INCHIESTA | Niente somme nel bilancio dell'anno scorso per aiutare le famiglie indigenti, che ora rischiano lo sfratto dopo 18 mesi di morosità. Ma Palazzo dei Bruzi nel frattempo liquida più di 130mila euro di canoni arretrati a un suo dipendente (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
È possibile che un Comune abbia stipulato accordi economici pluriennali senza garantire le necessarie coperture finanziarie (LEGGI QUI LA PRIMA PARTE DELL'INCHIESTA)? Evidentemente sì, come ci conferma con non poco imbarazzo Alessandra De Rosa, attuale assessore al Welfare di Palazzo dei Bruzi. Dalla sua ha l'alibi di essere entrata in giunta a inizio 2020, la sua delega per tutto il 2019 l'aveva tenuta il sindaco Occhiuto. Ma i soldi per l'emergenza abitativa non sono stati stanziati nemmeno dopo il suo ingresso nell'esecutivo, ammette lei, perché l'apposito fondo comunale non si poteva creare prima che il ministero dell'Interno desse il suo parere (atteso nelle prossime settimane) sull'ipotesi di bilancio riequilibrato approvata dal consiglio comunale.
Niente soldi per il 2020...
De Rosa ricorda che comunque, se anche lo stanziamento per il 2020 ci fosse stato, la cifra sarebbe stata molto inferiore agli anni precedenti. In larga parte dei nuclei beneficiari in passato del sostegno comunale c'è chi ora percepisce il reddito di cittadinanza, che predeve una quota extra mensile di 280 euro proprio per pagarsi una sistemazione. Stop all'aiuto da piazza dei Bruzi, quindi, per chi ne riceve già uno dal Governo. Rimangono, però, Pierpaolo con suo padre. E insieme a loro un'altra ventina di famiglie, alcune con bambini. Per tutti loro che si fa?
L'assessore spiega di aver provato a mediare coi proprietari degli alloggi, assicura che appena – ma, forse, sarebbe più prudente dire se – ci sarà la possibilità di mettere soldi in bilancio per l'emergenza abitativa troverà il modo di farlo e sistemare le cose. Si lascia sfuggire pure un inaspettato elogio a Prendocasa, il movimento antagonista che da anni sta lottando a Cosenza per dare un tetto a chi non ce l'ha occupando stabili abbandonati e manifestando per la causa delle famiglie a rischio sfratto. Seppur da posizioni (politiche e non) differenti e con stili diversi l'obiettivo di entrambi è lo stesso, sintetizza De Rosa. Ma, finché in bilancio non c'è uno stanziamento ad hoc, niente affitti arretrati per chi non poteva permetterseli o chi li avrebbe dovuti incassare. L'emergenza abitativa 2020 non si può pagare: sconsolata quanto semplice la sua versione. Anche volendo credere alla buona fede dell'assessore, la realtà è un'altra.
Il ras del quartiere
Dai primi di dicembre ad oggi – non su indicazione dei colleghi del Welfare - il settore Patrimonio di Palazzo dei Bruzi ha liquidato poco meno di 131.500 euro per canoni di locazione di appartamenti destinati all'emergenza abitativa, con tanto di spese condominiali. I mesi di riferimento vanno da gennaio a settembre (incluso) 2020, gli immobili in questione si trovano tra via Monte Grappa, via Rivocati, corso Umberto e una contrada di Laurignano, frazione di Dipignano al confine col capoluogo. Il denaro è tutto per due società, Arteg srl e Via Rivocati srl, entrambe riconducibili a una sola persona: Giovanni Pianini.
