Intervento durissimo del presidente Barbieri che si dice pronto alle barricate per impedire che Rende, Castrolibero e la città bruzia diventino un unico ente: «Perché non si preoccupa di Vibo e Crotone? Lì sì che servirebbe»
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Una presa di posizione durissima da parte dell’associazione Fccn, Fusione tra Comuni Coordinamento nazionale, che va in netto contrasto con quanto dichiarato dal professore Luigino Sergio autore dello studio di fattibilità sulla città unica tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Il presidente Antonello Barbieri non lesina bordate alla Regione Calabria e, riferendosi alla proposta di legge che ha terminato il suo iter in commissione ed attende di approdare in Consiglio parla di un percorso e di modalità «che ci hanno lasciato interdetti: un misto di arroganza e di pressapochismo mai incontrato prima negli ormai molti anni di attività a sostegno delle fusioni».
Parole pesantissime che suonano come un macigno per i consiglieri di centrodestra cosentini che a gennaio si apprestano a votare il testo e a indire il referendum. Secondo Barbieri «le Regioni potrebbero e dovrebbero esercitare a pieno il ruolo che la Costituzione indica in merito alla ottimizzazione del governo dei territori a tutela e nell'interesse dei cittadini. Poche sono quello che lo fanno e sinora solo al nord. Per questo motivo l'FCCN aveva accolto con entusiasmo le prese di posizione della maggioranza che sostiene il Presidente Occhiuto in Calabria, dando per scontato che si trattasse di una iniziativa in linea con le ampie prerogative che le norme vigenti riservano alle Regioni».
«Vale a dire - spiega ancora - la predisposizione del “piano sulle fusioni e sulle modifiche territoriali...” che consiste in una analisi delle realtà amministrative in tutta la regione, che individui le criticità in atto (bilanci, servizi, progettualità, ecc.) al fine di pianificare, dopo ampio confronto con le amministrazioni e le cittadinanze interessate, la costituzione di nuovi Comuni capaci, per risorse, territorio amministrato, abitanti, opportunità di sviluppo, di generare benessere, crescita, tutela del cittadino e del territorio». Tutte cose che secondo l’associazione non sono successe dal Pollino allo Stretto.
Barbieri evidenzia che «non sono state coinvolte le amministrazioni e men che meno i cittadini; non si è costruito il fondamentale rapporto dialettico con i cosiddetti stakeholders, vale a dire i portatori di interessi: industria, artigianato, commercio, volontariato, sindacato; non si è dato il giusto peso al fatto che Cosenza fosse in pre-dissesto e che il consiglio comunale di Rende è commissariato per infiltrazioni della malavita organizzata; assurdo l'aver modificato la norma sulla valutazione del risultato del referendum consultivo obbligatorio, che, proprio perché consultivo, non è vincolante e lascia alla Regione la possibilità di assumersi la responsabilità di tenerne o di non tenerne conto, senza intorbidire acque che dovrebbero, invece, restare trasparenti»
Ci sono anche sagaci riferimenti allo studio di fattibilità presentato durante l’ultima seduta della I Commissione Affari Istituzionali presieduta da Luciana De Francesco. «Lo studio di fattibilità – dice - è la prima delle azioni che vanno intraprese in un progetto di fusione, così fan tutti in Italia, ma in questo caso solo grazie alla disinteressata disponibilità del professor Luigino Sergio, responsabile tecnico nazionale di Fccn, si è redatto uno studio che, ovviamente, certifica, dal punto di vista scientifico, come anche la fusione in oggetto potrebbe portare benefici, ma nessuno studio scritto oggi può immaginare le conseguenze di una fusione imposta dall'alto, a colpi di maggioranza, senza tener conto di autorevoli prese di posizione, quelle della Corte dei conti su tutte;
Secondo l’Fccn, insomma, è «assordante è il silenzio sul futuro di territori che da decenni potrebbero trovare nella fusione risposta a grandi e radicate criticità, penso a Vibo Valentia, a Crotone, ai molti Comuni della fascia presilana ormai impossibilitati a garantire ai loro abitanti servizi dignitosi, e a molte altre realtà calabresi. Di questi territori, Occhiuto non si preoccupa, come se si trattasse di enclave albanesi o bosniache, con tutto il rispetto per questi paesi, mentre per la fusione in questo momento, meno opportuna, fiumi di inchiostro, funzionari dedicati e consiglieri di maggioranza, e in taluni casi anche di minoranza, disciplinatissimi e impegnatissimi».
Fccn esprime così enorme preoccupazione per quella che definisce il "caso Cosenza". «La mancanza di logica e di criterio della Regione Calabria rischia di vanificare il grande lavoro dei governi che hanno, partendo dalla Costituzione, reso sempre più interessanti e foriere di benefici le fusioni. Le fusioni – conclude Barbieri - si realizzano unendo e non dividendo, con il dialogo e non con l'imposizione, nell'interesse di tutti e non di pochi. Auspichiamo un momento di necessaria riflessione, di ragionato approccio, di coesione. Qualora, come temo, si procedesse lungo l'impervia via, faremo la nostra parte per sostenere il no al referendum. Mai avremmo immaginato che il nostro sostegno alle fusioni dovesse passare per il convinto contrasto ad una fusione».