Rinunciando a posizioni strumentali e ideologiche la vittoria del tycoon sarebbe stata prevedibile. Quella che giunge dall’esito del voto per le presidenziali Usa è una svolta storica
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L’ho scritto per alcuni mesi su LacNews24, in quasi totale solitudine: un’analisi geopolitica corretta e non inficiata da posizioni strumentali era in grado di anticipare la svolta storica che giunge dall’esito del voto per le presidenziali Usa. Donald Trump ha stravinto: come presidente, come voto popolare assoluto, al Senato (che nella Costituzione federalista americana svolge un ruolo strategico) e molto probabilmente anche alla Camera dei Rappresentanti. Il 5 novembre sarà la data d’inizio del XXI secolo e di pensionamento definitivo del Novecento, comprese alcune categorie politiche, economiche e sociologiche che sono ormai consumate e inadatte per leggere e capire i tempi moderni.
Proverò ad elencare le questioni che si aprono nell’immediato e che meriteranno, ognuna, approfondimenti specifici. Il popolo americano chiede a gran voce la pace, in sintonia con il buon senso di gran parte del mondo. Basta con la guerra in Ucraina e si guardi a una soluzione rapida per il Medio Oriente. Stop a quelle visioni di un certo establishment a stelle e strisce, progressista ma non di sinistra (non si confondano mai i due termini!), che avrebbe voluto posizionare l’America come unica e riconosciuta potenza universale.
Ora bisognerà, in una logica multilaterale, discutere con i Brics (Cina, Russia, India, Sudafrica, Brasile, Egitto, Emirati Arabi, ecc.) e tentare di superare tutti i limiti manifestati dall’Onu. Certo, i rigurgiti nazionalistici sono in agguato, a partire da un’Europa disunita in cui francesi e tedeschi, ma soprattutto il Regno Unito, immaginano di essere ancora nell’Ottocento colonialista. Non è così. Cina e India rappresentano assieme 3 miliardi di residenti, in prevalenza giovani. L’Ue conta meno di mezzo milione di abitanti con un’età media elevatissima.
Se a Bruxelles e a Strasburgo comanderanno ancora i soliti ridotti centri di potere e le burocrazie, invece che la politica di alto profilo, per il Vecchio Continente prevedo solo problemi e impoverimento. La crisi profonda dell’industria automobilistica in Germania dice tutto. I ricchi e viziati progressisti di Hollywood assieme ad alcune star dello spettacolo, con i loro seguaci europei in sedicesimo, dovranno finalmente comprendere che le battaglie per i diritti civili non sono sufficienti ad ottenere il consenso delle masse. La sinistra, quella vera, nacque con la rivoluzione industriale, lungo un cammino (tra comunismo, socialismo e socialdemocrazie) che è stato sempre parallelo a quello del liberalismo figlio delle rivoluzioni francese e americana. Alle urne ci vanno in gran maggioranza persone semplici (operai, artigiani, piccoli imprenditori, impiegati, disoccupati e sottoccupati…) che fanno ogni giorno la spesa al supermercato e che combattono con l’inflazione, la precarietà, i disservizi e mille altre paure.
La spaccatura profonda avvenuta, proprio nel confronto Trump-Harris, tra iper-capitalisti americani, con in testa il geniale Elon Musk, ci spiega che anche alcuni tra i grandi ricchi hanno compreso che il mondo necessita di cambiamenti epocali. Giuseppe Mazzini predicava l’attenzione ai doveri prima che ai diritti. Ecco un fattore fondamentale per capire l’oceanica ondata di voti confluita su Trump: la gente comune è disposta ad occuparsi dei diritti di tutti, anche delle minoranze, ma non vuole rinunciare ai propri, che sono altrettanto legittimi, e al paniere dei doveri. Nel mondo globale non si ha solo ragione, ma occorre rimboccarsi le maniche e sacrificarsi per ottenere risultati. Concordo con Marco Travaglio, anima del Fatto Quotidiano: con una conferma dei democratici a Washington avremmo rischiato la terza guerra mondiale. È stato un errore strategico (perché non si ascoltano gli insegnamenti della storia) immaginare di far crollare la Russia di Putin e quindi indurla a stringere legami ormai indissolubili con la Cina e i Brics. La Russia era ed è Europa, per cultura, spiritualità e vicende millenarie. Ora gli interessi di Mosca sono rivolti principalmente verso l’Asia.
Complimenti a quanti non hanno ricordato che neanche Napoleone e Hitler riuscirono a piegare il popolo russo e che proprio nell’assalto alla più estesa nazione della Terra incontrarono l’inizio della loro fine. Le imprese e gli imprenditori, a partire dal Mondo Arabo, vogliono crescere e confrontarsi sui mercati. Non c’è spazio per terroristi, arroganti e saccenti. Si sono ridotti i margini di manovra per i teorici della globalizzazione ad ogni costo, che tutto standardizza e omologa per fare gli interessi di poche fameliche multinazionali: le culture più antiche resistono e si difendono. Il trionfo di Donald Trump modificherà a cascata gli equilibri politici di tutto l’Occidente. Il popolo ha parlato, ha dato fiducia, pretende coerenza e risposte. A breve sarà così anche in Europa, chiamata a diventare anch’essa uno Stato federale o a perire!