«Non ci sono cause ostative alla nomina ad assessore, così come motivi di illegittimità degli atti adottati da ogni singolo componente della Giunta, o dall’Esecutivo stesso nel suo complesso». Questo il passaggio chiave, o se si preferisce l’estrema sintesi condensata in appena tre righe, della risposta, come ovvio molto più articolata, fornita da Nicola Fiorita all’ormai ex competitor alla carica di sindaco di Catanzaro Valerio Donato. Che, lo scorso 25 di luglio tramite Pec, aveva sollevato dei dubbi sulla presunta mancata dichiarazione dei membri della compagine assessorile relativa all’inesistenza di causa di ineleggibilità ai sensi dell’articolo 60 del Tuel 267 del 2000. Un dubbio, legittimo, che aveva però subito sollevato delle aspre polemiche.

Ma nel testo del documento si legge anche che in realtà «ciascun consigliere e assessore hanno già potuto confermare con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà - ex art. 47 del Dpr 445 del 2000 - l’assenza di cause di incandidabilità, incompatibilità e inconferibilità, nonché di ineleggibilità anche mediante il rinvio espresso alle disposizioni normative in precedenza citate». Capitolo chiuso, quindi. Sembrerebbe di sì. Almeno riguardo a indiscrezioni filtrate persino prima dell’iniziativa di Donato, in particolare relative alla supposta incompatibilità del delegato ai Servizi Sociali. Si tratta di Bonaventura “Venturino” Lazzaro, oncologo, che dopo aver terminato il suo lavoro ospedaliero ha assunto l’incarico di direttore in una struttura privata.

Mandato di dirigente sanitario però evidentemente non incompatibile, anche per le differenze esistenti in alcuni particolari ambiti fra presidi clinici pubblici e privati, con la carica di assessore comunale, che Fiorita ha addirittura inteso ufficializzare, unitamente a quella della referente alla Sicurezza Marinella Giordano, addirittura alla vigilia del ballottaggio da cui poi è effettivamente uscito vincitore e quindi primo cittadino del capoluogo calabrese.