La proroga di 2 mesi per tenere in carica i vecchi manager è arrivata al capolinea. L’impasse viene così “istituzionalizzato”. In Calabria sono un centinaio i fascicoli e i relativi finanziamenti destinati a restare nel cassetto. E sulla riforma del Corap il Pd storce il naso: «È un bluff, cambiano solo la denominazione»
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È un periodo un po’ critico per le politiche industriali in Calabria. La commissione Bilancio nei giorni scorsi ha licenziato il disegno di legge che ridisegna il Corap, il consorzio che gestisce le aree industriali calabresi, da anni in liquidazione coatta. Al suo posto sorgerà l’Agenzia regionale di sviluppo delle aree industriali e per l’attrazione di investimenti produttivi.
Un provvedimento che ha trovato il parere contrario del consigliere regionale del Pd, Raffaele Mammoliti. Questi aveva a sua volta presentato una proposta di legge di riforma del Corap, ma in sede di commissione la maggioranza ha deciso di andare avanti con il disegno di legge di proposta della giunta regionale. Mammoliti non l’ha presa bene e oggi dice che la proposta non fa altro che rinominare il vecchio Corap, ma non contiene una vera strategia di rilancio dell’organismo.
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Fra l’altro il consigliere fa notare come la regione assegni al nuovo organismo una copertura finanziaria biennale che è necessaria solo alla copertura dei costi fissi. Per l’esecuzione delle funzioni e attività rimanda a generici riferimenti, come, ad esempio, un piano di investimenti straordinari volti a riqualificare la dotazione infrastrutturale delle aree industriali che però non viene allegato. E quindi per Mammoliti la riforma è un bluff che ripropone, sotto altre vesti, i vecchi nuclei industriali, poi trasformati in Asi poi in Corap e adesso in Agenzia. Se hanno fallito i primi, dice Mammoliti, non si vede come possa funzionare quest’ultima.
Alle difficoltà del Corap, che comunque ha sul groppone un bel po’ di debiti che non si capisce bene chi si accollerà, si aggiungono quelle legate allo stop della Zes unica. La vecchia Zes poteva dare respiro e operatività al Consorzio. La proroga di due mesi assegnata dal Governo agli otto commissari delle vecchie aree Zes è scaduta. Ma oggi la struttura di missione di Palazzo Chigi ha stoppato tutte le pratiche per un mese. Tempo necessario, dicono dal Governo, per “per consentire una verifica istruttoria di tali pratiche”, rimarcano gli Uffici del Ministero per il Sud. Insomma per ogni progetto d’investimento se ne riparlerà dopo il 31 marzo.
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Resta però il problema del credito d’imposta che ancora il Governo non ha definito. Quindi ad oggi c’è incertezza sia sulle procedure burocratiche che sui benefici fiscali. Un brusco stop per il rilancio della produttività calabrese. Gli uffici della vecchia Zes Calabria dicono che c’erano circa un centinaio di pratiche che aspettavano di essere evase e che adesso dovranno essere congelate. Non solo. Ma l’ultimo atto della Zes Calabria era stato l’appalto per la messa in sicurezza delle aree industriali. Il bando è stato vinto dal gruppo Leonardo per un importo di 19 milioni di euro. Si tratta di un appalto integrato, che accorpa cioè, sia la fase della progettazione esecutiva che quella dell’esecuzione con un abbattimento notevole dei tempi d’attuazione. Gli interventi da realizzare negli agglomerati sopra individuati sono nello specifico: a) Sistema di videosorveglianza e controllo accessi; b) Sistema di monitoraggio ambientale degli agglomerati industriali; c) Infrastruttura di elaborazione, conservazione dei dati e notifica degli eventi; d) Centro di controllo; e) Servizi di tuning.
Ora che il meccanismo delle Zes è sospeso per un mese chi seguirà l’appalto? Direttamente la struttura di missione del Ministero per il Sud? Un bel punto interrogativo.