Il politico catanzarese lascia “Io resto in Calabria”. Alla base della scelta la mancata elezione nell'Ufficio di presidenza di Palazzo Campanella. Callipo: «Movimento usato come un taxi»
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Non mi date la poltrona? E io sbatto la porta e me ne vado. Il consigliere regionale Francesco Pitaro rischia di battere ogni record di velocità nella disciplina – che pure in Calabria ha parecchi e allenati “atleti” – del cambio di casacca.
A due mesi dal voto del 26 gennaio e a pochi giorni – quattro per l'esattezza – dalla prima seduta del consiglio regionale, il politico catanzarese avrebbe già deciso di lasciare la formazione con la quale è stato eletto, “Io resto in Calabria”, per aderire al gruppo Misto.
Secondo fonti qualificate di Palazzo Campanella, Pitaro avrebbe già informato i vertici dell'assemblea e, a breve, dovrebbe formalizzare il suo addio al movimento fondato da Pippo Callipo.
I motivi dell'addio
Ma quali possono essere le ragioni alla base di questa decisione? L'attività politica dell'assemblea calabrese – a causa dell'emergenza coronavirus e del ritardo con cui è di fatto iniziata la legislatura – è praticamente ferma, dunque a motivare la scelta di Pitaro, con ogni probabilità, saranno state le votazioni per l'elezione dell'Ufficio di presidenza dell'assemblea.
Pare che Pitaro avesse già vantato una sorta di diritto di prelazione sull'incarico di segretario-questore destinato all'opposizione. Quella poltrona è però stata assegnata al consigliere di Iric più votato alle elezioni di gennaio, il cosentino Graziano Di Natale. Pitaro non l'avrebbe presa per niente bene.
A confermarlo è stato lui stesso, nel suo primo intervento in aula successivo alla votazione. Quello commesso dai suoi colleghi di opposizione è dunque «un clamoroso errore» perché ha escluso «la rappresentatività di esponenti dell’area centrale della Calabria».
Concetto ribadito poi in un post sulla sua pagina Facebook: «Oggi in consiglio regionale si è votato per la formazione dell'Ufficio di presidenza. Tuttavia lo schema portato dall'opposizione, a cui io appartengo, ha tagliato fuori l'area centrale a Catanzaro. Io quello schema non l'ho votato. Non potevo votare contro l'area centrale e contro il capoluogo di regione».
Insomma, secondo Pitaro, la rappresentanza politica si può fare solo se si ottiene un qualche strapuntino istituzionale, una poltroncina negli uffici che contano.
Tanto è bastato, comunque, per spingerlo al voltafaccia e a rinnegare il suo (recentissimo) passato.
La minoranza ha già iniziato a perdere pezzi. In tempi record.
Callipo: «Tradita la fiducia degli elettori»
A stretto giro si è fatto sentire anche Callipo: «Faccio i migliori auguri a Francesco Pitaro, sono sicuro che ora l’area centrale della Calabria sarà adeguatamente rappresentata e che trarrà grande beneficio dalle sue scelte politiche. La decisione di lasciare “Io resto in Calabria” ad appena tre giorni dal primo consiglio regionale, e dopo non aver avuto quello che pretendeva, cioè la carica di segretario-questore, non mi sembra vada ulteriormente commentata. È evidente che Pitaro, pensando di usare come un taxi il movimento che lo ha sostenuto in campagna elettorale e che lo ha portato in Consiglio regionale, tradisce la fiducia che gli elettori gli hanno accordato appena due mesi fa».
«Alcune persone vicine al nostro movimento mi avevano consigliato di espellerlo subito – confessa il capogruppo di "Iric" –, ma ho evitato di farlo confidando nel suo buon senso. Poco male. Anche “Io resto in Calabria” trarrà beneficio da questa sua scelta, che servirà a consolidare ancora di più il principio per cui chi sta nel nostro movimento lo fa aderendo a determinati valori e non certo per inseguire pennacchi e poltrone».
bellantoni@lactv.it