Non c'era più carta negli uffici del Settore Tributi del Comune di Cosenza, così il dirigente Giampiero Scaramuzzo si è trovato a dover acquistare urgentemente 195 risme di fogli A4 e altro materiale di cancelleria. Niente di insolito se il venditore non fosse il Gruppo Giannino Srls, vicinissimo, per così dire, a un consigliere comunale di Palazzo dei Bruzi: Sergio Del Giudice. Eletto in maggioranza (anche se ora è su posizioni più distanti da Occhiuto) alle elezioni del 2016, Del Giudice è un volto noto della città sia per i trascorsi politici – è stato già membro della sala Catera in consiliature precedenti, seppure tra le file del centrosinistra – sia per la sua attività professionale.

Ha raccolto, infatti, l'eredità di suo padre Giannino, storico proprietario di una cartoleria-edicola della centralissima via Misasi scomparso qualche anno fa, ampliando l'attività fino a trasformare quel piccolo negozio in un punto di riferimento per chiunque – a Cosenza e non solo – abbia bisogno di prodotti per scuole e uffici. Oggi il titolare dell'azienda è suo figlio, ma il consigliere continua a darsi da fare tra gli scaffali e nella promozione dei prodotti sul web, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono nella pagina facebook del Gruppo Giannino mentre lancia offerte su questo o quel prodotto.

La trattativa diretta

A Scaramuzzo, però, l'idea (pur legittima, visto che la ditta non appartiene al capogruppo di “Cosenza sempre più”) di approfittare di quelle offerte non deve essere sembrata inopportuna come parrebbe naturale. Lo dimostra la determina numero 676 pubblicata oggi sull'albo pretorio, con la quale il dirigente rende noto l'acquisto, al prezzo di 800 euro (Iva inclusa), di «n. 195 risme, di una stampante, con relativa cartuccia toner di ricambio e di materiale di cancelleria rappresentato da nastro adesivo di varia misura per complessivi n. 20 rotoli». Tutto comprato, appunto, dalla ditta Gruppo Giannino srls. E, «per non dilatare ulteriormente la durata del procedimento», con trattativa diretta. Si tratta della modalità di negoziazione più rapida, con cui un ente si rivolge «ad un unico operatore economico, in quanto, non dovendo garantire pluralità di partecipazione, non ne presenta le tipiche caratteristiche, tra cui le richieste formali come per esempio l’indicazione del criterio di aggiudicazione, l’invito ai fornitori, la gestione delle buste d’offerta, le fasi di aggiudicazione».

In parole povere, Scaramuzzo non ha pensato nemmeno a chiamare altri possibili fornitori per valutare se le loro offerte fossero più vantaggiose per il Comune, rivolgendosi direttamente a Del Giudice jr.

Del Giudice: «Farò annullare l'atto»

In un certo senso, non si tratta di una novità assoluta: di articoli di cancelleria la famiglia Del Giudice ne ha fornito tonnellate a Palazzo dei Bruzi dagli anni '70 ad oggi. Solo che non era mai accaduto nei periodi in cui Sergio sedeva in sala Catera. Tant'è che quando lo abbiamo contattato per chiedergli della determina dirigenziale è cascato dalle nuvole. «L'avranno fatto perché abbiamo i prezzi migliori», ha provato a scherzare da principio. Poi, però, è tornato serio e ha voluto sapere i dettagli dell'accaduto. 


«Non gli vendo nulla – ha aggiunto, confermando così che gli affari della ditta non gli sono del tutto estranei – e farò annullare l'atto». In che modo, se l'azienda non è sua? «Dirò a mio figlio di ritirare l'offerta». Caso chiuso? Per poterlo dire bisognerà attendere l'eventuale pubblicazione di una determina che annulli la 676. Nel frattempo, non sono mancati i commenti di qualche altro consigliere che, notato l'atto sull'albo pretorio, ha associato l'acquisto di quel materiale a un possibile sì di Del Giudice al bilancio da approvare a breve. Ma lui ribadisce di essere ormai ai ferri corti con Occhiuto e i suoi: «Non andrò nemmeno in Consiglio quel giorno, altro che approvare bilanci». Niente voto a favore, dunque. E niente carta e stampante per il Settore Tributi, con Scaramuzzo che dovrà inventarsi un'altra soluzione. Con qualche conflitto di interessi in meno, si spera.