Nel 2018 le risorse destinate a coprire i costi certi della depurazione vennero sottostimate e almeno un milione e 700mila euro di “debiti” si persero nelle pieghe del bilancio. Fu l’inizio della voragine contabile che ha condotto al default. Ma la gestione spregiudicata è continuata anche dopo, con giochi di prestigio e tagli lineari
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Ha una data di nascita la voragine di bilancio che oggi rischia di inghiottire l’amministrazione comunale di Cosenza. Il dato emerge dagli atti contabili ufficiali relativi al servizio di depurazione comunale che testimoniano – nero su bianco – che i guai risalgono al 2018, quando pochi o nessuno sospettavano che l’amministrazione navigasse in cattive acque e Cosenza si vantava di una – alla luce dei dati – inesistente efficienza.
Giochi di prestigio contabili nel 2018
A fronte di un impegno di spesa fissato da contratto in almeno 2,5 milioni di euro, nel 2018 vengono previste e impegnate somme per soli 802mila euro, con buona pace del Tuel che obbliga l’amministrazione a evitare ritardi nei pagamenti e la formazione di debiti pregressi. E il resto? A quanto pare sparisce, si perde nei rivoli contabili dell’amministrazione. In teoria, dovrebbe essere messo a bilancio come debito, ma così non è.
Debiti saldati con il fuso orario
Le somme mancanti per saldare i servizi di quell’anno riappaiono nel 2019, quando l’Ente prevede e apposta 2milioni di euro per la depurazione. Problema numero uno, che si tratti di debiti fuori bilancio relativi a pagamenti per servizi essenziali – dunque non derogabili – non sta scritto da nessuna parte. Traduzione, pare proprio che una zavorra contabile venga nascosta con una goffa operazione puramente cosmetica. Problema numero due, se quelle somme servono per saldare un debito pregresso, non si rinviene traccia di quelle necessarie al pagamento dei servizi per il 2019. E – dice il Tuel – questo non si può fare, perché le amministrazioni sono tenute ad evitare la formazione di debiti pregressi. E non appostare a bilancio una somma prevista da un contratto sottoscritto non appare certo una strategia adatta allo scopo.
Soldi destinati ad altri capitoli di spesa?
Questioni che lasciano spazio ad un dubbio, tanto lecito quanto potenzialmente penalmente rilevante. Ma per caso quei soldi spariti da capitoli di spesa che – Tuel alla mano – dovevano essere coperti, sono stati destinati ad altro? Domande a cui solo l’amministrazione, con il sindaco Mario Occhiuto in testa, potrà rispondere e rimangono aperte perché il dissesto, dichiarato mesi fa dalla Corte dei Conti, non ha certo cancellato gli effetti di quelle voragini. Ma l’abitudine ad una certa spregiudicatezza nella gestione contabile al Comune di Cosenza non sembrano averla persa.
La pezza peggiore del buco
A denunciarlo sono i revisori contabili, tirati per la giacchetta quando la Giunta si è precipitata a fare una variazione di bilancio per aumentare lo stanziamento iniziale di 400mila euro – poi diventati 300mila – appostati per la depurazione, così come per finanziare altri servizi nell’agosto scorso decapitati da tagli lineari. Anche qui, Tuel alla mano una violazione palese, perché dopo la dichiarazione di dissesto, il Comune opera in esercizio provvisorio e per legge è tenuto a operare con gli stessi stanziamenti di riferimento previsti nell'ultimo bilancio di previsione approvato.
Amministrazione bocciata
A farsi travolgere dalla slavina finanziaria del Comune, i revisori non ci stanno. Così, con la delibera n43 del 14 maggio scorso non solo prendono le distanze dall’amministrazione e dalle sue politiche contabili e finanziarie, senza tralasciare di ricordare che già lo scorso anno hanno dato parere negativo alla variazione di bilancio approvata. Ma soprattutto, i revisori ci tengono a mettere nero su bianco una serie di criticità, mancanze, grossolani errori e irregolarità che – alla luce delle tre paginette al vetriolo che hanno inviato alla Giunta – né sindaco, né assessori in futuro potranno disconoscere.