Gentiliano doc, parente dell'ex dg dell'Asp bruzia Gianfranco Scarpelli, questo ingegnere col pallino delle costruzioni lavora da lungo tempo per e con il Comune di Cosenza. Funzionario (in aspettativa) dell'ente, in cui entrò a metà anni '80 con un concorso per netturbini prima di essere trasferito dietro a una scrivania, Pianini da privato cittadino sta all'emergenza abitativa in città più o meno come Bill Gates al mercato dell'informatica. Sono decine e decine gli appartamenti, tutti alla Riforma o nei dintorni dello storico quartiere, che dà in affitto a Palazzo dei Bruzi da decenni, a botte di contratti da quattro o sei anni rinnovabili di volta in volta; quasi un monopolio, legittimo ma finito al centro delle polemiche in passato, quando è venuto fuori che i tre piani di un edificio che affittava al municipio per 100mila euro l'anno erano in pessime condizioni. Il Comune ha rescisso il contratto e trasferito gli inquilini per cui pagava Pianini in un altro palazzo poco distante. Sempre di Pianini.
Il fondo per le locazioni
Come sono usciti fuori i 131.500 euro per lui? Dai capitoli di bilancio in cui il Comune, a fine ottobre del 2020, ha impegnato le somme per liquidare «i canoni di locazione passiva, le spese di registrazione dei contratti, le spese condominiali» degli immobili che ha in affitto per usi istituzionali e non. Si tratta di circa 805mila euro, destinati ai contratti «che non hanno subito interruzioni e nell’anno in corso». In mezzo, quindi, ci potrebbe essere magari il denaro per il cosiddetto “fitto casa” a sostegno dei meno abbienti. Che però è una cosa diversa dall'emergenza abitativa, hanno sempre precisato dal municipio. Eppure nelle determine di liquidazione a Pianini si legge a chiare lettere che nel suo caso si parla proprio di quella. Diverse le formule riportate, ma tutte inequivocabili sul punto: le due srl incassano dal Comune le nove mensilità per appartamenti «per soluzioni temporanee di emergenza abitativa», oppure «da assegnare a nuclei familiari inseriti nell'elenco emergenza abitativa» o, ancora, «da utilizzare per la sistemazione di nuclei familiari inseriti nell'elenco emergenza abitativa» o, più semplicemente, «da destinare ad emergenza abitativa».
La transazione
Mentre alle rivendicazioni degli altri inquilini e locatori lasciati a secco da un anno e mezzo Palazzo dei Bruzi ha risposto picche finora, all'ingegnere ha chiesto, «tenendo anche conto della situazione di dissesto dell’ente che impone la ricerca di ogni possibile risparmio», uno sconto del 10%. E lui ha ribattuto dimezzando la percentuale al 5% e stabilendo una rateizzazione, in corso da dicembre, che si concluderà il 31 marzo 2021. Come mai ad altri proprietari non è arrivata una proposta simile da piazza dei Bruzi? I contratti con Pianini sono validi e pluriennali come i loro, che però soldi o tentativi di transazione non ne hanno visti. La risposta potrebbe essere legata ai decreti ingiuntivi depositati dal legale dell'ingegnere a luglio. Ma i dubbi sulla vicenda restano, anche perché le liquidazioni riguardano quasi quaranta appartamenti. Più o meno il doppio dei nuclei familiari che, non avendo reddito di cittadinanza, secondo il municipio avrebbero avuto eventualmente diritto al sostegno per l'emergenza abitativa.
Due pesi e due misure?
Ben venga onorare i debiti, ancor di più farlo per garantire un alloggio a poveri che non ne hanno uno. Tuttavia, quasi come nel paradosso del gatto di Schrödinger, certe regole parrebbero valere o meno a seconda del creditore per il quale applicarle. D'altra parte, dai capitoli di bilancio destinati alle locazioni 2020 sono usciti fuori anche 2.890 euro per saldare 10 mensilità relative a un magazzino di 34 mq su corso Telesio, il cui contratto era stato disdetto a metà gennaio in conseguenza del dissesto. Le chiavi, però, il Comune le ha restituite solo il 28 ottobre, per cui ha pagato comunque i dieci mesi di permanenza extra. A chi? Vito Di Nardo, fratello di Lino, ossia l'assessore comunale ai Tributi. Perché, parafrasando Orwell, a Palazzo dei Bruzi tutti i creditori sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri.
giuliani@lactv.it
LEGGI LA PRIMA PARTE DELL'INCHIESTA
Cosenza, emergenza casa: il Comune non paga i canoni ma soldi sufficienti non ci sono mai stati