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Il Pd cerca una soluzione per uscire dalle secche in cui lo ha costretto la sconfitta rimediata alle ultime elezioni. Il partito, sospeso tra congresso e commissariamento, potrebbe non essere in grado di reggere una conta interna. Lo sa bene Massimo Canale che per pochissimi voti perse la sfida con Ernesto Magorno 4 anni fa e che adesso vede come unica via d’uscita una soluzione unitaria. Che, al momento, corrisponderebbe, al nome di Demetrio Battaglia. Anche se bisognerà convincere le anime che invece vorrebbero celebrare le primarie per le quali non mancherebbero le candidature, da Demetrio Naccari a Franco Laratta passando per Marco Ambrogio o lo stesso Luigi Guglielmelli.
«La fase che vive il Pd è sotto gli occhi di tutti – dice Massimo Canale - si tenta di ricostruire rispetto a un disastro elettorale con cui dobbiamo tutti fare i conti. A prescindere dai nomi, credo che sia di buon senso in una fase come questa immaginare un percorso unitario le divisioni e le spaccature non hanno aiutato il partito negli utili appuntamenti elettorali enormi riferisco solo alle politiche e non aiuterebbero neanche in questa fase. Sarebbe auspicabile che, almeno in una fase di transizione, il partito si presentasse unito e desse un’idea di unità nel momento della ricostruzione».
Indichi il principale degli errori della gestione del Pd che si è adesso conclusa
«Sta parlando con chi si è confrontato con il segretario Ernesto Magorno alle ultime primarie e il neo senatore è diventato segretario regionale. Mi pare evidente che quella candidatura e quella segreteria siano nate con un controsenso di fondo e cioè l’incapacità di tenere insieme, all’interno di un percorso politico, tutte le anime del Pd. Il partito è stato gestito, invece, con una logica da tifoseria, da capo degli ultrà che non ha favorito in nessun modo il dialogo con l’altra parte congressuale fin dall’assemblea di insediamento della segreteria. Basti pensare che al miglior perdente, contro ogni prassi democratica, non è stata offerta neanche la presidenza dell’assemblea»
Cosa sarebbe cambiato con una segreteria Canale?
«Non ho la presunzione di pensare che un uomo possa essere considerato uomo della Provvidenza e meno che mai in un contesto politico in cui il risultato disastroso del Pd sconta errori che passano sopra le nostre teste. Certamente Canale avrebbe interpretato il suo ruolo di segretario nel modo di Canale. Sarebbe stata una segreteria molto più vicina ai territori, alle persone, alle strade e ai contesti in cui si svolge la vita degli elettori del Pd attuali e potenziali, ma una segreteria diversa non avrebbe potuto incidere più di tanto davanti ad un trend nazionale con cui ci dobbiamo confrontare».
Come si ricostruiscono il partito e il consenso alla vigilia di nuovi e importanti appuntamenti elettorali?
«Non ho una ricetta e sono abbastanza fuori da questo mondo da qualche anno. Ritengo tuttavia che probabilmente che si debba puntare a riconquistare i nostri elettori che votano Cinque Stelle e la gente della Calabria che ci ha presentato un conto che stiamo pagando in maniera anche salata. Ritengo si debba ripartire dalle cose semplici: dall’incontro con le persone, dal confronto tra di noi. Basti pensare che la riunione di Lamezia è la prima che si è tenuta dopo quasi tre anni».
Riccardo Tripepi