Gestire il default è complicato
In più, agli amministratori lo dicono chiaro. Gestire un Comune in default è difficile, le maglie entro cui per legge ci si può muovere assai strette, ma in periodo di emergenza da Covid19 potrebbe diventare impossibile. Se è vero che il “Cura Italia” ha dato respiro alle amministrazioni in difficoltà prorogando al 30 giugno 2020 la deliberazione del bilancio stabilmente riequilibrato, un (ulteriore) problema nel far quadrare i conti potrebbe venire dalle prevedibili difficoltà nel far cassa. «Le misure di distanziamento sociale – ricordano i revisori - causeranno minori entrate (imposta di soggiorno, sanzioni codice della strada, ecc.) e la posposizione di molteplici scadenze tributarie, mettendo potenzialmente l'ente in una chiara ed evidente crisi di entrate».
Il coronavirus non è un alibi
E l’emergenza, aggiungono, non può essere certo una scusa. Perché nei mesi di respiro concessi dal Cura Italia non perdono di efficacia le norme che prevedono che l'ente operi sulla base dell'ultimo bilancio approvato e che si attenga all’articolo 250 del Tuel, secondo cui il Comune è obbligato ad applicare «i principi di buona amministrazione al fine di non aggravare la posizione debitoria e mantenere la coerenza con l'ipotesi di bilancio riequilibrato predisposta dallo stesso». Argomento che a Cosenza sembra essere stato trattato con quanto meno un po’ di distrazione.
Due mesi per una proposta
Dal 10 marzo, data di ricezione del primo documento, passano quasi due mesi prima che il collegio dei revisori riceva una proposta di variazione di bilancio sufficientemente decorosa da essere presa in considerazione. In mezzo ci sono una serie di bozzoni, inclusi alcuni «nella quale venivano evidenziate le variazioni ( +) e (-) assenti nei prospetti allegati alla precedente documentazione», almeno una riunione «conclusa con il rinvio e aggiornamenti dei lavori ad una successiva seduta del Collegio in attesa di precisazioni da parte degli organi preposti dell'ente e la nomina di un nuovo direttore del settore “Programmazione e risorse finanziarie”», l’avvocato Francesco Giovinazzo. Il 13 maggio finalmente il Comune partorisce «la Proposta di variazione di bilancio ex n. 26/2020 ora riproposta come variazione n°51 del 13 maggio 2020, integrata da ulteriori precisazioni, nonché variata, sia nel corpo della Proposta di Delibera che nel contenuto della stessa».
E la quadra ancora non c’è
Ma anche qui, dopo oltre due mesi di carteggio, per i revisori i conti non tornano. Primo, come «in sede di predisposizione del Bilancio di Previsione 2019/2021, nell'annualità 2020 venivano previste "solo" euro 400.000,00 per il Servizio di Depurazione a fronte di una spesa consolidata di circa euro 2.600.000,00». Morosità che si aggiungono a morosità, tanto da spingere la Geko, società che gestisce il servizio di depurazione, a informare Procura, Corte dei conti, Tar, Guardia di Finanza e carabinieri. E i revisori non fanno che confermare la denuncia dell'azienda, tuttavia - ci tengono a precisare - che la cifra non fosse sufficiente alla copertura del servizio, loro non erano tenuti a verificarlo nel valutare il bilancio di previsione. Traduzione, se il Comune ha cercato di far artificiosamente quadrare i conti – sembrano voler dire – non sono certo stati i revisori a coprirlo. Excusatio non petita, accusatio manifesta?
Inversione a U su gestione dell’acquedotto e depurazione
Seconda questione posta dall’organismo di controllo: «In sede di assestamento di Bilancio», dunque con delibera dell’agosto scorso, approvata nonostante il parere negativo dei revisori – si ricorda nella delibera - «la previsione del Servizio di Depurazione veniva ulteriormente ed ingiustificatamente ridotta a euro 300.000,00». Stessa sorte subiva «la previsione per il servizio acquedotto (servizio indispensabile)» che a detta dei revisori «veniva "inspiegabilmente" ridotto di euro 700.000,00, passando da euro 1.000.000,00 ad euro 300.000,00, scelta che oggi si rivela senza alcun fondamento tant'è che viene richiesta la "ricostituzione originale" con una variazione in aumento di euro 1.000.000,00».
