Nel silenzio della politica e le "ambiguità" dei controllori, la burocrazia continua a ricevere compensi esorbitanti. Tra tetti massimi nazionali non rispettati e valutazioni interne da dieci e lode (ASCOLTA L'AUDIO)
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In Consiglio regionale sono ben 16 le postazioni dirigenziali, parliamo di figure come quella del segretario generale e del direttore generale (da qualche anno accorpate in una sola), due capi area (processo legislativo-assistenza giuridica e gestione) e dodici dirigenti di settore. Caselle importanti e molto ambite, ma per pochi intimi. Difatti, dal 2013 sono stati molti i dirigenti venuti meno per morte o pensionamento che non sono stati sostituiti.
Il piatto ricco dei dirigenti regionali
Oggi, compresa la segretaria generale del Consiglio regionale (ad interim) sono dieci i dirigenti che, numeri alla mano, sono ricoperti d’oro più di altri omologhi in Italia: si va dai 240mila euro della segretaria generale e dirigente generale Maria Stefania Lauria ai 146mila euro del dirigente commissioni Giovanni Fedele ai 121mila euro del dirigente dell'economato Maurizio Priolo.
Basti pensare che il loro stipendio annuo lordo base (per 13 mensilità) è pari a circa 45mila euro, mentre la retribuzione di posizione, cioè quella legata al ruolo ricoperto, da contratto collettivo nazionale dovrebbe oscillare da un minimo di quasi 12mila euro ad un massimo di 45.512,37 euro. Quest’ultima, però, per i dirigenti di Palazzo Campanella è ben più alta perchè il contratto collettivo decentrato prevede una maggiorazione che può arrivare a più di 34mila euro oltre il limite massimo nazionale. Sarà un caso che tutti e 10 i dirigenti del Consiglio regionale rientrino nel range più alto percependo quasi 80mila euro, così come nella categoria “mera casualità” può rientrare il fatto che a firmare il contratto collettivo integrativo sia, per la parte pubblica l’ex segretario generale (oggi dirigente economato e settore tecnico ad interim) Maurizio Priolo, l’attuale dirigente del settore bilancio Maurizio Praticò e la dirigente del settore segreteria Ufficio di Presidenza Dina Cristiani, mentre per la parte sindacale ha firmato il dirigente delle commissioni Luigi Danilo Latella e il dirigente del settore legislativo Sergio Lazzarino.
Il lauto fondo retribuzioni
Con determinazione numero 30 del 13 gennaio scorso, firmata dal dirigente del settore risorse umane Antonio Cortellaro, è stato costituito il “fondo per la contrattazione integrativa Area della Dirigenza per l'anno 2021” in cui son previsti ben un milione e 380mila euro per lo stipendio "aggiuntivo" dei dirigenti che graveranno sul bilancio 2021-2023 del Consiglio regionale. Un fondo che si ridurrebbe di più di un terzo qualora venissero meno le sei caselle dirigenziali vacanti e che vede ora la distribuzione dell’intera somma ai dieci dirigenti in carica, col beneplacito della politica regionale che da 8 anni è silente sulla questione. L’articolo 14 del citato contratto collettivo integrativo “fatto in casa” prevede, nero su bianco, che in assenza di processi riorganizzativi, ossia con la situazione così com’è adesso, le eventuali maggiori risorse sono destinate proprio alla retribuzione di risultato dei dirigenti.
Dirigenti da 10 e lode
La quota del fondo per la retribuzione legata ai risultati dei dirigenti (una sorta di “premio per la produttività”) del Consiglio regionale è pari a 655.241 euro per il 2021.
I dieci dirigenti di Palazzo Campanella sono tutti bravissimi e hanno tutti un premio massimo, pari a oltre 29mila euro, oltre ai vari incarichi a interim con una ulteriore compenso da 10mila a 14mila euro. Il picco lo raggiunge Maria Stefania Lauria, con una retribuzione di risultato di quasi 56mila euro.
Il suo predecessore, Maurizio Priolo, oggi indagato per il crollo dell'Auditorium Calipari, in passato ha ricevuto, addirittura, una doppia indennità di risultato, perchè l’Organismo interno di valutazione ha “espresso un giudizio altamente positivo dell’operato del Segretario – Direttore generale, per aver raggiunto gli obiettivi assegnati nella percentuale pari al 100% e per avere assicurato una eccellente performance organizzativa che ha coinvolto in modo significativo i Settori strategici dell’Ente”.
