Tra fusione e referendum

Città unica a Cosenza, l’orizzonte è il 2027. Pd diviso sul metodo, il sindaco Caruso dice No e pensa ai debiti: «Il governo ci salvi»

Confronto acceso nell’incontro organizzato dal Partito democratico a cui Stasi ha portato l'esperienza di Corigliano Rossano. Le posizioni chiare dei sindacati, mentre la Federazione Riformista contesta merito e metodo: «Meglio partire dall'Unione dei Comuni»

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di Antonio Clausi
25 settembre 2024
21:05

La prospettiva della città unica derivante dalla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero come stella polare di una svolta epocale per l’area bruzia. Sul tavolo della discussione nei locali della Provincia si è snocciolato tutto il vocabolario di chi non aspetta altro che il referendum (a metà novembre?). Ad alzare le barricate e a parlare di annessione e di imposizione, invece, il sindaco di Cosenza Franz Caruso e il rappresentante del comitato popolare di Rende Fabio Liparoti. L’interesse per l’argomento è alto, del resto si tratta pur sempre di uno dei trend topic dell’autunno, e la risposta in termini numerici è stata positiva.

L’incontro organizzato dai consiglieri regionali del Pd, Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci, segue il canovaccio dei mesi estivi culminato con il documento approvato dall’assise regionale che impegna il Consiglio a procrastinare la data di scioglimento dei tre centri di governo al 2027. Per Caruso si tratta di un atto privo di valore, ma Iacucci non è dello stesso avviso: «Sicuramente non ha avuto valore giuridico vincolante – ha precisato – ma non si può pensare che non abbia valore politico, perché firmato da tutti tranne che dal capogruppo del M5S». A tal proposito Bevacqua ha annunciato, mentre in sala si diffondevano le fotocopie dell’atto condiviso con gli altri capigruppo, che «in settimana depositeremo un emendamento con cui vincoleremo la legge regionale al 2027».


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L’esperienza di Corigliano Rossano e le parole di Flavio Stasi

Corigliano Rossano è diventato il terzo comune della Calabria, il più grande della provincia di Cosenza, dopo la fusione tra i due centri ionici. Il sindaco Flavio Stasi è stato di recente rieletto con percentuali bulgare ed è stato invitato per portare la propria esperienza amministrativa a riguardo. Curiosità vuole che abbia varcato, lui che vedrebbe bene una provincia della Sibaritide, i cancelli della Provincia di Cosenza.

«Ad un referendum di questo tipo non si può che votare sì – ha spiegato -. La città unica Cosenza, Rende, Castrolibero, se fatta per superare le divisioni, non può che essere un processo a cui guardare favorevolmente, ma non è che la fusione risolve tutti i problemi. Il primo obiettivo deve essere il rafforzamento delle strutture e la capacità di pianificazione delle istituzioni. I miei primi anni di esperienza da sindaco servirono a verificare gli effetti che avrebbe invece dovuto anticipare uno studio di fattibilità. Ecco, se questa fusione non si dimostrerà alchimia politica, porterà fondi e benefici».

Uno dei protagonista di quella fusione fu proprio Bevacqua: «Siamo davanti a un’innovazione forte, abbiamo avuto un confronto con i territori e da qui è scaturito il documento politico che ha visto la condivisione del centrodestra. Per noi è una vittoria perché abbiamo portato a casa una mediazione importante eliminando il tentativo di fusione fredda. A febbraio 2025 non si poteva armonizzare il processo, nel 2027 invece sì. Oggi è una tappa importante di discussione, anche con l’esperienza di Corigliano Rossano di cui io fui protagonista. Dopo 5 anni possiamo parlare di scommessa quasi vinta».

