L’Assemblea è formalmente sciolta da mesi e può riunirsi solo per atti urgenti. Nonostante ciò i capigruppo sono convocati per discutere sull’istituzione dell’Arpal, l’Agenzia regionale per le politiche attive e centri per l’impiego
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L’incertezza adesso riguarda soltanto la data del rinvio. Che le elezioni regionali non si svolgeranno il prossimo 11 aprile è ormai un dato che gli schieramenti danno per acquisito a prescindere dalle dichiarazioni di facciata.
Da verificare soltanto se lo slittamento sarà a settembre, così come avverrà per le amministrative, o se per la Calabria si sceglierà giugno tenendo in considerazione la situazione particolare che vede il Consiglio regionale sciolto da molti mesi e quindi operante solo per l’ordinario tanto che non si riunisce più dallo scorso 29 dicembre e una giunta guidata dal leghista Nino Spirlì, presidente facente funzione per di più esterno e non eletto e ulteriormente azzoppata dall’arresto dell’assessore al Bilancio Francesco Talarico mai sostituito.
Rinviare a settembre vorrebbe dire lasciare la Regione abbandonata a se stessa ed in evidente ritardo sul piano di contrasto al Covid e sulle vaccinazioni nonché in piena confusione sulla gestione delle scuole. L’ultima uscita di Spirlì che su facebook ha chiesto ai genitori la segnalazione degli Istituti chiusi per Covid non è passata inosservata. In un sol colpo Spirlì ha Calpestato il ruolo dell’assessore competente Sandra Savaglio, degli Uffici preposti e dimenticato completamente che è la Regione a disporre queste chiusure.
Nel frattempo si continua a navigare a vista su tutti i fronti e gli assessori risultano privi di ogni forma di controllo da parte dell’Assemblea che ha perso anche la guida del presidente Mimmo Tallini, anche lui finito ai domiciliari poi revocati, e adesso gestita da Giovanni Arruzzolo che per mercoledì ha nuovamente convocato i capigruppo.
All’ordine del giorno la possibilità di stabilizzare i lavoratori della legge 12 e appunto la convocazione del Consiglio regionale. Appena qualche giorno fa è stata poi depositata a palazzo Campanella una proposta di legge, firmata da Filippo Pietropaolo di Fdi, che addirittura si propone come “legge quadro per il mercato del lavoro, le politiche attive, l’apprendimento permanente e il sostegno alla creazione di impiego.
Una riforma che avrebbe come punto centrale l’istituzione dell’Agenzia regionale per le politiche attive e centri per l’impiego (ARPAL Calabria), quale organismo tecnico della Regione dotato di personalità giuridica, autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale e contabile.
La sede centrale dovrebbe essere collocata a Catanzaro ed affiancata dalle sedi provinciali. Si legge nella proposta di legge che non ci sarebbero oneri aggiuntivi per le casse della Regione, salvo poi specificare all’articolo 21 “Bilancio dell’Agenzia Regionale” che le risorse relative al funzionamento dell’Arpal si provvede mediante le risorse iscritte negli specifici capitoli di bilancio, anche attraverso gli specifici trasferimenti previsti ai sensi delle disposizioni finanziarie per il sostegno dei servizi pubblici per l’impiego”. Come a dire per oggi i costi non li prevediamo, ma li mettiamo dopo in bilancio.
Oltre alla nebulosità finanziaria e di competenze del nuovo organismo regionale non si capisce poi come il Consiglio possa lavorare su una proposta di legge che non ha nulla di urgente e straordinario, caratteristiche indispensabili perché un Consiglio sciolto dopo la morte di Jole Santelli possa legiferare.
La particolarità della situazione calabrese che è abbondantemente sfuggita di mano (basti pensare che ancora oggi vengono depositate nomine di portaborse nelle strutture dei consiglieri regionali), potrebbe suggerire al governo nazionale un rinvio più breve delle elezioni, magari a giugno. Certo, molto dipenderà dai dati e pareri che il governo assumerà dal Comitato tecnico scientifico in ordine all’andamento della pandemia, ma il vuoto di potere in atto rischia di mettere ancora di più in ginocchio la Regione.