L'intenzione della Cittadella (a poche ore dal voto) di non considerare l'obbligo di messa a gara europea espone la Regione a «pesanti sanzioni da parte dell'Ue»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Non c'è nessun venir meno delle condizioni possibili né, d'altro canto, nessuna possibilità che l'Europa conceda al decimo piano della Cittadella di Germaneto il privilegio di fare Stato a sé, peraltro extra Ue. Le concessioni balneari devono essere messe a gara europea, tutte e non solo per spazi nuovi da occupare, altrimenti la pesante sanzione comunitaria ai danni della Regione Calabria è più o meno certa. Molto più, che meno. È con la mano pesante che Legambiente Calabria interviene sulla vicenda di questi giorni che mette insieme balneari ed esigenze elettorali.
La strategia del governatore | Concessioni balneari, Occhiuto tira fuori dal cilindro lo spot elettorale perfetto contro “amici” e nemici
Un inizio di giugno balneare-elettorale che s'è visto imporre sul proscenio il dinamismo della Cittadella in materia. Nessuna gara (ribadita invece più volte dal Consiglio di Stato) e ovviamente da direttiva Ue scaduta in abbondanza ma nel silenzio normativo proroga di fatto agli attuali gestori in virtù di un principio di non partecipazione alla direttiva stessa. Della serie, vale per chi ha poche spiagge in assoluto e pochissime libere, la Calabria non soffre di questi "mali" quindi da questo punto di vista può anche non far parte dell'Ue. E non è tutto, perché secondo questo indirizzo "locale" a gara se proprio ci si deve andare ci si va per gli enormi spazi liberi che rimangono in Calabria di fatto riducendo, secondo Legambiente, il patrimonio naturale svincolato da impegni commerciali.
«Legambiente Calabria manifesta la propria netta contrarietà rispetto alla decisione regionale, perché vìola le norme europee e gli orientamenti giurisprudenziali in materia di concessioni demaniali marittime, tutela della concorrenza, diritti dei consumatori e tutela dell’ambiente, aprendo, di fatto, ad una ulteriore, insostenibile, sostanziale privatizzazione delle aree pubbliche. Oltretutto, con una recentissima sentenza del 20 maggio 2024 n. 4481, il Consiglio di Stato è tornato nuovamente sulla tematica delle proroghe automatiche affermando che tutte le concessioni balneari devono essere affidate mediante procedura comparativa che gli enti sono obbligati ad avviare».
Niente possibilità di far parte di uno "Stato" a parte, quindi, secondo Legambiente. Mentre sulla scarsità di risorsa primaria che non coinvolgerebbe la Calabria «il Consiglio di Stato ha ribadito il carattere self-executing della direttiva e l’impossibilità di disporre proroghe automatiche nelle more di atti e anche nel caso di risorse non scarse può sussistere un obbligo di disporre una procedura comparativa, perché l’onere di effettuazione di tale procedura per la concessione di beni demaniali non trova quale sua unica fonte soltanto la direttiva Bolkestein, ma anche l’art. 49 del TFUE e la libertà di stabilimento, dovendo l’assegnazione essere effettuata secondo criteri di trasparenza e imparzialità. La Regione Calabria, con la decisione assunta, sta quindi entrando nel vicolo cieco del rischio di una nuova infrazione comunitaria con i relativi costi in termini di sanzioni e sta ipotizzando una inaccettabile sottrazione di spiagge attualmente fruite in maniera libera e gratuita dai calabresi e dai turisti».
Dagli effetti collaterali quindi tutt'altro che contenuti la posizione "balneare-elettorale" delle ultime ore. Che Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, considera «insensata». «La Regione Calabria dovrebbe limitare l’occupazione delle spiagge e le concessioni demaniali esistenti dovrebbero essere assegnate in base a rigorosi criteri di sostenibilità ambientale e sociale, per salvaguardare gli arenili e le acque marine da ogni causa di inquinamento e degrado. Il futuro del turismo calabrese passa dalla tutela dell’ambiente».
Da almeno 15 anni l'Ue chiede a Roma di bloccare i rinnovi automatici delle concessioni agli operatori storici e di aprire il mercato a nuove imprese attraverso dei bandi di gara. Il governo italiano non si è adeguato alla richiesta, nonostante la procedura d’infrazione aperta da Bruxelles, e dopo aver rinnovato ancora le concessioni fino al 31 dicembre 2024 sta ipotizzando di ampliare le spiagge da assegnare ai balneari in maniera tale da “salvare” i gestori degli stabilimenti esistenti. In questo quadro la Regione Calabria, prima fra le Regioni italiane, lascia intendere che non applicherà la direttiva Bolkenstein, sostenendo che non vi è scarsità della risorsa spiaggia in maniera tale che gli attuali concessionari possano continuare ad operare e contestualmente possano essere messe a bando porzioni delle attuali spiagge libere calabresi.
Secondo il “Rapporto Spiagge 2023” pubblicato proprio da Legambiente, la Calabria si colloca tra le regioni più a rischio. «La ricerca, che analizza sei indicatori, dalla crisi climatica al rischio di inondazioni, dalle spiagge inaccessibili al mare inquinato, rivela un quadro di fragilità per i territori costieri calabresi poco tranquillizzante. Per consumo di suolo costiero collegato anche al grave fenomeno dell’abusivismo edilizio, la Calabria segna il quarto valore per crescita a livello nazionale (+6,26 % tra il 2006 ed il 2021) e il terzo nel rapporto tra consumo di suolo litoraneo e superficie regionale».
Sempre a livello regionale il rapporto di Legambiente segnala il valore particolarmente elevato – in rapporto alle altre regioni – «delle concessioni balneari, che corrispondono al 13,8 per cento del totale italiano. In Calabria – dove ci sono 614 km di spiagge – il totale di concessioni di demanio marittimo è di 4.665, delle quali 1.677 per stabilimenti balneari, per un totale del 29,4 % di costa sabbiosa occupata. Tutte queste ragioni dovrebbero indurre la Regione Calabria a limitare l’occupazione delle spiagge, alzando il relativo limite regionale, attualmente solo del 30% a fronte del 60% di altre regioni come Puglia e Sardegna. La prospettiva verso cui occorre andare, insomma, è ben altra rispetto a quella prospettata dalla giunta regionale». C'è sempre tempo. Prima o poi finirà questa settimana.