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Un Pd con visioni differenti sulla fusione

Il gruppo consiliare regionale dei democrat, forte dell’indirizzo dato dal partito nazionale e regionale è entrato in contrasto con il circolo locale, fermamente contrario all’idea di rendere un solo comune l’intera area urbana. A riguardo, il segretario provinciale del Pd Vittorio Pecoraro, che ha portato i saluti introduttivi insieme alla presidente Maria Locanto, è stato chiaro: «Tutto il Pd è a favore della città unica, c’è solo una critica al metodo del centrodestra. A legislazione vigente prendiamo atto della situazione in essere e prendiamo atto anche di alcune osservazioni di carattere giuridico di una serie di sindaci. Ma io personalmente sono per la fusione».

A fargli eco anche il presidente del consiglio di Palazzo dei Bruzi. «Non mi sembra ci sia questa divergenza – ha detto Giuseppe Mazzuca -. Il circolo ha problema di metodo, ma la voce dei cittadini si esprime col referendum. Ma una volta che c’è la consultazione popolare, bisogna confrontarsi con ciò nonostante lo sgarbo istituzionale. Lavoriamo affinché città unica si realizzi perché non è detto che il 2027 basti. Il commissario che subentrerà, se non troverà il quadro definito, prolungherà la sua esperienza lasciando senza governo il nuovo centro e non possiamo permettercelo». Anche la consigliera Bianca Rende ha dato il suo endorsement essendosi ormai esposta da tempo a riguardo.

Gli “scettici” sulla legge regionale

Come evidenziato, le critiche sono arrivate da Franz Caruso («non accetto imposizioni con la omnibus») e Fabio Liparoti. Il primo cittadino ha ribadito di essere favorevole a creare un nuovo percorso che porti alla città unica di Cosenza, Rende e Castrolibero, ma con un progetto condiviso differente che apporti benefici ai cittadini. «Qualcuno si dimentica che siamo in dissesto con un debito enorme certificato, perché il Governo non salva anche Cosenza come Reggio Calabria?» ha detto.

Il segretario della Federazione Riformista, invece, è tra i legali scelti per il ricorso già depositato al Tar della Calabria per la difesa delle autonomie municipali. «La fusione se non parte dal basso, non è migliorativa. Ecco perché l’Unione dei comuni è la nostra proposta, vale a dire l’unificazione dei servizi. Quindi non siamo quelli del “no” ideologico e in due anni c’è tempo per sperimentare, a patto che Rende torni ad elezioni».

La posizione dei sindacati sulla città unica Cosenza, Rende, Castrolibero

La Uil è il sindacato maggiormente favorevole. Il segretario provinciale Paolo Cretella ha esplicitato il concetto a favore di telecamere: «Siamo a favore della città unica e dei processi amministrativi che sono finalizzati alla fusione dei comuni dei piccoli. Quello di Cosenza – ha precisato – può essere un modello se costruito in maniera partecipata così come inizia ad essere. Perché qui o si accetta la sfida del cambiamento o siamo destinati a perdere 10mila abitanti all’anno».

Sulla falsa riga il segretario organizzativo della Cisl Cosenza Gerardo Calabria: «Sì alla città unica purché apporti benefici economici. C’è poi la questione dell’integrazione che può trasformarsi in un’intuizione. Ad ogni modo, il referendum deve risultare vincolante col suo risultato».

Più critico il leader della Cgil Cosenza Massimiliano Ianni: «Noi siamo sempre stati per i processi di unificazione dei comuni, ma per come è stata concepita questa legge non siamo molto convinti – ha chiosato -. Sembra una forzatura della Regione Calabria, a cui poniamo una serie di quesiti. Che destinazione avranno le somme straordinarie? Che progetti ci sono su viabilità, sanità e lavoro? Vorremmo approfondire questi temi e dare poi un giudizio definitivo. Non sono stati coinvolti i consigli comunali, inoltre, ma a prescindere in questo processo andavano coinvolti anche altre città a sud e nord del capoluogo. Siamo aperti al confronto e lo slittamento al 2027 è un’apertura che registriamo».

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