La maggioranza trova un accordo sulla presidenza. Ma Esposito non molla e promette battaglia. Tensioni nella Lega per l'incarico di questore
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Più di tre ore di riunione, qualche momento di tensione e una indicazione generale che regge, seppur con qualche crepa da non sottovalutare e con il rischio di dover comunque fare i conti con i franchi tiratori in aula.
Com'è andato il primo vertice
Il primo vertice di maggioranza dell'era Santelli, celebrato questa sera nella Cittadella di Catanzaro, in piena emergenza coronavirus, si chiude in modo abbastanza interlocutorio. Tutti presenti i 19 consiglieri regionali di maggioranza – dotati di mascherine e seduti a distanza di due metri l'uno dall'altro – che domani dovranno scegliere il prossimo presidente di Palazzo Campanella.
Il centrodestra dovrebbe aver trovato la quadra sul nome di Mimmo Tallini, già indicato ieri dal coordinamento di Forza Italia. Ma è stata una riunione interlocutoria e da cui potrebbero saltar fuori sorprese, soprattutto perché sul consigliere catanzarese non si è registrato un consenso unanime.
La Lega, sostanzialmente, avrebbe preferito un atteggiamento neutrale garantendo il proprio sostegno a Tallini. Stesso discorso anche per Fratelli d'Italia.
Quella dei partiti di Salvini e Meloni non sembra però un'adesione convinta, quanto una presa d'atto rispetto a decisioni prese altrove. Anche perché Lega e Fdi, dopo la formazione della giunta – nella quale indicano, rispettivamente, Nino Spirlì e Fausto Orsomarso –, sapevano di essere fuori dai giochi fin dall'inizio e di non poter ambire alla poltrona più alta dell'Astronave.
L'opposizione della Casa della libertà
Non intende invece aderire allo schema generale la Casa della libertà e, in particolar modo, l'altro favorito della vigilia, Baldo Esposito. Sia l'ex presidente della commissione Riforme, sia il suo compagno di gruppo, Giacomo Crinò, avrebbero espressamente comunicato l'intenzione di non adeguarsi ai diktat dei forzisti e rivendicato la loro «dignità politica e personale».
In sintesi, significa che, al momento, se tutti gli altri consiglieri del centrodestra dovessero davvero rispettare i patti, Tallini potrebbe contare solo su 17 voti. Ma per le due votazioni di domani serve la maggioranza di due terzi, cioè 21 preferenze.
A caccia di voti
Gli sherpa della maggioranza sarebbero già al lavoro per cercare di pescarne qualcuna tra le forze d'opposizione, in modo da evitare la riconvocazione del Consiglio per il giorno successivo, quando basterebbe la maggioranza dei voti degli eletti.
Anche se questa operazione dovesse andare a buon fine, il percorso non sarebbe comunque in discesa. Perché, al di là delle dichiarazioni di intenti comunicate questa sera a Santelli, diversi consiglieri di Lega e Fdi hanno mal digerito l'imposizione del partito berlusconiano, che, Tallini a parte, già esprime la presidente della Regione e due assessori (Gallo e Catafalmo).
I frondisti silenziosi, insomma, non sembrano intenzionati ad accettare lo strapotere di Fi e potrebbero far valere il loro dissenso nel segreto dell'urna. Tallini dovrà insomma guardarsi dai franchi tiratori.
La Lega si spacca sul questore
Anche la Lega ha i suoi problemi. Nel corso della riunione, i salviniani non sono riusciti a trovare un accordo per la casella del segretario questore.
A contendersela sono il catanzarese Filippo Mancuso e la reggina Tilde Minasi. Pure in questo caso, se non dovesse esserci un patto last minute, deciderà il voto segreto.
Nessun problema, invece, per la vicepresidenza: toccherà a Fdi e, nello specifico, al cosentino Luca Morrone. Le altre postazioni appannaggio della minoranza dovrebbero essere occupate dal dem Nicola Irto (vicepresidenza) e dall'esponente di “Io resto in Calabria” Graziano Di Natale (segretario-questore).
La partita vera riguarda però la presidenza. E di sicuro, per adesso, c'è poco.
bellantoni@lactv.it