Dovrebbe ormai essere questione di ore. La discesa in campo di Marco Minniti viene data per scontata dopo le ultime dichiarazioni in occasione della presentazione del suo libro “Sicurezza e libertà” a Firenze, in compagnia di Matteo Renzi. «Se serve per unire il partito, non mi tiro indietro» ha detto l’ex ministro dell’Interno, lasciando intendere che i suoi dubbi sono ormai risolti. Anzi il suo attendere sembrerebbe essere stato soltanto frutto della necessità di smarcarsi da Matteo Renzi e provare ad evitare di essere considerato un candidato di corrente. Anche per queste ragioni Minniti avrebbe evitato di farsi vedere alla convention renziana di Salsomaggiore della settimana scorsa. Le parole di Renzi poi chiariscono ancora di più il senso: «Non metto il cappello sulla candidatura. Minniti deciderà cosa fare, non gli difettano autonomia e indipendenza».

 

Strada spianata, dunque. Anche se rimane da capire se Minniti accetterà il ticket con Teresa Bellanova che vorrebbe essergli imposto e quali siano le reali intenzioni di Maurizio Martina. Senza la candidatura dell’ex segretario reggente il congresso rischia, inevitabilmente di trasformarsi nell’ennesimo referendum pro o contro Renzi.

 

In Calabria, regione di appartenenza (almeno anagrafica) di Marco Minniti, si attende. E se il sindaco Giuseppe Falcomatà è l’unico tra i big ad aver sottoscritto la lettera con cui si chiedeva a Minniti un impegno al prossimo congresso, non si possono avere certo dubbi sulla collocazione del presidente Nicola Irto e dell’ex deputato Demetrio Battaglia, obbedienti da sempre al verbo renziano. Anzi Marco Minnti avrebbe già chiesto proprio a Demetrio Battaglia di preparare la sua campagna calabrese.

 

Per il resto è ancora tutto in divenire, con l’eccezione degli uomini appartenenti alle varie correnti di Orlando, Franceschini e Gentiloni che sono già su Nicola Zingaretti.

Oliverio assente all'assemblea nazionale del Pd

L’incertezza riguarda soprattutto la posizione del governatore Mario Oliverio che non si è fatto vedere all’assemblea nazionale del Pd che ha dato il via libera al congresso con le primarie che dovrebbero svolgersi nel mese di marzo. Il governatore ha preferito essere presente al T Hotel di Lamezia Terme ad un incontro con i medici di base. Dal convegno il presidente della giunta ha lanciato i soliti strali contro la gestione di Massimo Scura, ma ha puntato il dito anche contro i governi nazionali che lo hanno lasciato in carica. E tra questi ci sono, ovviamente, i governi Renzi e Gentiloni, all’interno dei quali Marco Minniti ha avuto ruoli di primo piano. Oliverio, però, sarà presente alla presentazione del libro di Minniti che il 24 e il 25 novembre avverrà sia a Cosenza che a Reggio Calabria. A dimostrazione delle titubanze di Oliverio che già aveva mandato alla convention di Zingaretti due sue alfieri come i consiglieri regionali Michele Mirabello e Giuseppe Giudiceandrea. La connotazione a sinistra, del resto, rappresenterebbe la casa madre per il governatore e i suoi uomini che, però, non possono permettersi passi falsi.

 

In concomitanza al congresso nazionale si svolgerà quello calabrese e poi ci saranno le elezioni regionali per affrontare le quali Oliverio ha necessità di un partito in salute e che lo appoggi unitariamente. Da qui la decisione di affrontare l’attuale fase in una posizione di autonomia. La migliore anche per sedersi al tavolo delle trattative con Demetrio Battaglia e Ernesto Magorno, tutti ancora alla ricerca di un candidato unitario per l’assise calabrese. Anche se pare assai difficile che Oliverio possa sostenere la corsa di Minniti al congresso nazionale.

 

Riccardo Tripepi