Che al Comune di Corigliano Rossano sia in corso un corto circuito tra ambiti dirigenziali, non sembrano esserci dubbi.
Lo dimostra una determina dirigenziale, con relativo affidamento di un accordo quadro ad un unico operatore, per «il servizio di supporto al responsabile del procedimento per la fase di affidamento e di esecuzione di appalti pubblici che saranno espletati dal Comune di Corigliano Rossano attraverso il mercato elettronico della pubblica amministrazione».

Un provvedimento che stride con l’organizzazione dell’ente, già dotato di un ufficio Gare e appalti, soprattutto alla luce del fatto che – è scritto nella determina dirigenziale a corredo motivazionale – «vi è una carenza quali-quantitativa di personale in grado di poter assolvere a tali adempimenti in quanto l’unico dipendente in servizio in possesso delle specifiche competenze è impegnato in attività istituzionali e sta già operando sull’espletamento di vari concorsi pubblici».

Quella determina porta la firma del dirigente al settore 12 “Politiche europee e sviluppo strategico”, Giovanni Soda – da sempre vicino a Mario Oliverio con incarichi alla Provincia di Cosenza ed in Regione – ingaggiato dal Comune di Corigliano Rossano nei mesi scorsi con la qualifica di dirigente ad elevata specializzazione, secondo il comma due dell’art. 110 del Tuel. Un escamotage accordato dalla legge che consente ai sindaci di dotarsi di dirigenti – figure apicali della pubblica amministrazione – da assumere a tempo determinato, per la validità della sindacatura, bypassando di fatto i concorsi pubblici.

Un modus operandi che l’attuale sindaco, Flavio Stasi, contestava aspramente quando era consigliere comunale di opposizione, per poi abusarne una volta eletto, nell’ambito di una pianta organica che contempla oltre una decina di dirigenti, sei dei sette attuali “nominati” proprio dal primo cittadino.

Fatta la dovuta premessa, Soda ha incaricato un professionista esterno di supportare i responsabili unici di provvedimento – i cosiddetti rup – «nella fase di affidamento e di esecuzione di appalti pubblici che saranno espletati dall’amministrazione comunale». 

Una situazione apparentemente assurda, quanto anomala, che ha suscitato – da quanto appreso – la reazione immediata dei responsabili dell’Ufficio gare ed appalti dell’ente, diretto dall’unico dirigente di ruolo, vincitore ai tempi di concorso, Antonio Le Fosse e dal funzionario ad elevata qualificazione, Giuseppe Calabrò. I due avrebbero preso carta e penna per contestare formalmente il disinvolto comportamento dirigente Soda, tra l’altro, per aver determinato in una materia non di sua diretta competenza. I due pare abbiano scritto allo stesso Soda, al segretario comunale Paolo Lo Moro e tra gli altri, anche al sindaco Stasi.

In altri termini, sembrerebbe che Soda si sia voluto dotare di un suo ufficio appalti e gare. Da qui la protesta di Le Fosse e Calabrò che invocando l’art. 21-octies della legge 241-1990, chiedono l’annullamento immediato per vizio di incompetenza.
Un conflitto, dunque, che potrebbe finire su ben altri tavoli. Peraltro, se restasse in vigore il provvedimento di Soda, anche gli altri dirigenti potrebbero attivare canali diretti, instaurando un principio pericoloso di deregulation nel settore delle gare e degli appalti, difficilmente controllabile.

Insomma, una bella gatta da pelare per Lo Moro che dovrà pronunciarsi su questa spinosa vicenda nelle sue triple vesti di responsabile dell’anticorruzione, segretario generale e coordinatore dei dirigenti.

Dulcis in fundo, i responsabili dell’Ufficio gare e appalti dell’ente pare abbiano appreso dell’affidamento dell’accordo quadriennale – da 138mila euro e quindi ben oltre i limiti della prima sindacatura Stasi che scadrà tra un anno – dall’albo pretorio comunale.