Le parole del senatore forzista Giuseppe Mangialavori, gettano acqua sul fuoco della politica vibonese. Questa volta, a intervenire sulla crisi al Comune , il leader di Vibo Unica Stefano Luciano: «Prendo atto che Mangialavori ha ritirato la delegazione presente nella giunta guidata dal sindaco Costa mosso, ritengo, dalla necessità di avviare un percorso diverso, alla luce di una crisi politica e di un’attività amministrativa che sino ad oggi non ha perseguito gli obiettivi posti nella campagna elettorale. Il ragionamento compiuto da Forza Italia – specifica Luciano - è il medesimo compiuto dal sottoscritto e dal gruppo “Vibo Unica” allorquando, nel marzo 2018 decisi di dimettermi da presidente del Consiglio e di ritirare gli assessori che rappresentavano la mia parte politica nella giunta».

Già in passato - come rimarcato dall’esponente politico - si scelse di agire con spirito costruttivo: « Oggi come allora – spiega Luciano – non mi lascio entusiasmare da facili azioni distruttive, né da battaglie ideologiche frutto di ambizioni personali di carriera politica e, con senso di responsabilità, tento di individuare le strade migliori per perseguire l’interesse della città, verso cui nutro amore e riconoscenza. Non sono mai venuto meno alle regole del diritto e della politica; quelle regole non rispettate nella forma e nella sostanza da chi oggi mi invita a sottoscrivere una mozione di sfiducia composta da varie pagine, senza avere prima azionato strumenti di coordinamento idonei ad attribuire pari dignità ai gruppi politici pur dichiarandomi pronto, in qualità di membro dell’opposizione, a determinare la fine della consiliatura ma secondo modalità rispettose della legge e della mia dignità politica».

Nel proseguire la strada della “serietà e della costruzione”, si dice pronto ad accogliere « in pieno l’invito a sedere ad un tavolo con le migliori energie della città e con tutte le forze politiche che si richiamano al buon senso ed alla voglia di rinnovamento, per stabilire le modalità attraverso le quali uscire con la massima urgenza dall’attuale situazione di declino amministrativo e senza escludere a priori, qualsivoglia soluzione, sia essa traumatica o diplomatica. Certamente, le soluzioni dovranno essere immediate, credibili ed efficaci altrimenti – conclude - ci troveremo costretti ad azionare gli strumenti della battaglia politica che diventa necessaria, ma solo se non si intravedono».

 

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