È un incitamento alla violenza, anzi un ritorno agli anni di piombo. La polemica sull’autonomia differenziata si è spostata dalle aule parlamentari ai muri della città di Cosenza. Il collettivo politico “La Base” ha infatti affisso alcuni manifesti con i volti dei parlamentari calabresi che hanno votato sì, al Ddl Calderoli. Fra questi anche il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto e suo fratello Mario, senatore di Forza Italia che è intervenuto in aula per le dichiarazioni del suo partito che ha dato ovviamente l’ok al Ddl. L’architetto non ha preso affatto bene l’affissione dei manifesti. In un post su facebook ha parlato di esposizione al pubblico ludibrio e incitamento alla violenza. Di più. ha richiamato la lotta armata e chiesto, proprio come avveniva negli anni ‘70, al centrosinistra istituzionale di prendere le distanze da questa protesta.

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La replica dei ragazzi de La Base

I ragazzi de La Base hanno replicato a muso duro sostenendo che la posizione del senatore significa che «in questo Paese non è più legittimo contestare la classe politica nel merito della loro attività di rappresentanti del popolo».

In un video, uno degli attivisti de La Base, Vittoria Morrone, spiega che la loro è solo satira politica. «Non si può forse protestare? - si chiede retoricamente - Non si può essere in disaccordo con un disegno di legge che decreta la fine di ogni speranza per una terra da cui noi giovani siamo costretti a scappare? Senatore Occhiuto, forse non è tanto l’uso del suo volto pubblico in manifesti ironici ad irritarla; forse a preoccuparla sono il dissenso e le parole chiare sulle conseguenze dell’Autonomia Differenziata. E quando chi governa ha paura del dissenso, allora intimidisce e prova a spostare l’attenzione su altro».

Il collettivo poi approfitta dell’occasione per ribadire i motivi della contrarietà all’autonomia differenziata che porterà in piazza a Cosenza con un corteo fissato per il 23 marzo.

«L’autonomia differenziata è estremamente pericolosa per la Calabria che aumenterà in maniera drastica le differenze, che già esistono oggi, fra le zone più ricche e quelle più povere del Paese. In termini sanitari, istruzione, trasporti e tanto altro. Quello che ci preoccupa è che la Calabria si svuoterà ulteriormente con nuova migrazione non soltanto per cercare lavoro, ma anche per avere i servizi che qui non vengono garantiti come già avviene con la sanità. I Lep sono specchietti per le allodole: è dal 2001 che in sanità esistono i Lea (livelli essenziali di assistenza) ed è dal 2001 che la Calabria non li rispetta»

«Non vogliamo migrare - conclude la Morrone - vogliamo una speranza per questa terra ed è la speranza che questo disegno di legge ci sta togliendo. Ma la cosa che ci amareggia di più è che sono parlamentari calabresi, nati in Calabria e che conoscono le difficoltà di questa regione, ad aver votato quella legge», ha concluso.

L’intervento di Antoniozzi

Sulla questione è intervenuto invece Alfredo Antoniozzi, deputato di Fratelli d’Italia per il quale bisogna evitare di uscire fuori dai confini della critica politica e poi lancia una provocazione «Perché non fanno i manifesti con chi ha introdotto nel 2001 l’autonomia differenziata in costituzione? Erano tutti di centrosinistra, qualcuno di rifondazione». Solidarietà ad Occhiuto è arrivata anche dal commissario regionale della Lega, Francesco Saccomanno. Insomma il dibattito è aperto. Sui limiti alla satira politica e al dissenso. E magari pure dei riflessi per la Calabria dell’autonomia differenziata.

La solidarietà di Speziali

A Roberto e Mario Occhiuto è arrivata anche la solidarietà di Vincenzo Speziali, responsabile regionale e membro della direzione nazionale dell'Udc, che bolla il gesto come «vera e propria intimidazione». Gli autori, afferma, «sono l'esempio classico che non si può sottostare a forme incivili e minatorie di presunta lotta politica» e aggiunge: «Si può pure non essere consenzienti circa l'autonomia differenziata, ma “sparare” contro qualcuno e arrivare a ciò, non è consentito a chicchessia, nel modo più assoluto».