Guai a parlare di inciucio con il Nuovo Centrodestra dei fratelli Gentile anche se il presidente del consiglio regionale viene eletto alla prima votazione grazie ai voti della minoranza. Gioco facile, dunque, per Mario Oliverio e i suoi compagni di viaggio. I ventidue voti di Antonio Scalzo siglano nei fatti un'intesa mai ratificata con atti ufficiali. Di rimando, cinque esponenti della maggioranza in nome della discontinuità predicata in campagna elettorale  votano l'assessore ai Lavori Pubblici della giunta Scopelliti, non proprio un passante, vice presidente dell'assemblea dell'Astronave.  I giochi si chiudono nell'arco di qualche ora, a differenza di quanto era avvenuto in passato. Con un colpo di scena che va al di là di quell'accordo sulle poltrone negato in campagna elettorale. Nella votazione dei due segretari questori ottiene più voti l'esponente della Casa delle libertà, Giuseppe Graziano, che raggiunge quota diciotto preferenze, di quello della maggioranza Giuseppe Neri, eletto nella lista Democratici e progressisti e fermatosi a dodici voti. Ma non erano Pd e soci a disporre di grandi numeri? Hanno votato per il berlusconiano decine di democratici? Interrogativi che trovano una risposta nell'aritmetica, al di là di ogni ragionevole dubbio. E la risposta non può che essere affermativa. Ma a guai a parlare di inciuci, trasformismo e accordi trasversali. E' tutto frutto di un dialogo tra fazioni che difficilmente vedremo in lotta. D'altronde l'unica vera lotta della quale c'è traccia per il momento è quella tra le file di Forza Italia. Con Morrone e Tallini che si dividono le spoglie di un esercito senza più generale.