VIDEO | Il presidente dell’Assemblea, agendo in autotutela, ha ritenuto di non procedere a ratificare l’iter che aveva visto uno dei suoi più fidati funzionari sbaragliare la concorrenza per un posto di dirigente amministrativo. Ecco tutta la storia (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Non procedere all’approvazione né dei verbali relativi all’attività svolta dalla Commissione esaminatrice, né della graduatoria finale, e, per l’effetto, al fine di scongiurare il rischio di ulteriori potenziali contenziosi, di disporre l’annullamento in autotutela, ex art. 21-nonies della legge 241/1990, della procedura, nonché degli atti presupposti, connessi e concomitanti a essa, fatti salvi l’avviso di mobilità e le istanze di partecipazione presentate».
Questi i motivi che hanno convinto il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, per il tramite del Direttore generale Maria Stefania Lauria, a mettere una pezza, su uno dei concorsi interni più chiacchierati di Palazzo Campanella. La procedura in questione è quella relativa alla mobilità esterna, per la copertura di un solo posto di Dirigente amministrativo CCNL funzioni locali, a tempo pieno e indeterminato, che ha visto vincitore, al termine di un iter tribolato e contestato, l’uomo di fiducia e capo di gabinetto dell’inquilino numero uno di Palazzo Campanella, Domenico Macrí, Laureato in Medicina veterinaria – e da poco anche in Scienze economiche -, già Dirigente di ruolo della Giunta Regionale, in servizio presso il Dipartimento “Territorio e Tutela dell’Ambiente”, prima di essere nominato a novembre scorso nel Gabinetto di Mancuso.
Il bando della discordia
Nel mese di maggio 2022 si mette mano ad un primo bando – “Avviso pubblico di mobilità esterna ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo n°165/2001 e ss.mm.ii., per la copertura di 1 posto di dirigente amministrativo a tempo pieno e indeterminato da destinare al settore risorse umane” – che, pubblicato giorno 17 sul sito del Consiglio regionale, ha la finalità di concedere la mobilità. Il bando provocò però più di un mal di pancia, messo nero su bianco dal sindacato FEDIRETS - Federazione dirigenti e direttivi - che con il suo segretario nazionale, Vittorio Elio Manduca, a distanza di un mese dalla pubblicazione del bando, quindi il 15 giugno scorso, aveva intimato attraverso una missiva indirizzata al presidente Roberto Occhiuto, al presidente Mancuso e alla Segreteria generale di revocare, o quantomeno rettificare il bando, in quanto mancante dei «requisiti minimi di legalità previsti dalla legge».
Il bando venne ritirato in fretta e furia e rimase chiuso nel cassetto per almeno un paio di mesi. Almeno fino all’11 agosto scorso, quando al sole cocente della settimana di ferragosto, viene ripubblicato con qualche modifica che lo rendeva meno attaccabile. Ma presentando una novità di non poco conto. All’articolo 5 del nuovo avviso infatti, c’era scritto: “La valutazione dei candidati sarà effettuata da una Commissione appositamente nominata con provvedimento del Direttore generale. Della Commissione faranno parte tre membri esterni al Consiglio regionale della Calabria, nella qualità di esperti aventi comprovata competenza giuridica. La designazione dei componenti avverrà da parte del Direttore generale mediante le opportune procedure di legge previste per il reperimento di tali esperti”.
Fatto sta che il 27 gennaio scorso con determina del Direttore generale, puntuale, arriva la nomina della commissione esaminatrice incaricata di effettuare la valutazione dei candidati della procedura di mobilità esterna di cui faranno parte l’avvocato cosentino Valerio Zicaro (presidente) e quali componenti, la docente universitaria Celeste Pesce (professore associato Diritto Unione europea all’Ateneo di Bari) e l’avvocato Angela Labianca, dirigente amministrativo dell’Agenzia per il diritto allo studio universitario della Puglia. Per espletare le funzioni richieste, ai componenti della Commissione esaminatrice è accordato un compenso di 1800 euro ciascuno, omnicomprensivi di spese e oneri previdenziali e fiscali, per una somma totale impegnata di 5400 euro sul bilancio del Consiglio regionale.
