Ci si chiede come sia possibile che Iemma e Giampà in competizione da mesi (mai negata) abbiano pensato di favorire l’unità non presentando la candidatura sul filo di lana dopo essere invece andati a farlo
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La deontologia professionale impone di dar conto delle smentite, ma nessuno vieta - come peraltro faceva qualche compianto cronista negli anni scorsi - di commentarle e porsi alcune domande sul “reale” andamento dei fatti descritti, seppur legittimamente, da una parte in causa. Soprattutto in politica e di fronte a casi spinosi quali ad esempio quelli della contorta vicenda della presentazione delle tre mozioni (con relative firme a corredo) per la segreteria provinciale del Pd di Catanzaro.
E sì, perché malgrado non ci sia modo di confutare la tesi (peraltro avvalorata dal referente del procedimento, Italo Reale, così come da una dei diretti interessati, Giusy Iemma) secondo cui le carte di tutti i pretendenti alla carica fossero in regola, senza se e senza ma, sorgono invece parecchi dubbi sulle decisioni prese da Iemma e Giampà (naturalmente il Domenico, sindaco di San Pietro a Maida, altro aspirante a sedere sull’ambita poltrona al apri dell’ex coordinatore cittadino Democrat, Salvatore Passafaro) proprio sul filo di lana. Vale a dire a scadenza termini per l’ufficializzazione della rispettiva candidatura.
Il riferimento - in maniera particolare relativamente a Iemma, che come premesso ha fatto alcune precisazioni sulla delicata faccenda - è alla «scelta di non presentare formalmente la candidatura». Lo scrive in maniera testuale lei stessa in un comunicato stampa diffuso stamani in cui parla peraltro di «informazioni distorte» in merito al numero delle firme detenute (può darsi abbia pure ragione, per carità) e addebita la sua presa di posizione alla volontà di contribuire a «trovare la posizione più unitaria possibile in accordo con i consiglieri regionali Ernesto Alecci e Nicola Irto».
È proprio su questo punto, però, che si sollevano interrogativi pressanti. Domande suffragate da una circostanza incontrovertibile, che Iemma forse nella fretta di chiarire la conformità della mozione non spiega, ovvero quale fine avrebbe fatto la sua candidatura se non fosse arrivato l’inatteso rinvio dell’appuntamento congressuale senza lo slittamento dell’ultimo minuto previsto a strettissimo giro di posta? In sostanza, Iemma avrebbe rinunciato a essere in lizza o sarebbe scesa in campo comunque così da minare, pur non volendo, la tanto agognata unità? Lo si chiede perché la notizia dell’aggiornamento dei congressi provinciali a fine febbraio è giunta last minute, spiazzando anche tanti esponenti di partito e addetti ai lavori. Discorso che vale pure per Iemma che ha asserito, con toni decisi, di essere stata sempre pronta.
Ma vi è di più. Ed è probabilmente pure il tema centrale di un’intricata matassa che sarebbe auspicabile venisse sbrogliata. Com’è possibile che due elementi di spicco di un medesimo importante gruppo politico facente capo a un maggiorente Democrat del calibro di Alecci, oltretutto intenzionato a fare almeno una lista per le Comunali del capoluogo, si confrontino duramente (eufemismo!) per mesi (indiscrezione più volte riportata dalla quasi totalità della stampa locale e rispetto a cui non si è registrata la benché minima smentita) per arrivare poi a “deporre le armi” mentre stanno scadendo i termini per le loro mozioni con tanto di documenti alla mano dei propri rappresentanti in base a quanto da noi appreso stamattina da fonti dirette? La tempistica, ci sia consentito, appare singolare. Non dimenticando che, a quel punto, le mai come stavolta “sudate carte” potevano intanto essere regolarmente depositate per poi addivenire a un accordo pacificatore.