Altro che iniziativa fantasma, quella della mozione di sfiducia al presidente del consiglio comunale di Catanzaro Marco Polimeni, considerato come la coppia (ri)composta da Mimmo Tallini e Sergio Costanzo, ovvero i promotori, non volessero mollare la presa bramando a ogni costo “lo scalpo” polimeniano. Intento perseguito malgrado la contrarietà dei vertici calabresi di Forza Italia che non gradivano la faida interna a Palazzo De Nobili. Ma chi conosce Tallini, e anche Costanzo, sa bene che non avrebbe facilmente compiuto un passo indietro. E del resto non gli sarebbero serviti chissà quali numeri per aver successo. Sarebbero infatti stati sufficienti 13-14 firme, in base ai calcoli relativi alla quota di consiglieri richiesta, per determinare un vero e proprio terremoto in seno al massimo consesso elettivo cittadino. Sisma evitato in virtù dell’intervento risolutivo dell’alfiere del centrodestra alla Regionali Roberto Occhiuto.

Non si fosse mosso lui, Polimeni sarebbe stato vittima di fuoco amico in uno schieramento che - per paradosso - ha vinto le Amministrative del 2017 grazie a una proverbiale unità. Ma qual è la ragione di tanta acredine fra ormai presunti, per non dire sedicenti, alleati con la conseguenza del giovane Marco nel mirino? A dar retta a Tallini, il motivo sarebbe che lo stesso coordinatore provinciale forzista viene percepito come l’acerrimo rivale di chiunque abbia in animo di candidarsi a una carica importante nelle file del centrodestra senza che lui ne sia coinvolto - essendone concorde - quale maggiorente locale del partito azzurro.

Però, se invece si ascoltano gli ambienti polimeniani, tale prospettiva è ribaltata. Ed allora, il niet talliniano all’aspirazione del presidente del civico consesso di fare il sindaco sarebbe in effetti sostanzialmente dovuta a una “vendetta trasversale” nei confronti di Lino (padre di Marco e popolare conduttore televisivo). Che ha stigmatizzato con toni draconiani l’operato politico di Tallini, censurandone comportamenti da lui definiti addirittura illeciti e comunque improntati a scorrettezza e arroganza. Apprezzamenti pesanti che non hanno però finora portato a strascichi giudiziari malgrado le reciproche accuse lanciate anche a mezzo stampa.

Al di là delle vicende fra i Polimeni, genitore e figlio, e Tallini resta tuttavia, come premesso, il dato politico della mozione. Che, lo precisiamo bene, per andare a segno sarebbe bastato fosse stata approvata dalla maggioranza dei presenti in Aula durante la votazione. E con un’assise che da tempo fa il pienone quando a rispondere all’appello sono in 25-26 consiglieri al massimo, riuscire a convincerne 13-14 si sarebbe tradotto nell’affondamento del giovane Marco. Da quel momento in avanti si sarebbe verificato un capitombolo che avrebbe costituito un chiaro avviso ai naviganti, fra cui su tutti Sergio Abramo.

Certo, però, i motivi di imbarazzo non sarebbero mancati pure fra i principali congiuranti (definizione che, oltre a virgolettare, usiamo in senso lato) con in primis Tallini costretto a farsi carico di grandi antipatie in una Fi in cui tanto il segretario regionale Giuseppe Mangialavori quanto l’aspirante governatore Roberto Occhiuto (peraltro tornato amico dei fratelli Gentile, legati da parentela al già senatore Piero Aiello e quindi sponsor di Baldo Esposito e del medesimo Polimeni) non avrebbero salutato positivamente l’iniziativa. Anzi, tutt’altro. Ed è per questo che di fronte alla sortita occhiutiana è subito arrivato il dietrofront.

Ma, in attesa di sciogliere in modo definitivo le riserve su un’eventuale corsa per un posto a Palazzo Campanella con l’Udc e dunque nel centrodestra, qualche difficoltà la si denota anche per il leader di Fare per Catanzaro Costanzo che è capostruttura al 100% del consigliere Democrat Libero Notarangelo. Ruolo delicato, assunto nell’orbita del Pd o comunque del centrosinistra, che sulla carta gli “impedirebbe” di prendere altre vie fino alle Regionali di metà ottobre.