L’esito della valutazione dei curricula pervenuti per partecipare al bando per dirigente amministrativo ha partorito l’elenco dei candidati ammessi al colloquio conoscitivo tenuto il 27 aprile scorso negli uffici del Consiglio regionale. Dei 19 che avevano inviato il proprio profilo lavorativo avrebbero potuto accedere solo in dodici. Una squadra di nomi tutti conosciuti negli ambienti della politica e della burocrazia regionale. Ma uno su tutti ha sbaragliato la concorrenza ed è il capo di Gabinetto del presidente del Consiglio regionale. Domenico Macrì con 28 punti è risultato di gran lunga il più “titolato” ad ambire a quel posto.
Il ricorso
A metà dello scorso maggio, è stato notificato al Segretario generale da parte di uno dei candidati idonei un “ricorso gerarchico-reclamo”, con il quale è stata contestata l’ammissione di un candidato (Domenico Macrì, ndr), nonché rilevata l’illegittimità dell’operato della Commissione esaminatrice. Lo stesso ricorso fu presentato anche innanzi al Tribunale amministrativo della Calabria – sede di Reggio Calabria. «La rilevanza delle contestazioni mosse e delle illegittimità accertate da questa Amministrazione – è scritto nella determina 429 del 13 luglio scorso a firma della Lauria - induce la stessa a intervenire in via di autotutela, ai sensi dell’art. 21-nonies della legge 241/1990, con l’effetto di travolgere la procedura, fatti salvi l’avviso di mobilità e le istanze di partecipazione presentate».
Le contestazioni
Nel corpo della determina del Direttore Generale Lauria sono riportate alcune contestazioni, anche pesanti, alla Commissione incaricata. La stessa pur avendo predeterminato i criteri di cui al verbale n. 2 del 1° marzo 2023, non ha dato alcun mandato alla struttura amministrativa per la dovuta pubblicazione preventiva degli stessi. Relativamente alle istanze di partecipazione «non emerge alcuna motivazione in ordine alle scelte effettuate dalla stessa in relazione ai titoli presi in considerazione, alle altre esperienze curriculari e all’iter logico-giuridico seguito al fine di ammettere e/o escludere alcuni titoli e/o candidati».
La Commissione «non ha neppure predisposto per ogni singolo candidato una scheda relativa alla valutazione dei titoli e delle esperienze che avrebbe consentito di ricostruire le operazioni comparative effettuate e che tali informazioni non sono neppure evincibili né nel sopracitato verbale del 6 aprile, né in quelli successivi, i quali, anzi, presentano un tenore talmente stringato da risultare irragionevoli e poco trasparenti».
In ultimo, la Commissione «ha pure omesso di fornire il dovuto riscontro alle richieste di accesso formale avanzate da un candidato». Oltretutto si segnala che la trasmissione della graduatoria finale (acquisita al prot. n. 8603 del 27 aprile 2023), per la sua pubblicazione a fini notiziali, «è avvenuta addirittura prima della consegna dei verbali dei lavori svolti dalla Commissione». Certo, non si capisce, visto il trambusto che ha accompagnato tutto l’iter del “concorso interno” come mai nessuno si sia accorto prima di quel che stava accadendo.
E tuttavia nella determina si specifica che la trasmissione postuma dei verbali «ha, di fatto, impedito a questa Amministrazione di porre in essere, durante lo svolgimento della complessiva procedura valutativa, le attività di vigilanza di competenza e, conseguentemente, di poter ricondurre nell’alveo della legittimità le attività della Commissione». Insomma, «le manifeste irragionevolezza, irrazionalità e arbitrarietà delle condotte poste in essere dalla Commissione rende, altresì, l’intera procedura complessivamente affetta anche dall’ulteriore vizio dell’eccesso di potere». Insomma, una castagna tolta dal fuoco, quando ormai c’era solo la cenere. Basterà?