una rete delle associazioni, coordinata dall' avv. Amerigo Minnicelli, ebbe il merito di alimentare una partecipazione consapevole e diffusa».
Occhiuto dice che a Cosenza la gente non è andata a votare perché la città è in netta decadenza…
«Vorrei ricordare che Occhiuto fino a tre anni fa è stato sindaco di Cosenza per un decennio e la decadenza di cui parla è un fenomeno di lungo periodo. La verità è che via via che si è allontanata l’esperienza di Giacomo Mancini sindaco, Cosenza ha perso peso, autorevolezza, funzioni. L’unica cosa che è cresciuta ed aggravata rispetto a quella fase è il buco di bilancio, aumentato a dismisura senza tra l’altro produrre effetti positivi per la città e i servizi. Basti pensare per ultimo alla vicenda dell'Amaco»
A proposito di Amaco uno dei problemi dell’area urbana è il trasporto pubblico locale. Mario Occhiuto ha negato di essere stato lui a fermare la metropolitana leggera accusando lei.
«Mario Occhiuto si conferma campione delle bugie. Pensavo che l’esperienza parlamentare lo avesse aiutato a liberarsi da questo morbo. Si può imbrogliare su tutto ma non sulla storia. Tutti ricordano che il sindaco Occhiuto ha contrastato in tutti i modi possibili il progetto della metropolitana ancora prima che io diventassi presidente della Regione. Ci fu uno scontro pubblico anche con l'allora Assessore dei lavori pubblici della Giunta Scopelliti, Pino Gentile. Il Sindaco Occhiuto ha utilizzato ogni pretesto per ritardare ed ostacolare la realizzazione della metropolitana anche dopo la realizzazione della gara»
Perché?
«Non ho mai capito le ragioni. Ne voglio credere a quanto sostengono molti di coloro che hanno sostenuto sin dall’inizio questo progetto ovvero che Occhiuto ha pensato solo ad impedire ciò che avevano ideato e proposto i suoi predecessori a Cosenza e a Rende».
E poi cosa è successo?
«Per rimuovere gli ostacoli che frapponeva, io accolsi alcune proposte sottoscrivendo un accordo di programma che destinava ulteriori 36 milioni di euro alla città di Cosenza. Malgrado ciò non mancarono gli ostacoli anche dopo l'inizio dei lavori di questa opera che avrebbe rivoluzionato il sistema della mobilità nell'area urbana e realizzato l'asse portante della nuova città, Cosenza-Rende-Università con prolungamento a Settimo di Montalto dove era programmata una nuova stazione ferroviaria sulla linea Sibari-Paola. E infine la ciliegina sulla torta...»
Quale?
«La metropolitana è stata recentemente de finanziata dall'attuale Giunta Regionale e le risorse sono state destinate altrove. Tutto ciò nel silenzio totale anche da parte di quanti avrebbero dovuto opporsi energicamente a questa grave decisione. In verità, non solo sulla metropolitana, Occhiuto ha assunto una grave responsabilità»
E su cosa anche?
«Chi non ricorda la vicenda del nuovo ospedale a Cosenza?»
Anche lì ci furono differenze di vedute
«Differenza di vedute? Mi verrebbe da ridere se non fosse che si tratta di un problema serio e di vitale importanza per i cittadini. La differenza di vedute di cui parla era sul sito dove realizzare il nuovo ospedale. Ricorderà che Occhiuto sosteneva che andava costruito sulla franosa e poco accessibile collina di Colle Muoio con l'argomento che non si poteva svuotare il centro storico di Cosenza e quella parte della città realizzandolo a Vaglio Lise. A tal proposito sono curioso di conoscere il suo pensiero ora che la Regione guidata dal fratello pare stia valutando la ipotesi di realizzarlo ad Arcavacata di Rende».
L’ospedale nuovo però ancora non c’è...
«Erano stati da noi destinati 245 milioni di euro nel patto per la Calabria sottoscritto con l'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, a cui si sarebbero aggiunti 100 milioni di euro della parte privata attraverso la procedura del project financing. Venne fatto uno studio di fattibilità che costituiva la base d'asta per espletare la gara d'appalto, sulla base del nuovo codice degli appalti. L'Azienda Ospedaliera fu incaricata di assumere la responsabilità delle procedure di gara al fine di individuare un soggetto qualificato ad effettuare lo studio di fattibilità che costò circa 600 mila euro. Le risultanze dello Studio furono chiare ed inequivocabili. Fu indicato il sito di Vaglio Lise come il più idoneo nell'ambito della città capoluogo».
Tutto però poi si fermò lì...
«Occhiuto anche in quel caso si mise di traverso, impedendo di fatto la realizzazione del nuovo ospedale la cui realizzazione, dallo studio di fattibilità, era prevista entro dicembre 2023. Un'occasione perduta, un delitto civile del quale si continuerà a pagare un amaro prezzo».
Ma nessuno però ha poi ripreso la vicenda
«Purtroppo no. Metropolitana e Nuovo Ospedale, sono due vicende significative del decadimento che contrassegna questa fase. Due pilastri del disegno della grande città, dei quali si è colpevolmente impedita la realizzazione e che, non a caso, sono stati assenti nella breve campagna per il referendum del 1° dicembre scorso.
Non c'è bisogno di lambiccarsi il cervello per capire quali sono le ragioni del risultato referendario. A pensarci bene è questa la preoccupante prova della voragine crescente che si è determinata tra la popolazione e le rappresentanze politiche sempre più lontane dai problemi reali e dal sentire collettivo».