Inoltre, l’organismo interno di valutazione, come specificato nella relazione sulle performance 2019 ha valutato i dirigenti mettendo nero su bianco come abbiano raggiunto tutti e dieci il 100% degli obiettivi prefissati (e, pertanto, sono meritevoli degli oltre 650mila euro a loro disposizione).
Un controllore per amico
A dover valutare i dirigenti è, per l’appunto, l’Organismo interno di valutazione oggi presieduto dal professor Domenico Marino. Con lui, oltre al project manager ed ex segretario del Corecom (nominato da Peppe Bova) Francesco Diano, c’è Alessandra Magro, laureata in scienze motorie e in scienze dell’educazione, una funzionaria della regione Calabria, nominata da poco, con uno strascico di polemiche. Nonostante nel recente passato abbia difeso pubblicamente la sua nomina, la sua chiara “fede talliniana” lungi dall’essere un marchio nefasto, potrebbe costarle l’incompatibilità. Già, perchè la Magro, già componente della commissione pari opportunità di Catanzaro nel 2015 (espressamente designata da Forza Italia), era in lizza tra i papabili assessori forzisti nel 2016 in vista del varo della giunta pre-elettorale di Abramo. Alle amministrative 2017, proprio col simbolo di Forza Italia, si è candidata col sostegno diretto e non celato di Mimmo Tallini, raccogliendo 249 preferenze. Negli anni più recenti è stata componente interno della struttura consiliare proprio di Tallini, percependo l’ormai nota indennità di struttura.
Peccato che la legge preveda che i componenti dell’Oiv non possono essere nominati tra soggetti che “rivestano cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali ovvero che abbiano rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni, ovvero che abbiano rivestito simili incarichi o cariche o che abbiano avuto simili rapporti nei tre anni precedenti la designazione”. La delibera dell’autorità nazionale anticorruzione numero 12 del 2013 precisa di non ritenere che possano ricoprire l’incarico di componente dell’Oiv colore che “abbiano svolto incarichi di indirizzo politico” nel triennio precedente la nomina.
Non è chiaro, pertanto, quando la Magro abbia effettivamente cessato il suo ruolo di responsabile del dipartimento “libertà civili e diritti umani” di Forza Italia provincia di Catanzaro, ma certamente è fatto notorio come almeno fino ad ottobre del 2019 sia stata a capo del comitato “Mario Occhiuto Presidente” di Catanzaro. In attesa che a qualcuno interessi sollevare la questione, la talliniana continuerà a percepire un compenso da 19mila euro annui e a valutare i dirigenti del Consiglio.
Un revisore per parente
Nell’aprile 2019 è stata trasmessa una relazione con cui il ragioniere generale dello Stato Daniele Franco ha inviato alla Corte dei Conti le risultanze della ispezione effettuata a fine 2013 in Regione Calabria in cui venivano denunciati, tra le altre cose, indebite erogazioni ai dirigenti tra le quali, come sottolineato pubblicamente dal sindacato Cisal, un illegittimo incremento del fondo per il trattamento economico accessorio della dirigenza, l’illegittimo superamento della consistenza del fondo della dirigenza e lauti esborsi per le retribuzioni di posizione.
Nonostante ciò, il collegio dei revisori dei conti non pare abbia sottolineato ad oggi rilievi di sorta. Nella seduta del Consiglio regionale del 30 settembre 2019 sono stati estratti i tre nuovi revisori. I fortunati, con un compenso da 228.384 euro annui, sono due personalità vicine al Partito Democratico: Rocco Nicita, cugino acquisito dell’ex capogruppo Pd in Consiglio regionale Sebi Romeo e Luigi Mazzulla, commercialista di Rende candidato alle comunali del 2011 il Pd e nel 2014 con la lista “Insieme per Rende” a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra.
Non sarà per malizia, quindi, se più d’uno all’interno del Palazzo pensi che questa sequela di “tecnici d’area” nei posti chiave servano a tutelare un patto tacito tra burocrazia e politica regionale per cui, si sussurra, a fronte della garanzia di questo benefit aggiuntivo da 600mila euro annui per i dirigenti, si continua ad erogare l’indennità di struttura (non dovuta dopo l’intervento della Corte Costituzionale) aggiuntiva allo stipendio, ai dipendenti “prestati” alla politica che grava per un milione di euro sul bilancio regionale.