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REGGIO CALABRIA - Approvati statuto e legge elettorale, preso atto delle dimissioni del governatore, in un clima di generale mestizia, poco dopo le 22 di ieri sera, il presidente del consiglio regionale Talarico ha salutato gli eletti di palazzo ‘Campanella’. La legislatura regionale si è praticamente conclusa. Gli onorevolini hanno salutato l’astronave con una decina di mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.
POR e Assestamento di bilancio. Le prossime due riunioni, previste per il 9 e l’11 giugno, serviranno ad approvare altrettante pratiche urgenti. In agenda compariranno la legge sull’assestamento di bilancio e la discussione inerente la programmazione dei fondi POR.
Le proteste. Non è stata certo una chiusura in bellezza, quella di palazzo ‘Campanella. All’esterno dell’aula anche ieri la rabbia dei precari. Scene viste e riviste, insomma, in un lustro nato sotto il segno di Scopelliti, dominatore della competizione elettorale del 2010 e concluso con il presidente eletto neppure in aula, in seguito alla sentenza di condanna a sei anni di reclusione del tribunale di Reggio e alle conseguenti dimissioni. Un tema sul quale ieri l’aula ha inteso soffermarsi nel corso di un dibattito dal quale sono emersi alcuni importanti dettagli.
Il dibattito. Assente il PD, a ringraziare Scopelliti, praticamente solo i suoi fedelissimi. ‘Grazie Peppe, hai guidato il governo di una regione difficile da amministrare è stato il commiato di Nazzareno Salerno’. Durissimi invece i commenti dei berluscones alla scelta del capo dell’esecutivo di gettare la spugna: ‘ Un errore gravissimo le dimissioni del presidente’ secondo Giuseppe Caputo di Forza Italia, al quale ha fatto eco Mimmo Tallini ’la scelta doveva essere –ha sottolineato - meglio ponderata’. Vuoti -si diceva - i banchi della minoranza, ad eccezione di quello di pasquale Tripodi del gruppo Misto.
Questioni in sospeso. Ad ogni modo, lo stop anticipato della legislatura lascia diverse questioni in sospeso: a partire dal destino dei dipendenti delle comunità montane. Destino da stabilire in una Calabria costretta a confrontarsi, fuori dal palazzo, con i drammi della quotidianità.
Modifica dello statuto. Dalla prossima legislatura, il numero dei consiglieri regionali passerà da 50 a 30. Fallito, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, il tentativo dell’aula di portarli quantomeno a 40. Non potranno essere più di sei gli assessori, ovvero non più di un quinto degli eletti. Uno di loro diverrà vice presidente della giunta. Dei membri dell’esecutivo 3 potranno essere esterni, gli altri andranno individuati tra i componenti dell’astronave. Chi tra i consiglieri diverrà assessore, sarà temporaneamente sospeso dall’incarico. Al suo posto, nel frattempo, subentrerà il primo dei non eletti.
Nuova legge elettorale. Via libera anche alla nuova legge elettorale. Un colpo a sorpresa che fatto scatenare l’opposizione tanto che il Pd ha persino abbandonato l’aula. Diversità di vedute anche nella maggioranza. Alla fine ha avuto la meglio, come prevedibile, la proposta di istituire tre collegi corrispondenti alle tre vecchie province calabresi. Quello di Catanzaro, che includerà i territori di Vibo Valentia e Crotone tornati al vecchio amore, si fa per dire, al quale verranno affiancati i collegi di Reggio e Cosenza. Sia l’idea del collegio unico, che quella dei cinque collegi è stata ritirata dal presidente del consiglio. Per poter aver accesso al consiglio regionale sarà necessario raggiungere almeno il 15% delle preferenze come singola lista oppure il 4% in una coalizione che raggiunga anch’essa il 15%. Per qualcuno, si è trattato di una scelta della casta in direzione decisamente antigrillina. Nulla da fare per la doppia preferenza di genere. Il 60% dei seggi andrà alla maggioranza e il restante 40% alla minoranza. Non ci sarà nemmeno il voto disgiunto: la preferenza unica potrà essere data solo a un candidato collegato alla stessa lista regionale a sostegno di un candidato governatore.