Arrivati dopo la dichiarazione di dissesto, cercano di fare cassa recuperando crediti accumulati tra il 2012 e il 2017 relativi alle imposte mai pagate sulla casa, la spazzatura, la pubblicità e l'occupazione di suolo pubblico
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Cosap, Icp, Imu, Tares, Tari: tutte sigle che i contribuenti conoscono bene, salvo dimenticarsi della loro esistenza quando arriva il momento di pagare. Succede ovunque e quei mancati versamenti si trasformano in problemi per i Comuni chiamati a incassare le imposte appena citate. Ne è un esempio Cosenza, col municipio costretto a dichiarare il dissesto anche a causa della propria consolidata incapacità di combattere l'evasione fiscale.
La battaglia per portare qualche soldo in più nelle casse di Palazzo dei Bruzi continua, a maggior ragione, dopo il default del novembre scorso, ma a condurla questa volta è la Commissione straordinaria di liquidazione che si è insediata a febbraio per rimettere in ordine i conti del municipio. E ieri, con cinque diversi documenti, ha scatenato un temporale, solo che a piovere sui cosentini saranno gli accertamenti fiscali. Dopo essersi occupati dei debiti accumulati dal Comune, i liquidatori hanno dedicato la loro attenzione ai crediti vantati in piazza dei Bruzi. E se sono quasi 3000 quelli che sperano di ricevere i soldi che gli spetterebbero dal municipio, ci sono poco più di 2300 tra persone e aziende che i quattrini dovrebbero sborsarli secondo i calcoli della commissione.
Le stime sulle imposte evase in passato
Gli avvisi che Municipia Spa – la società a cui l'amministrazione comunale ha affidato da tempo il servizio di accertamento e riscossione – si appresta ad inviare nelle case dei cosentini riguardano le annualità che vanno dal 2012 al 2017 e potrebbero portare nelle casse dell'ente circa due milioni e mezzo di euro. Una goccia nel mare della massa debitoria, ma pur sempre un bel gruzzolo.
La fetta più consistente riguarda le imposte sulla spazzatura: gli accertamenti in arrivo riguarderanno 325 soggetti, con il Comune che conta di incamerare 87mila euro per la Tares del 2013 e, soprattutto, altri 928mila euro relativi alla Tari annate dal 2014 al 2017.
Il primato per il maggior numero di avvisi spetta invece al Cosap: 286 si riferiscono al 2012 e al 2013, per circa 225mila euro; altri 1052, invece, arriveranno per le annate 2015 (poco più di 197mila euro) e 2016 (circa 203mila euro).
Sono 148, invece, gli accertamenti relativi all'Icp: al conto degli incassi per l'imposta sulla pubblicità nel 2012 e nel 2013 mancherebbero oltre 226mila euro. Poca cosa rispetto a quelli che riguardano l'Imu: in questo caso gli anni interessati sono quelli dal 2012 al 2014 e in ballo ci sono 600mila euro.
giuliani@lactv.it