Proprio mentre sembrava che la coalizione avesse trovato nuovo cemento su questioni come l’autonomia differenziata e il salario minimo, è arrivata la rottura. Giuseppe Conte, dal salotto di Bruno Vespa è stato perentorio: «Il campo largo non esiste più». Lo ha detto in riferimento alle elezioni in Emilia Romagna e Umbria dopo che in Liguria lo strappo si era già consumato.

Oggetto del contendere l’ingresso in coalizione di ItaliaViva che Conte vede come fumo negli occhi. Ovviamente ci sono ragioni interne dietro questa improvvisa presa di posizione. L’avvocato del popolo è prossimo alla celebrazione dell’assemblea costituente del M5S e ha bisogno di parlare alla pancia del movimento anche per rintuzzare gli attacchi di Grillo. Con l’occasione Conte pensa anche magari di attrarre pezzi di Avs che non sono poi così entusiasti di allearsi con Renzi. E siccome la politica è fatta dagli uomini, su questa decisione pesano anche questioni personali, visto che fu proprio Renzi a far cadere il governo Conte e questo l’avvocato sembra non averlo mai dimenticato.

Per il momento il Pd è rimasto in silenzio. La segretaria Elly Schlein si è trincerata dietro il classico no comment, in attesa di capire se la situazione è sanabile. Ma è evidente che c’è preoccupazione. Così come è evidente che senza un quadro di regole definito, ci riferiamo in particolare alla celebrazione delle Primarie per la scelta dei candidati sui territori, portare avanti la coalizione diventa particolarmente problematico.

Ma se nelle tre regioni l’alleanza ormai è rotta cosa succederà fra due anni in Calabria? Certo due anni sono un epoca secolare in politica, tutto potrebbe succedere. Bisogna anche considerare che nella nostra regione ItaliaViva non ha una particolare forza elettorale. Sotto questo aspetto la vicenda diventa più politica che di numeri elettorali. Quello di Conte, poi, potrebbe essere un’uscita estemporanea, giusto il tempo per uscire dall’angolo in cui le Europee hanno cacciato i grillini e dalla sindrome da “cespuglio”, consolidando magari una leadership nel partito. Non è da escludere quindi una ricomposizione del quadro visto che il Pd da solo non è autosufficiente, figuriamoci il M5s che a livello nazionale è sceso al 9,9%.

Insomma la strada delle alleanze è quasi obbligata. Lo dice senza mezzi termini il segretario regionale del Pd Calabria, senatore Nicola Irto. «Bisogna essere testardamente unitari - dice senza mezzi termini - Lo dimostrano le competizioni amministrative che si sono celebrate in Calabria negli ultimi due anni e che come coalizione ci hanno visto vincere in tutti i Comuni sopra i 15mila abitanti. La strada è obbligata».

Leggi anche

Che bisogna creare un blocco politico e sociale per sfidare il centrodestra di Occhiuto fra due anni è abbastanza lapalissiano. Il problema è capire il recinto del fu campo largo. Su questo sembra avere le idee chiare Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, che proprio ieri durante la nostra trasmissione “Dentro la notizia” si era detto disponibile a lavorare per costruire un’alternativa credibile al centrodestra in Calabria, partendo dalla sua postazione di sindaco. «Guardi non è un caso che Iv da me sia all’opposizione. Io credo che la Schlein abbia commesso un errore nell’accogliere Renzi che troppo spesso si è dimostrato incapace di stare nelle coalizioni. Non credo sia conveniente prendere l’1% di Renzi e perdere il 10 di Conte. Ritengo che se Renzi viene isolato politicamente il suo partito si scioglierà come neve al sole, d’altronde da tempo si registra una fuga di iscritti. Chi ha una matrice di centrodestra andrà in quella coalizione, chi ha una impostazione di centrosinistra verrà con noi. Ho già detto nella vostra trasmissione che dobbiamo costruire un modello di Calabria diverso, perché non dobbiamo sostituire Roberto Occhiuto con un'altra brutta copia, meglio tenere l’originale».