L'emergenza abitativa a Cosenza è una bomba pronta a riesplodere. Salvo ulteriori slittamenti del “divieto di sfratto”, in vigore fino al 30 giugno stando all'ultimo Decreto Milleproroghe, decine di famiglie nullatenenti a Cosenza rischiano di finire per strada perché il Comune dava loro i soldi dell'affitto – un contributo fino a 300 euro al mese - ma non sgancia un centesimo da un anno e mezzo. E decine, di riflesso, sono i proprietari di appartamenti che non incassano da settembre del 2019 quello che Palazzo dei Bruzi doveva loro per aver dato un tetto a quelle famiglie e ora preparano le lettere di sfratto.
Gli impegni contrattuali? Come se non esistessero.
La risposta del municipio a inquilini e padroni di casa? Sempre uguale: spiacenti, ma dopo il dissesto – dichiarato a inizio novembre del 2019 – non ci sono soldi in bilancio per l'emergenza abitativa. Peccato che le carte dicano il contrario, con decine di migliaia di euro liquidati per pagare affitti del 2020. In quel caso i contratti tornano a valere, finanche se disdetti mesi prima o relativi proprio alla non finanziata emergenza abitativa.

Diciotto mesi di morosità

Pierpaolo,40 anni, non ha un lavoro né percepisce reddito di cittadinanza. Da quando i genitori si sono separati abita con suo padre, sopravvivono insieme con la pensione minima di quest'ultimo. Fino al 2018 pagavano di tasca propria 80 euro al mese per un bugigattolo a rischio crollo nel centro storico, poi il Comune li ha fatti andar via da lì dichiarando inagibile l'edificio. I Servizi sociali li hanno sistemati in una casetta in una contrada di campagna: cinque anni di contratto, 300 euro al mese che, secondo gli accordi, Palazzo dei Bruzi avrebbe versato direttamente al proprietario. Cosa che ha smesso di fare da diciotto mesi, ragion per cui i due potrebbero dover lasciare presto l'attuale abitazione senza che abbiano un altro posto dove andare. Disperati, come un'altra ventina di famiglie nelle loro stesse condizioni.

Il buco già prima del dissesto

Chi gli affitta casa, d'altra parte, ha le sue ragioni. Di questi tempi rinunciare per così tanto tempo a un'entrata fissa mensile, seppur di poche centinaia d'euro, pesa più che mai. E recuperare gli arretrati dal municipio a Cosenza è un'impresa ancora più dura di quanto possa già sembrare. Il Comune, infatti, i soldi per pagare gli affitti dell'emergenza abitativa non li aveva nemmeno prima del dissesto e sottoscriveva contratti senza impegnare denaro a sufficienza per onorarli già nel 2019.

A dimostrarlo, gli ultimi documenti firmati dalla commissione liquidatrice che si è insediata in municipio per ripianare i debiti che hanno portato al crack finanziario. Sono risposte dei liquidatori ad alcuni creditori che hanno presentato istanza di ammissione alla massa passiva per ottenere quanto spettava loro fino al 31 dicembre di due anni or sono. Non crediti qualsiasi, però. Le domande riguardano l'emergenza abitativa, i canoni degli ultimi tre mesi del 2019 per la precisione.

Soldi solo fino a metà novembre

Sono richieste da 900 euro ciascuna nella maggior parte dei casi, ma i commissari riconoscono pochi spiccioli in meno della metà della cifra (447,85 euro). Dichiarano, per l'altra metà, che «non può essere riconosciuta in quanto il fondo comunale era, alla fine dell'anno 2019, in esaurimento e anche per il mese di novembre 2019 il beneficio è stato attribuito solo in parte in quanto l'erogazione era subordinata, per espressa disposizione amministrativa (ossia una delibera di Giunta del 2016, nda), alla capienza del budget disponibile. Pertanto, atteso l'esaurimento del fondo non si è potuto procedere al totale accoglimento della richiesta».

In parole povere, i soldi messi in bilancio nel 2019 per l'emergenza abitativa, dissesto o non dissesto, non erano abbastanza per pagare i canoni dell'ultimo mese e mezzo di quell'anno. Morale della favola: chi ha chiesto 900 euro ne otterrà circa 700 in meno probabilmente, perché la linea dei liquidatori è di offrire il pagamento entro 30 giorni del 50% della somma riconosciuta se si rinuncia al resto del credito. Qualora l'offerta non sia di gradimento, tocca assumere un avvocato, rivolgersi al tribunale, aspettare che il Comune torni in equilibrio finanziario e sperare di vedere quei soldi tra qualche anno. Non semplice per chi arriva a stento alla fine del mese.
Ma in ballo non ci sono soltanto i soldi del 2019 e quello che è accaduto per il 2020 desta ancora più perplessità.
giuliani@lactv.it

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