Il congresso nazionale del Pd entra nella settimana decisiva. Domenica 26 febbraio ci sarà il voto nei gazebo, aperto anche ai non iscritti al partito, per scegliere il futuro segretario. I numeri sembrano sorridere a Stefano Bonaccini che ha ottenuto il 54% dei consensi dal voto dei circoli. Con l’apertura all’esterno, però, tutto può succedere e i componenti della mozione Bonaccini non vogliono lasciare nulla di intentato. Domani, martedì 21 febbraio, in Calabria arriverà Piero Fassino in un breve tour che toccherà Rende, Vibo Valentia e Reggio Calabria.

Fassino, perché sostiene Bonaccini?

«Sostengo Bonaccini per tre ragioni. È cresciuto nella politica, sa cosa è un partito e come ricostruirlo. Da Presidente di Regione ha dimostrato di essere un eccellente uomo di governo facendo dell’Emilia Romagna la regione meglio governata d’Italia. E ha dimostrato di saper interloquire con ogni settore della società come un leader autorevole e riconosciuto».

Se la Schlein dovesse vincere le primarie nei gazebo si cambierebbe quanto deciso dagli iscritti. Non le sembra paradossale che esterni decidano sull’organizzazione di un partito?

«Intanto hanno partecipato ai Congressi dei Circoli 150.000 iscritti, una partecipazione che nessun altro partito è in grado di realizzare. Bonaccini ha raccolto il consenso del 55% degli scritti. Mi auguro che le Primarie abbiano lo stesso esito. Con le primarie vogliamo coinvolgere, insieme agli iscritti, anche gli elettori e quanti in Italia vogliono un partito progressista riformista e popolare. E un Segretario eletto con centinaia di migliaia di voti ha una legittimazione che lo rende ancor più autorevole nella società».

In Calabria il voto è stato verticale. Nei circoli stravincono i candidati dei maggiorenti locali con margini amplissimi. Cosa cambia rispetto ai precedenti congressi?

«Ai nostri Congressi hanno partecipato donne e uomini in carne e ossa, ciascuno con le proprie convinzioni e passioni. E i risultati sono molto omogenei da Bolzano a Palermo. Gli iscritti hanno scelto liberamente e adesso la parola passa alle primarie. E il loro esito sarà comunque rispettato da tutti».

La questione dell’identità (a chi si rivolge il Pd, quali settori della società incarna e vuole difendere) sembra ancora irrisolta…

«L’identità del PD è chiara. Siamo un grande partito progressista e riformista. Come i socialdemocratici in Germania e Svezia e i socialisti in Spagna e Portogallo. Tant’è che facciamo parte del Partito Socialista Europeo. E i nostri valori sono libertà, democrazia, uguaglianza, lavoro, giustizia sociale, parità di genere, sostenibilità. I valori del campo progressista europeo e mondiale. Ci rivolgiamo a una società inquieta che negli ultimi quindici anni ha vissuto prima la lunga crisi economica 2008/2015, poi il Covid e oggi le conseguenze della guerra russo-ucraina. Una società che chiede certezze che ha visto venir meno. E il PD vuole dare le risposte attese: la dignità del lavoro; salari, stipendi e pensioni con cui vivere senza ansie; servizi sociali con cui le famiglie possano crescere bene i propri bambini e curare i propri anziani; misure concrete per consentire alle donne di conciliare famiglia e lavoro; difesa dell’ambiente; sanità e scuola pubbliche garantendo a ogni cittadino di essere curato e di poter istruirsi e istruire i propri figli; il diritto per ogni persona di vivere la propria vita e i propri affetti senza paure e discriminazioni. Questo è il nuovo PD che dal 26 febbraio metteremo a disposizione degli italiani»

Alle ultime regionali di Lazio e Lombardia i risultati non hanno premiato;  colpa anche delle alleanze a geometria variabile con M5s e Terzo polo. Il Pd però se non crea alleanze perde, come farlo senza essere fagocitati al centro e a sinistra?

«In tutta Europa i governi - di sinistra, come di destra - sono di coalizione. Il governo Meloni lo è. E lo deve essere anche il centrosinistra se vuole competere e vincere le prossime elezioni. Il PD si è sempre battuto per costruire una coalizione progressista. Ma per riuscirci occorre che anche gli altri ci credano. Alle elezioni in Lombardia e Lazio noi abbiamo proposto l’alleanza per sostenere un candidato presidente comune. Ma in Lazio il Movimento 5Stelle ha preferito andare da solo e in Lombardia Calenda ha fatto la stessa scelta. Speravano di rosicchiare voti al PD e invece hanno visto ridursi i loro consensi. Speriamo che comprendano che solo uniti si può vincere. Noi siamo pronti ad un cammino comune, speriamo che lo siano anche i nostri interlocutori»

In Calabria c’è stata grande polemica intorno l’ex presidente Oliverio a cui è stata negata la tessera in una fase che avrebbe dovuto essere costituente. Che ne pensa?

«Oliverio ha scelto di candidarsi alle elezioni regionali in alternativa al candidato PD. Scelta legittima, ma non si può pretendere di aderire a un partito, candidandosi contro».