Nuova grana lungo la strada che dovrebbe portare all'approvazione della disciplina di riforma del consorzio alla vigilia della discussione in Commissione. Sergio Tempo ha ribadito il proprio parere negativo all'impianto normativo che potrebbe provocare enormi danni ai creditori e al patrimonio dell'Ente
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Esplode una nuova grana alla vigilia della riunione della seduta congiunta di I e II Commissione che in Consiglio dovrebbero approvare la legge di riforma del Corap. Il nuovo testo normativo, firmato Battaglia, Giordano e Mirabello ha provato a fare sintesi delle diverse proposte fin qui presentate, ma senza convincere il revisore unico Sergio Tempo.
Quest’ultimo, a poche ore dall’inizio dei lavori dell’organismo consiliare, ha inviato a tutti gli organismi proposti e anche alla Procura della Repubblica di Catanzaro un articolato verbale in cui si spiegano le ragioni per le quali la legge in discussione sarebbe incostituzionale, in contrasto con la legge fallimentare e potenzialmente lesiva degli interessi dei creditori e del patrimonio del Corap.
«Premesso che, il diritto fallimentare, tra cui la Liquidazione Coatta Amministrativa è, in merito al nuovo assetto in tema di riparto delle competenze sulle materie tra lo Stato e le Regioni, di esclusiva competenza dello Stato, quindi non derogabile da norme di rango Regionale, così come stabilito dalla Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che ha modificato il titolo V della Costituzione – si legge nel verbale Corap - Per questo, il Revisore, solleva seri dubbi in merito alla costituzionalità della Proposta di Legge 473/10. Fermo restando quanto suddetto, il Revisore ricorda che la liquidazione coatta amministrativa è la procedura concorsuale che può essere adottata esclusivamente per le imprese bancarie, di intermediazione finanziaria, fiduciarie ed assicurative, mentre per le imprese soggette a vigilanza amministrativa, potrà essere applicata solo nel caso in cui la liquidazione non è determinata dall’insolvenza ma da situazioni di irregolarità, la presenza od il comportamento di violazioni gravi o reiterate di norme di Legge o di regolamenti o di disposizioni dettate dal pubblico interesse, la non conformità dell’attività esercitata rispetto al fine istituzionale o all’interesse generale».
Il Corap, dunque, non potrebbe essere assoggettato a questo tipo di procedura che invece potrebbe trovare applicazione «per le imprese individuate da leggi (speciali), che svolgono un’attività di rilevanza pubblicistica o operano in settori assoggettati a controllo pubblico o hanno la gestione di mezzi finanziari che provengono, per l’affidamento, da una grande quantità di soggetti. Si tratta a titolo esemplificativo, di imprese di interesse pubblico o che sovraintendono ad una tutele pubblica (le banche, imprese di credito, le assicurazioni, le società cooperative e le imprese sociali ), quindi, assolutamente inapplicabile al Corap e non derogabile da norme Regionali».
Ma il verbale sottoscritto dal Revisore unico contiene anche un attacco frontale al Commissario liquidatore Fernando Caldiero per le modalità con le quali avrebbe seguito la procedura.
«Il Commissario straordinario Fernando Caldiero, ha, in modo siffatto, agito come un soggetto del tutto estraneo alla vita del Consorzio, anzi, addirittura si è fatto promotore della liquidazione coatta amministrativa dell’Ente, creando ulteriore confusione. Inoltre, lo stresso è stato audito numerose volte in vari Commissioni Consiliari Regionali ed ha partecipato alla Commissione Tecnica presso il Consiglio Regionale che ha valutato tutte le possibili soluzioni per il Corap, ed ha deciso quale unica soluzione la liquidazione coatta amministrativa».
Il parere del revisore Sergio Tempo, dunque, è nettamente contrario alla legge che andrà in discussione in Commissione, e provvederà alla trasmissione del verbale e delle sue valutazione oltre che alla Procura della Repubblica, anche alla Corte dei Conti di Catanzaro.
Riccardo Tripepi