È una partita delicata quella che si giocherà al prossimo consiglio regionale sui Consorzi di Bonifica calabresi. Gli enti da tempo sono croce e delizia del nostro sistema agricolo al punto da aver fatto “litigare” anche le associazioni di categoria del comparto.

Da tutti quindi è auspicata una riforma che renda più efficienti questi enti. Katya Gentile, nella sua qualità di presidente della commissione agricoltura, ci ha lavorato a lungo, effettuando una lunga serie di audizioni che aveva portato anche alla stesura di una proposta di legge firmata unitamente alla collega Pasqualina Straface. Ma evidentemente il presidente Occhiuto ritiene strategica questa riforma e la giunta ha deciso di avocare a sè la materia ed elaborare una sua proposta di legge che verrà portata in Consiglio con ogni probabilità il tre agosto. Una proposta, lo diciamo subito, che non trova tutti d’accordo nella maggioranza al punto che Occhiuto si è detto pronto a porre la fiducia sul disegno di legge

Il cuore della proposta è che “a fronte di undici Consorzi di bonifica, la riforma proposta prevede la costituzione di un solo consorzio, articolato in undici comprensori di bonifica corrispondenti ai territori degli attuali consorzi che vengono contestualmente soppressi e messi in liquidazione”. Tutto questo, si legge nella relazione introduttiva della norma, sul presupposto “delle palesi criticità emerse dalla gestione degli attuali consorzi”.

Che i consorzi siano in crisi lo dimostrano i ritardi nel pagamento delle spettanze ai lavoratori. Sei mesi in quello di Trebisacce, quattro a Catanzaro e Scalea e via discorrendo per un debito totale di tre milioni di euro.

Ma accanto a questo, i consorzi hanno in pancia un tesoretto da 401,4 milioni di euro fra progetti in gara, aggiudicati ed in via di esecuzione. Si tratta di fondi che i Consorzi sono riusciti ad ottenere soprattutto attraverso il Pnrr e che riguardano prevalentemente infrastrutture irrigue ma anche opere di contrasto al dissesto idrogeologico. Un tesoretto che deve essere gestito. L’idea della giunta regionale è farlo attraverso il Consorzio unico che permetterebbe di accentrare alcuni servizi e rafforzarli. 

Il dibattito però è acceso perché non tutti sono convinti che la riduzione ad uno sia la carta vincente. C’è poi un non detto in questa storia che sta sullo sfondo della crisi economico-finanziaria dei Consorzi. Questi si sono sempre difesi dall’accusa di inefficienza ricordando che la loro crisi deriva in parte anche dal contenzioso che hanno nei confronti della Regione Calabria. Secondo il report distribuito ai consiglieri regionali il credito ammonta a 79 milioni di euro, di cui circa 57 milioni sono imputabili alle attività di forestazione che proprio la Regione ha “imposto” di svolgere a questi enti. Cosa cambierebbe se i Consorzi incassassero quei 79 milioni? Difficile dirlo perché la piaga della mancata approvazione dei bilanci in Calabria non colpisce solo la sanità, ma anche i consorzi. Al 31 marzo del 2023 diversi consorzi non avevano approvato i bilanci 2020, 2021 e 2023. Gli ultimi dati attendibili riguardano solo per annualità 2018 e 2019. I numeri dicono che nel 2019 c’è stata una perdita di 15 milioni e nel 2019 di 13. E’ chiaro quindi che la vicenda del contenzioso fra Regione e Consorzi diventa una delle priorità da risolvere. 

Per il resto il dibattito politico è molto acceso anche perché in molti sottolineano come i Consorzi si fondano sul principio dell’autogoverno dei consorziati che mal si concilia con le idee, nettamente più dirigiste, della giunta regionale.