Grande partecipazione popolare per il sit-in contro lo spostamento della scultura che rappresenta lo storico leader socialista ex sindaco della città. Durissimi i toni contro il primo cittadino Franz Caruso, mai nominato direttamente.
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«Questa battaglia è solo all’inizio». Lo assicura Giacomo Mancini jr., nipote e omonimo del fu sindaco di Cosenza, ai nostri microfoni. Lo spostamento della statua di Giacomo Mancini sr., già Ministro della Sanità e leader del Psi, non è andato giù ai rappresentanti della fondazione che porta il suo nome. Con una pec dello scorso due gennaio, il Comune di Cosenza aveva indicato lo spostamento della scultura dall’inizio di Corso Mazzini, davanti a Palazzo dei Bruzi, alla piazza che porta il nome dell’ex sindaco. E allora, a due settimane di distanza, ecco il sit-in, con una catena ai piedi della statua. Per spiegare, come dicono i cartelli distribuiti dalla fondazione, che «La storia non si sfratta».
Durissimi attacchi al sindaco Caruso
A parlare al microfono per primi il figlio e il nipote del leader socialista, Pietro e Giacomo jr., intervallati dall'autore dell'opera, lo scultore napoletano Domenico Sepe. Decisamente duri gli attacchi riservati al sindaco di Cosenza, Franz Caruso, da parte degli oratori. In particolar modo Pietro Mancini ha usato parole tranchant. «C'è un solo motivo - ha detto il figlio del fu Ministro della Sanità per spostare questa statua. Ed è che, anche da morti, i giganti fanno paura ai nani». Un riferimento neanche troppo velato, pur mai nominandolo direttamente, al sindaco Franz Caruso, firmatario della PEC con la quale è stato ordinato lo spostamento della statua. Al quale si è opposto anche l'ex presidente della Regione, Mario Oliverio.
Statua di Mancini, parla l'autore: «Deve stare fra la gente»
Presente alla manifestazione anche lo scultore napoletano Domenico Sepe, autore dell'opera. «Quando l'ho realizzata - ha detto - l'ho immaginato così, uscendo dal comune, fra la sua gente. Quest'opera deve stare qui, in mezzo ai suoi concittadini, non isolata. Spostare, togliere l'opera di un'artista - ha proseguito - significa asportargli un braccio. Non lo posso accettare». L'autore ha poi mostrato un suo catalogo inedito nel quale ha inserito anche la statua di Mancini. «L'ho inserita - ha spiegato - perché rappresenta un momento importante della mia carriera».
Giacomo Mancini jr: «Questa battaglia è solo all'inizio»
A chiudere il primo giro di interventi il nipote del leader socialista, che ne porta nome e cognome. «Quella pec è un atto vile - ha dichiarato ad alta voce Giacomo Mancini jr. - un atto che offende la storia e la memoria non solo dei cosentini e dei calabresi, ma degli italiani». Qualcuno vocifera, dice lo stesso Giacomo Mancini, che la statua sarà rimossa oggi stesso. «Ma la nostra battaglia non si fermerà qui». A parlare al microfono anche Franco Corbelli, che ha invitato «l'amico Franz a ripensarci». Diversi gli interventi che hanno accompagnato verso la chiusura dell'evento, al quale era presente anche l'ex vicesindaca del Comune di Cosenza, Maria Pia Funaro. Fra tanti garofani rossi, simbolo della rivoluzione socialista, il grido è unanime: la storia non si sfratta. E la battaglia, spiegano dalla fondazione, è solo all'inizio.
Presenti all'iniziativa, tra gli altri, il segretario della Cgil Cosenza Massimiliano Ianni, il segretario regionale della Fiom Cgil Umberto Calabrone, la parlamentare della Lega Simona Loizzo, il vicepresidente del Consiglio comunale di Cosenza Roberto Sacco, il consigliere comunale Antonio Ruffolo. Sono intervenuti il coordinatore della segreteria provinciale del Pd di Cosenza Salvatore Giorno, il vicesegretario regionale di Sinistra Italiana Walter Nocito, il dirigente sindacale di lungo corso Roberto Castagna e il sindaco di Castiglione Cosentino Salvatore Magarò.