Il capogruppo Bevacqua critica i metodi del governatore: «Avevamo provato a coinvolgere i sindacati e i rappresentanti degli stessi enti per arrivare ad una riforma, necessaria e urgente, ma ascoltando le proposte di tutti. Svilito il ruolo del Consiglio regionale»
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«Il gruppo del Pd in Consiglio regionale ha votato no alla riforma dei Consorzi di bonifica imposta da Roberto Occhiuto con una evidente forzatura determinata dall’apposizione della questione di fiducia». Lo scrivono i dem in una nota stampa.
La questione fiducia
«Con questa scelta – ha spiegato il capogruppo Mimmo Bevacqua nel corso del suo intervento a nome dei consiglieri dem - ha determinato suo de profundis del ruolo del Consiglio. Porre la fiducia su una materia come quella dei consorzi che difficilmente potrebbe essere inquadrata tra le materie di interesse diffuso per la collettività, vuol dire far diventare il meccanismo una regola da utilizzare per qualsiasi materia e non un istituto straordinario ed eccezionale. È questo l’aspetto più grave e sconcertante della giornata odierna: silenziare il dissenso, cancellare il dibattito significa piegare l’istituzione democratica al volere dell’uomo solo al comando. E in tale contesto – ha proseguito Bevacqua - al di là della sua irricevibilità nella forma, la proposta di riforma sui Consorzi presenta dubbi, perplessità e criticità nel merito. È nel merito che, da settimane, si è aperto un dibattito con posizioni chiare e nette. Anche noi diciamo basta a Consorzi mal gestiti, ma da 4 anni chi c’è alla guida del governo di questo settore? Cosa è stato fatto in termini di programmazione e controllo per dare risposte a chi chiedeva supporto e sostegno?».
Il capogruppo ha poi ricordato la proposta di riforma presentata dal Pd durante le scorse settimane che neanche è stata esaminata in Commissione come pure il regolamento prevede.
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Il mancato coinvolgimento di sindaci e rappresentanti dei Consorzi
«Avevamo provato – ricorda Bevacqua – a coinvolgere i sindacati e i rappresentanti degli stessi Consorzi per arrivare ad una riforma, necessaria e urgente, ma in modo condiviso e ascoltando opinione e proposte di tutti gli attori coinvolti. Il governatore, invece, ha voluto proseguire a colpi di accetta. E la domanda che tanti di noi si stanno ponendo in questi giorni è: qual è il reale motivo per il quale si decide di tagliare e impedire ogni discussione su una riforma che impatta fortemente sul mondo agricolo? Di certo si tratta di un segnale di estrema debolezza politica. Il testo del disegno di legge predisposto e imposto dal presidente Occhiuto, proprio per la modalità con il quale è stato predisposto è zeppo di errori evidenti che si sarebbero potuti evitare. Ad esempio la legge non contiene alcun richiamo alla intesa Stato-Regioni del 18 settembre 2008 che definisce i criteri per il riordino dei consorzi di bonifica; né fa alcun riferimento ai comprensori su territori definiti sulla base di unità idrografiche ed idrauliche omogenee sia per la difesa del suolo sia per la gestione delle acque. Così come è chiaro che l’estensione all’intero territorio regionale, non favorirebbe una vera partecipazione dei Consorziati né alla gestione del Consorzio, che diventerebbe un Ente ancor più lontano dagli agricoltori, né alla programmazione del territorio».
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La necessità di una riforma
«Anche noi – ha detto ancora Bevacqua - eravamo e siamo convinti della necessità di una riforma strutturale e organica per il settore. Lungi da noi, infatti, difendere o garantire sacche di parassitismo o cattive gestioni. Sappiamo bene la situazione in cui versano, in particolar modo, alcuni Consorzi. Abbiamo partecipato, in questi mesi, ad iniziative pubbliche, a scioperi come quello dei lavoratori dell’ente di Trebisacce e conosciamo bene i problemi legati agli stipendi, al tfr, al pagamento dei fornitori. Riteniamo, però, che per una più efficace razionalizzazione strutturale si debba seguire proprio lo schema dell’Intesa Stato-Regioni già citata del 2008. E siamo partiti da questa premessa per elaborare la nostra proposta di legge. Avevamo proposto di arrivare a fusione degli attuali comprensori in numero non superiore a 5 e su ogni comprensorio istituire un Consorzio, questo avrebbe richiesto il buon senso e la ragionevolezza per immaginare un’organizzazione territoriale diversa. L’articolazione territoriale dei Consorzi era frutto di studi e attenzione ai territori e non di improvvisazione ed approssimazione, come emerge da questa proposta di legge che, ne siamo sicuri, presto dovrà essere modificata».