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Alla fine il centrosinistra è riuscito a serrare i ranghi e chiudere la terribile pagina istituzionale aperta dall’esplodere di “Rimborsopoli”. Dopo aver azzerato e rinnovato interamente la giunta, adesso composta da soli esterni, è toccato al Consiglio regionale con l’avvicendamento, tutto renziano, tra Tonino Scalzo e Nicola Irto. Nessuna spaccatura, nessun franco tiratore ed elezione arrivata al primo turno con 23 voti.
Vicinanza agli ultimi, ai malati, ai disoccupati, ai giovani emigrati troppo presto per “trovare condizioni di vita più dignitose”. Con queste priorità ha voluto iniziare il suo discorso di insediamento il neo presidente. E poi uno sprone al centrosinistra perché sappia attuare “una terapia d’urto” per la Calabria e farla diventare una Regione normale.
E’ giovanissimo il neo presidente del Consiglio regionale, appena 33 anni. Meglio di lui ha fatto solo un certo Giuseppe Scopelliti, diventato presidente a 29 anni.
Sul reggino, non senza difficoltà, si sono ricompattati il Pd e le altre forze del centrosinistra per un totale di 20 voti favorevoli. Gli altri tre, necessari per superare il quorum di 21, sono arrivati dal Nuovo centrodestra che, ripetendo quanto già fatto in occasione dell’elezione di Antonio Scalzo, ha concesso l’ormai famigerata “stampella” a Mario Oliverio e alle sue truppe. E’ stato il capogruppo Arruzzolo ad annunciarlo all’Aula: «Voteremo Irto per senso di responsabilità e perché così abbiamo stabilito insieme al partito nazionale». Il senatore Tonino Gentile, sempre in odore di diventare sottosegretario del governo Renzi, ha colpito ancora e blindato così anche la posizione del fratello Pino nell’Ufficio di presidenza che rimarrà inalterato. Il patto con il Pd e Marco Minniti si è ripetuto poi nella giornata di ieri anche in Parlamento dove era in votazione lo sblocco dei fondi per gli Lsu-Lpu.
Sempre più isolata la minoranza di centrodestra che ha espresso sette schede bianche e una nulla. Fallito il tentativo di seminare zizzania e difendere l’operato di Scalzo. Orsomarso, Tallini, Salerno, Nicolò e Cannizzaro, anche durante la seduta di ieri, hanno aperto un vero fuoco di fila sul centrosinistra, reo di applicare il garantismo a fasi alterne. «E se arrivasse un avviso di garanzia ad Oliverio?» ha chiesto Orsomarso. E se Nicolò ha difeso l’operato di Scalzo che avrebbe dovuto restare in carica e stigmatizzato il mancato confronto con l’opposizione su un passaggio nevralgico per la legislatura, Cannizzaro ha esagerato: «Oggi celebriamo i funerali del Pd: Scalzo è stato dimesso ed è chiaro che il partito calabrese sia commissariato da Roma». Stesso vigore di critica è arrivato sulle scelte di Oliverio per la nuova giunta. Salerno sul punto è stato caustico: «si continua a parlare di taglio delle spese e poi si nominano sette esterni e dunque sette stipendi in più. Un costo inutile e un’umiliazione per i consiglieri».
I fuochi pirotecnici innescati dall’opposizione, però, hanno avuto il solo effetto di tirare per le lunghe il dibattito e non hanno scalfito il centrosinistra che durante le riunioni fiume che hanno preceduto il Consiglio aveva trovato la quadra interna.
Che tutto sarebbe filato liscio come l’olio lo si era capito fin dal discorso di commiato del presidente uscente Scalzo che non ha sollevato nessuna polemica e anzi da “uomo di partito” quale si è definito ha specificato: «Nessuno mi ha chiesto di dimettermi. L’ho fatto solo per rispetto delle Istituzioni e per sensibilità politica».
Dopo di lui anche gli altri presunti dissidenti hanno rinfoderato l’ascia di guerra. Flora Sculco di “Calabria in rete” pur non rinunciando ad esprimere «un disagio per come stanno andando le cose e per le inutili liturgie che si celebrano fuori dalle sedi istituzionali» ha annunciato il suo voto favorevole. Ma i sì ad Irto sono arrivato anche da Mimmetto Battaglia che da Carlo Guccione che nell’esprimere la propria fiducia ad Irto lo anche caricato di responsabilità «Irto ha le qualità per aprire un nuovo regionalismo fatto di autonomia e autorevolezza. Altrimenti saremo costretti a subire le decisioni del governo nazionale e di una sorta di commissariamento».
Tutto liscio per Irto che nel suo discorso di insediamento ha voluto ringraziare sia il suo predecessore Scalzo che ricordare il compianto Franco Fortugno. Per poi concentrarsi sul futuro. «La Calabria deve diventare fino in fondo una regione autonoma. Questo serve. E può essere autonoma solo una terra che crea e produce in modo crescente le risorse necessarie a soddisfare per intero i propri bisogni. Per riuscirci, a partire da questa Assemblea, bisogna compiere tutte le scelte necessarie per cancellare dal nostro orizzonte futuro contraddizioni, arretratezza, privilegi, sprechi, illegalità, l'handicap terribile della 'ndrangheta. Deve diventare una terra normale, la Calabria».
Ed ancora: «Oggi serve uno sforzo strategico perché oggi non è più rinviabile la scelta del rinnovamento della Calabria. Le strade precedenti ci hanno portato a questo punto: la Calabria viene distaccata dal resto del paese e anche da gran parte del Mezzogiorno. E' incapace di reagire e schierare energie interne contro una crisi che ha esasperato tutte le nostre debolezze. Serve una terapia d'urto».
Riccardo Tripepi