Acque agitate tra i “Democratici e Progressisti” calabresi. Oggetto del contendere sono stati i fondi previsti dalla legge regionale 12/2002, ossia le spese per il funzionamento e per il personale del gruppo Democratici e Progressisti. Un “tesoretto” da 153.060 euro annui, 12.755 al mese per i tre consiglieri componenti del gruppo.

La “sfiducia” ad Aieta di Sculco e Billari

Giuseppe Aieta ha proposto solo ieri di devolvere tali somme al Banco alimentare per aiutare le famiglie in difficoltà. «una proposta di buon senso - ha dichiarato Aieta in diretta a #Primadellanotizia con il direttore Pasquale Motta -. A fronte di un consiglio regionale congedato con una delibera consiliare, siccome i gruppi fruiscono di finanziamenti pubblici che riguardano le spese di funzionamento che per il mio gruppo, siccome ne sono il rappresentante legale ho già bloccato per il 2020, ho restituito al Consiglio le somme. Questo perchè siccome siamo congedati ritengo che le consulenze dei gruppi non abbiano ragione di esistere. Le consulenze servono per istruire le leggi. Dato che il consiglio non può istruire leggi che non siano straordinarie o riferite alla pandemia allora una proposta ragionevole era quello di fare a meno delle consulenze che sono delle vere e proprie tentazioni che io ho già chiesto all’inizio di legislatura di abrogare. Io non sono un populista, inseguo il buon senso. La pancia dei calabresi richiede che la politica dia segnali di buon senso, di responsabilità, di serietà».

La proposta è durata meno di 24 ore con l’ex finta madrina della legge sulla parità di genere, Flora Sculco che ha immediatamente proposto la votazione di un nuovo capogruppo, “sfiduciando” Aieta insieme all’avamposto consiliare dell’ex assessore regionale Nino De Gaetano, Antonio Billari (subentrato a seguito delle dimissioni di Pippo Callipo due mesi prima dello scioglimento del consiglio regionale).
Una faida per i Co.co.co., quindi, che, ricordiamo, sono contratti di collaborazione con persone esterne alla pubblica amministrazione che possono essere contratti fino ad un ammontare di 42.860,38 euro annui a consigliere (per un totale di 1.328.671,78 euro annui totali per il solo 2020), ma a stipularli concretamente è il Presidente del Gruppo consiliare “specificando che, su sua indicazione nominativa, all’assegnazione provvede poi il segretario generale del consiglio”, si legge nella citata legge 13 del 2002.

Ora che dal sito web del consiglio regionale il nuovo capogruppo dei Democratici e Progressisti risulta essere Antonio Billari, quindi, sarà lui a fare eventualmente nuove assunzioni.

La pugnalata della Sculco prima della virata a destra

Poco più di un anno fa, dopo le elezioni regionali che li ha visti rieleggere per un altro mandato, Giuseppe Aieta e Flora Sculco si ritrovarono ad essere gli unici “inquilini” della lista “Dp”, con il primo che fin da subito comunicò l’intenzione di passare al Pd, il suo partito. Capogruppo dell’imminente monogruppo doveva essere Flora Sculco, già capogruppo, con tutte le regalie annesse e connesse (indennità aggiuntiva da 1500 euro al mese e maxistruttura con tanto di autisti) del monogruppo “Calabria in rete” nella precedente consiliatura a maggioranza oliveriana.

Aieta rimase nei Democratici e Progressisti e ne conseguì una lotta con la Sculco che non intendeva di certo mollare l'ambita carica. La spuntò Aieta ma la Sculco se la legò al dito, iniziando il suo percorso di transizione verso il centrodestra (con recenti avvicinamenti pre-elettorali all’Udc prima dell’inchiesta “Basso profilo” e passerelle a Crotone con l’intera giunta regionale, con tanto di roboanti comunicati stampa a corredo).

Con il nuovo capogruppo Billari, la Sculco condivide il legame familiare di alcuni portaborse. Il neo-capogruppo assunse come capostruttura, pochi giorni prima dello scioglimento del Consiglio regionale, Giuseppa Suraci, cognata di Nino De Gaetano, ex assessore regionale dell’era Oliverio. Sua moglie, Grazia Suraci, sorella di Giuseppa, è nella struttura di Flora Sculco come “supporto funzionale” e proprio grazie a lei ha la lauta “indennità di struttura” che spetta ai dipendenti regionali che operano al servizio degli onorevoli nostrani.

Sono ben lontani i tempi (era il 3 dicembre 2015) in cui la Sculco si scagliava pubblicamente contro la maggioranza (della quale faceva parte) con interviste al vetriolo in cui accusava i suoi colleghi di «pensare solo ed esclusivamente alla spartizione del potere e delle poltrone». «Tutti intenti a occupare posti a tavola - disse -. Questa è una maggioranza a cui non interessa lo sviluppo della Calabria, che ha solo preoccupazioni autoreferenziali». E pensare che la stessa poco più di un anno prima era la portaborse dell’assessore regionale della Giunta Scopelliti, Francesco Pugliano.
Ora che Flora Sculco potrà procedere, col placet di Billari-De Gaetano, a stipulare nuovi contratti dal sapore clientelare (a Consiglio in carica solo per gli affari correnti!), ben ci ricorderà il padre Enzo, condannato in via definitiva per concussione, che nell’ottobre 2014, tra un passaggio dal centrodestra e centrosinistra, quando gli venne chiesto di restituire il vitalizio rispose «me ne fotto».