È stato anche consigliere comunale a Roma, dove ha sempre vissuto e dove era stato eletto nel 2008 con il Pdl. Il fratello era il sindaco di Villa San Giovanni, finito agli arresti domiciliari e poi rimesso in libertà
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La politica calabrese, e quella reggina in particolare, si svegliano assai scosse dopo l’operazione Eyphemos portata a termine dalla Dda della Procura di Reggio Calabria. Oltre alla misura dei domiciliari per il consigliere regionale Domenico Creazzo, un altro e durissimo colpo è quello rappresentato dalla richiesta di arresto del senatore di Forza Italia Marco Siclari che la Dda ha inviato al Parlamento.
Uomo di partito da sempre, il senatore azzurro è vicinissimo alle posizione dell’ex presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che lo ha voluto fortemente nelle liste azzurre delle ultime politiche. Non a caso, proprio nelle fase finali della campagna elettorale delle ultime regionali, è stato proprio lui a rendersi promotore di uno degli incontri di chiusura a sostegno di Jole Santelli, al quale ha preso parte lo stesso Tajani.
Medico, si è presto trasferito a Roma dove nel 2008 è stato eletto consigliere comunale nel Pdl. Marco Siclari è fratello di Giovanni Siclari, sindaco di Villa, finito agli arresti domiciliari, adesso terminati, per una indagine sugli appalti del Comune. E proprio al Comune di Villa, dove i due fratelli hanno un importante bacino di voti, il Ministero dell’Interno ha spedito, appena qualche giorno fa, la Commissione d’accesso antimafia.
Lo scossone appare in grado di modificare, e non di poco, le modalità e le strategia che il centrodestra stava approntando per arrivare alla definizione delle liste e, soprattutto, del candidato sindaco con il quale affrontare le prossime comunali.
Naturalmente ci sarà da aspettare adesso non soltanto l’esito del procedimento giudiziario, ma anche la decisione della giunta per le elezioni di palazzo Madama che sarà chiamato a misurarsi con un altro caso che riguarda la Calabria. Il precedente riguarda un altro politico reggino: l’allora senatore Antonio Caridi per il quale il Parlamento concesse l’autorizzazione.