Il flop del Consiglio dei ministri a Reggio. Calabria “super commissariata” e nulla cambia

Unica la risposta del governo: dalla sanità alle infiltrazioni nei Comuni, si pensa solo a sciogliere e commissariare. Il decreto sanità affida ulteriori poteri agli “esterni” che da 9 anni in Regione hanno fatto crescere il debito e abbassare i Lea. Nessuna norma per investimenti, assunzioni, ospedali, migrazione sanitaria e sblocco del turnover. La trasferta reggina del Cdm è sembrata soprattutto uno spot elettorale

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di Riccardo Tripepi
19 aprile 2019
17:35
I ministri ieri in visita al museo di Reggio
I ministri ieri in visita al museo di Reggio

In Calabria non bastano i commissari. Servono i super commissari o i commissari dei commissari. Preambolo della creazione di una sorta di statuto speciale al contrario per una Regione in cui non sembra possano valere le libertà democratiche.

Questo, e poco altro, sono venuti a dirci i rappresentanti del governo nazionale che, 9 anni dopo Silvio Berlusconi, tornano a far riunire il Consiglio dei ministri in riva allo Stretto. Durante i nove anni trascorsi dalla seduta di allora, servita ad approvare un pacchetto di norme contro la ‘ndrangheta salutate come epocali dal ministro dell’epoca Angelino Alfano, la vita a queste latitudini è peggiorata. Non solo. La ‘ndrangheta prolifera, i Comuni vengono sciolti a grappoli, i servizi non esistono e la povertà è sempre più diffusa.


La scena, però, si ripete. Il governo, alla vigilia della campagna elettorale, sceglie nuovamente la più negletta delle Regioni per un mega spot elettorale, concedendo al leader della Lega Matteo Salvini le foto alla tendopoli e ai Cinque Stelle lo spot contro corruzione e criminalità.

La conferenza stampa del premier e del ministro Giulia Grillo, al termine dei lavori del Consiglio, ha consegnato in maniera evidente il vuoto dei provvedimenti adottati e il disprezzo per una Regione da tenere sotto scopa e in libertà vigilata.

 

Non soltanto per la gestione della sanità che fa acqua da tutte le parti, nonostante sia fuori dalla gestione ordinaria da 9 anni, ma anche per combattere le infiltrazioni della ndrangheta nelle pubbliche amministrazioni. Conte, infatti, ha assicurato che l’impegno del governo per sconfiggere la criminalità «che soffoca le attività produttive». Indovinate come? «Continueremo a sciogliere i Comuni». Come se non lo si facesse da 20 anni senza cavare un ragno dal buco. Ci sono Comuni che sono stati sciolti innumerevoli volte e che non riescono più ad uscire dalla gestione commissaria o che appena tornano in gestione ordinaria vengono sciolti di nuovo. Legge che non funziona? Tutt’altro: servono più scioglimenti e nuovi commissari.

Figuriamoci nella sanità, dove i commissari si susseguono uno dopo l’altro da 9 anni, quasi dall’epoca del precedente Consiglio dei ministri a Reggio. Prima Giuseppe Scopelliti fu commissario di se stesso, poi per la legge si passò agli esterni. Con il risultato che, come certificato dal ministro Grillo, il debito è rimasto fuori controllo, i Lea (livelli essenziali di assistenza) si sono abbassati, le spese sono fuori controllo e le infiltrazioni della ‘ndrangheta fortissima. Sbagliato il sistema del commissariamento? No: servono maggiori poteri ai commissari. Verrebbe da ridere se la situazione non fosse tragica. Per risollevare la situazione, dunque, ecco il decreto d’urgenza per una Regione fuori dall’Italia che assegna i super poteri ai commissari che potranno controllare l’operato dei manager delle aziende sanitarie e rimuoverli se giudicati insufficienti. Sugli acquisti vigilerà l’Anac oltre alla Consip e il debito delle Asp verrà gestito come si fa per gli enti in dissesto separando la gestione fallimentare da quella ordinaria. La gestione cattiva a chi affidarla dunque? A un commissario liquidatore.

Come questi provvedimenti di controllo e polizia potranno aumentare i livelli dei servizi sanitari non è dato sapere. Come potranno risollevarsi gli ospedali senza investimenti, assunzioni e sblocco del turnover, è mistero assoluto. Così come non si capisce in che modo questo decreto possa invertire e contenere la spesa per la migrazione sanitaria.

È sicuro però che se qualcosa andrà storto anche stavolta sarà colpa della Calabria e che serviranno nuovi poteri, magari assoluti, a nuovi commissari. Nessuno potrà certo pensare che i governi centrali abbiano delle responsabilità o siano da condannare per avere relegato il Sud ai margini dell’Italia e dell’Europa grazie all’assenza di una reale politica di sviluppo sociale, economico e culturale che ha creato, e crea tutt’ora, le condizioni ideali per il proliferare della criminalità e della mala politica.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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