Nonostante manchi meno di un mese al referendum consultivo sulla fusione fra Cosenza, Rende e Castrolibero, la “campagna elettorale” se così si può chiamare, langue. Sarà anche per l’attesa della pronuncia del Tar davanti al quale sono stati presentati tre ricorsi contro la legge regionale omnibus che ha cambiato le regole del gioco e a cui sono allegate richieste di sospensiva che potrebbero congelare il referendum.

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Forse proprio per questo Orlandino Greco, sindaco di Castrolibero, ha deciso di sfidare, attraverso il nostro network, pubblicamente ad un confronto i consiglieri regionali firmatari della proposta di legge di fusione.

Sindaco, il dibattito sulla città unica langue. Solo lei sembra agitarsi… lo fa per conservare la poltrona?
«Il problema non è solo la campagna elettorale. I cittadini andranno a votare senza avere chiaro quello che sta avvenendo, perché mancano gli elementi fondamentali: nessuno ha detto qual è la compatibilità urbanistica, economica e finanziaria, se le tasse aumenteranno, se i servizi miglioreranno, manca una sua effettività che è l'elemento cardine sul quale il cittadino possa in qualche modo misurarsi e fare le giuste valutazioni. Ed è chiaro che il dibattito è scemato perché manca di questi elementi fondamentali, né tantomeno la fotografia dell'esistente che fa Luigino Sergio può essere esaustiva. A questo punto lancio la sfida ai firmatari della legge di fusione dei comuni che ha subito Cosenza e Rende di un dibattito pubblico con un giornalista terzo dove spiegheranno e si confronteranno con me o con chi vorranno per capire le reali ragioni che hanno spinto a questa che è un'accelerazione, sapendo che nessuno di noi, avendo fatto io la legge sulla fusione, è aprioristicamente contrario al processo, ma la fusione è una cosa seria, quindi io sono per costruire un grande comune, ci mancherebbe altro, ma bisogna farlo avendo chiaro il progetto che oggi manca e soprattutto manca la consapevolezza di quello che si sta facendo e manca soprattutto la partecipazione dei cittadini».

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Quindi l’interesse di Castrolibero non c’entra nella sua posizione?
«Il dibattito sulla città unica è un dibattito molto sottotono perché in realtà non si capiscono quali sono le vere ragioni che hanno portato una sparuta consiglieri regionali a voler spingere sull'acceleratore per fondere queste tre città. Come Castrolibero abbiamo dimostrato più volte che noi non siamo aprioristicamente contrari alla città unica, ma quando si estinguono degli enti, si cancella una storia, una tradizione, una cultura, tutto questo deve essere fatto con la massima responsabilità possibile e la massima cautela possibile, cosa che non è stata fatta se andiamo a vedere come la fusione dei tre comuni è stata scritta in tre pagine, scritte peraltro anche in italiano non propriamente corretto. La fusione non solo non conviene a Castrolibero per la qualità dei servizi che ha, ma non conviene nemmeno a Cosenza né dal punto di vista del metodo, che è la cosa più importante, perché anche le scelte passerebbero sulla testa dei cittadini di Cosenza, ma soprattutto Cosenza e il centro storico in particolare diventerebbero periferie di un nuovo fantomatico centro, quindi si cancellano la storia di Parrasio e la storia di Telesio, che diventerebbero periferie della nuova città. Ma soprattutto nessuno ci dice come integrando i servizi questo portano in economia fiscale, siamo solo sul dicunt, non sulla certezza. Tutte le altre regioni hanno fatto studi di fattibilità, fanno studi di fattibilità, non passano sulla testa dei consigli comunali, anzi lo fanno partendo da questi e soprattutto tengono conto della volontà dei cittadini».

Qui i cittadini verranno ascoltati attraverso il referendum che è la massima espressione di cittadinanza diretta…
«Il referendum è consultivo. Qualcuno potrebbe dire che è politicamente pregnante. Ma anche lì le regole del gioco non sono chiare perché non c’è il voto vincolante delle singole comunità. In Lombardia, nonostante le delibere favorevoli dei consigli comunali, se prevale il no in uno dei Comuni l’iter della fusione si ferma. Il grado di civiltà delle istituzioni si certifica dal rispetto che queste hanno dei cittadini e delle comunità amministrate».

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La questione del metodo non condivisibile sembra una foglia di fico. In fondo in tutti questi anni si è fatto poco o nulla per mettere insieme i servizi. Se siete per l’unione dei Comuni perché non l’avete mai fatta?
«È chiaro che la questione di metodo è un elemento cardine, perché se la fusione in oggetto è un unicum, non esiste in Italia dal 1945 in avanti una fusione fatta senza le delibere dei consigli comunali, perché peraltro quelle delibere superano anche una vacatio dell'articolo 133 della Costituzione e quindi quest'unicum è un vulnus che preoccupa anche chi in Italia si muove e si batte per fare fusione dei comuni, che oggi viene utilizzata da questi consigli regionali per inaugurare un nuovo centralismo regionale, una nuova metodologia politica utilizzata per far fuori sindaci che non sono confacenti all’indirizzo politico della Regione. Questo non esiste, non è proprio previsto nella Costituzione e quindi è chiaro che la battaglia che faremo è una battaglia di metodo e di merito. Non abbiamo nessun dubbio, nessuna difficoltà a valutare insieme le prospettive, ma così come questa fusione è stata concepita, non esiste che noi saremo a sostegno, faremo una battaglia, come ho detto più volte anche facendo le barricate, ma sapendo che non è un problema solo Castrolibero ma è il problema dei tre comuni che vedranno una creatura che già in partenza nasce difettata».

Non mi ha risposto su cosa è stato fatto finora per unificare almeno i servizi...
«Esiste già un servizio in comune che è il più importante, quello dei trasporti. Perché è stato costituito l’ente d’ambito dell’area urbana con la gestione associata dei trasporti e ora bisogna fare la gara, che la Regione non sta facendo, per individuare l’azienda unica che si aggiudicherà il servizio. La gestione di altri servizi è stata tentata in tutti i modi, poi i continui cambi di maggioranze hanno portato continui rallentamenti. Ma l’Unione resta il percorso più lineare perché si verifica sul campo gli effetti della gestione integrata dei servizi».

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