Il segretario questore del Consiglio regionale e consigliere comunale di Catanzaro Filippo Mancuso replica all’articolo dal titolo: “Inchiesta Chirone, il “quasi” leghista Coco che ha sistemato la compagna nell’ufficio di Filippo Mancuso”.

Ecco il testo della replica

In relazione a quanto apparso nell'articolo a firma di Alessia Bausone, smentisco categoricamente la ricostruzione fantasiosa e allusiva che è stata fatta. In primo luogo vorrei che fosse chiaro che la sig.ra Pinneri è una dipendente del Consiglio Regionale, poco importa dove è nata, vive e cosa fa fuori dalle ore di ufficio. Le dinamiche di scelta non hanno preso in considerazione nient’altro che la sua qualifica di dipendente regionale.
Seppur garantista e sperando che il dott. Coco possa dimostrare estraneità ai fatti, affermò di non averlo mai conosciuto direttamente e ancor meno conoscevo le vicende personali della dottoressa Pinneri, la quale non mi è stata suggerita da nessuno, bensì si è autocandidata ed è stata scelta per la sua lunga esperienza in consiglio, competenze che a me servivano in quanto alla mia prima legislatura. Inoltre, si fa notare, che la mia circoscrizione di elezione è differente da quella che viene posta in evidenza, quindi non avrei avuto alcun interesse nemmeno elettorale a selezionare persone se non sulla base delle competenze. Un attacco politico per dinamiche di vita privata altrui, questo non è certamente corretto. Infine voglio evidenziare che pur potendo inserire altro personale interno alla Regione non l’ho fatto, utilizzando solo una persona su Reggio Calabria, necessaria all’espletamento del mio incarico.
Filippo Mancuso

La controreplica di Alessia Bausone

Prendiamo atto della versione offerta dal segretario questore Filippo Mancuso che ci conferma modalità di selezione del personale di supporto dei Consiglieri regionali che è difficile non considerare effimere, essendo stato lui protagonista del caso divenuto nazionale dell’assunzione di un suo autista-Sindaco. In questo caso, invece, si è limitato ad accogliere, e a dare l’opportunità di una lauta “indennità di struttura”, ad una “autocandidata” della quale è difficile non rinvenire qualche sfumatura biografica in atti di inchiesta.

Negli atti dell’inchiesta Erga Omnes che ha decimato la Giunta Oliverio negli anni dell’inciucio del Partito al quale lui strizzava l’occhiolino (il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano) con il Partito Democratico al Governo della Regione viene rinvenuto il nome della componente interna della sua struttura di Mancuso e per esserne edotti basta una ricerca su Google. Nulla di cui vergognarsi, in quanto lei non è indagata e ad essere stato condannato per danno erariale dalla Corte dei Conti è stato l’ex pidiellino e ex esponente Udc Luigi Fedele, non certo lei. Ma è un fatto che lei, compagna dell’ex collega di Mancuso, anch’esso candidato regionale della Lega (che lui dice di non conoscere, probabilmente per la fretta con la quale Mancuso è piombato, all’ultim’ora, tra le file dei salviniani prima delle elezioni), sia nella sua struttura, così come è un fatto che Antonino Coco sia ai domiciliari e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Se Mancuso smentisce le voci interne al “suo” Partito che sussurrano che sia stato Coco a caldeggiare l’entrata in struttura della compagna ben venga, ma la versione che lei sia piombata d'emblée nel suo ufficio, francamente, è scricchiolante.