L’illogico azzeramento dei servizi di assistenza e il ravvedimento con il fuso orario
In più, sembra quasi indignato il collegio nel segnalare che «non si comprendono in egual modo le motivazioni per cui nella stessa sede le previsioni per i servizi di assistenza domiciliare, interventi assistenziali e infanzia vengono azzerati e/o drasticamente ridotti (la previsione delle "Prestazioni di Servizi di assistenza domiciliare passa da euro 247.957,74 ad euro "zero")».
Manovre per liberare risorse o simulare ordine?
Ad agosto il Comune si è affrettato a tagliare spese qui e là senza verificare di poterlo fare. Magari per liberare risorse da destinare altrove? O per mostrare conti in ordine quando in realtà tali non erano? Non è dato sapere. Di certo, quei tagli orizzontali erano tutto meno che logici o legittimi. Risultato, adesso l’Ente chiede «con urgenza» di approvare una variazione di bilancio per rifinanziare quei servizi che mesi fa aveva tagliato.
Conti in rosso e servizi da ripristinare
Un comportamento illogico, che l’organo di revisione non manca di stigmatizzare perché si tratta di servizi indispensabili o a domanda individuale, resi ancor più necessari dall’emergenza Covid19 in corso, che dunque non possono essere definanziati o fatti morire per inedia. Non a caso, è lo stesso Comune, con il fuso orario di diversi mesi a chiedere di ripristinarli. Peccato, segnalano i revisori, che tutto questo debba fare i conti anche con le maglie strette imposte dal dissesto e che le poste aggiuntive in essere debbano comunque rispettare l'equilibrio economico-finanziario.
Un compromesso di sei mesi
Alla fine si è arrivati ad un compromesso «in un'ottica di estrema prudenza, in considerazione della fase attuale di ente in dissesto finanziario» e «in maniera tale da superare quanto più possibile la fase emergenziale, ma nei limiti imposti dai vincoli di equilibrio del bilancio». Il collegio, si legge nella delibera, ha accettato solo in parte le richieste arrivate dall’amministrazione, arrivando a coprire sei mesi di servizi indispensabili per il 2020.
I fondi ripristinati
Nel frattempo, 350mila euro saranno destinate alle spese di gestione dell’acquedotto, 1.020.000 alla depurazione, 350mila all’Iva a debito del Comune, 126 mila ai servizi di assistenza alle famiglie con figli disabili e 121.320 euro a quelli destinati al segretariato sociale e all’assistenza domiciliare, per un totale di 1.967.320 da andare a pescare dalla rateizzazione delle cartelle esattoriali per un importo pari a 462.344,48, oltre che dal fondo "Finanziamento debiti fuori bilancio'' a suo tempo generato dalla "riduzione" delle spese ora oggetto di variazione.
Perché il tesoretto messo da parte con i tagli non basta?
E qui si pone una domanda, forse più logica e politica che contabile: se tale fondo era stato ottenuto dal definanziamento di alcuni capitoli di spesa perché per tornare a coprirli bisogna fare ricorso a risorse aggiuntive? Ci sono somme all’epoca tagliate e che adesso mancano all’appello? E se effettivamente è così, dove sono andate a finire?
Ipoteca sul futuro
Domande a cui solo il sindaco Mario Occhiuto e la sua Giunta possono rispondere. Ma è bene – sottolineano i revisori – che inizino anche a preoccuparsi di un’altra assai delicata questione. Quella approvata è una soluzione d’emergenza, con respiro di sei mesi. Per il resto, ed in particolare per la depurazione, toccherà aspettare «l'approvazione del "Bilancio Stabilmente Riequilibrato", in quanto allo stato attuale e in questa fase di transizione non si è in grado di stabilire con certezza il permanere degli equilibri di bilancio per l'anno in corso». Amministratore avvisato, (mezzo) salvato. Forse.
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