Era nato sotto i migliori auspici il progetto di fusione dei municipi di Corigliano e Rossano. Entrambi i consigli comunali avevano approvato l’atto di impulso a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, nel gennaio e nel febbraio 2016, a testimonianza di una volontà concreta di formare un unico grande municipio di circa 80 mila abitanti.

Il passo indietro di Geraci mette a rischio la fusione

Ma proprio nel momento in cui l’iter burocratico è giunto a compimento, con la convocazione del referendum consultivo, il sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci, ha tentato una disperata marcia indietro a suon di delibere di giunta e di ricorsi al Tar. Tutto inutile. Domani si voterà dalle ore 8 alle ore 21 nei seggi allestiti nelle due grandi città della costa jonica cosentina. Il corpo elettorale costituito da oltre 57 mila aventi diritto sarà chiamato ad esprimersi sulla storica scelta di costituire quello che diventerebbe in termini di residenti, il terzo centro della Calabria dopo Reggio e Catanzaro. Geraci ritiene sia un errore avviare, con il referendum, l’irreversibile processo di unione senza aver preventivamente concordato un percorso condiviso e graduale di conurbazione. La considera una fusione a freddo, una sorta di salto nel buio. Un problema di metodo e non di merito.

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Lo spoglio avrà inizio subito dopo la chiusura dei seggi

 

Di tutt’altro avviso il sindaco di Rossano Stefano Mascaro, convinto sostenitore del comune unico, fiducioso nelle opportunità offerte dalla unificazione. Lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura dei seggi. La valutazione degli esiti del referendum spetterà al consiglio regionale. L’orientamento è quello di interrompere il processo di fusione e, dunque, di non approvare la legge istitutiva del nuovo municipio, se il no dovesse prevalere in uno dei due comuni, a prescindere dal risultato complessivo.