Con la celebrazione dei congressi, Forza Italia in Calabria ha mostrato i muscoli. Ad Antonio Tajani non è parso vero vedere sale così stipate a Cosenza come a Reggio. Una vista che gli ha fatto bene al cuore visto il momento che sta attraversando la coalizione di centrodestra, sempre più in formato parenti-serpenti.

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Le cronache politiche riportano nell’ordine una lite a margine del Consiglio dei ministri di ieri. Lo scontro è stato sul terzo mandato per le Regioni: Salvini si è impuntato chiedendo che quella fosse la compensazione per “cedere” la Sardegna candidando il sindaco di Cagliari Truzzu (scelta di FdI) all’uscente Solinas (sostenuto dalla Lega) ma Meloni si è opposta. Così il leghista ha fatto saltare il decreto che avrebbe dovuto stabilire la data dell’election day per l’8-9 giugno e nel quale doveva entrare anche la proroga al terzo mandato per i Comuni fino a 15mila abitanti.

Altro dato che emerge dalle cronache di ieri è quella che è stata definita la strategia della tensione di Giorgia Meloni che ancora non ha sciolto le riserve su una sua possibile candidatura alle Europee. Un giorno accelera, un altro frena tenendo così sulla corda i leader alleati Tajani e Salvini che di candidarsi non hanno voglia. Infine il dato più clamoroso viene dal Veneto. La legge sul fine vita proposta dal governatore Zaia non è passata per il voto decisivo del consigliere regionale del Pd. Gli analisti fanno notare che è la prima volta che Zaia va sotto in aula potendo contare su una maggioranza, di solito, bulgara. Questa volta, per la prima volta, è stato invece vittima di fuoco amico.

Volgendo lo sguardo alla Calabria le cose non vanno certo meglio. Fra gli alleati si è accesa una competizione sul reclutamento in vista dell’election day. La Lega è riuscita a “scippare” Giuseppe Mattiani a Forza Italia? Cannizzaro allora si prende Salvatore Cirillo da Noi Moderati dopo essere riuscito a stoppare l’abbandono al partito da parte di Katya Gentile.

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Il coordinatore regionale, in particolare, è un vero panzer che sta cercando di portare il partito a un obiettivo ambizioso. C’è chi parla del 10% alle Europee, chi dice che la Calabria dovrà essere prima nel Paese per numero di consensi. Di certo le Europee sono un grande banco di prova per capire se davvero, come hanno ribadito più volte i suoi dirigenti nei congressi, ha ancora uno spazio politico o sarà condannata all’irrilevanza.

Tutto questo agitarsi, però, ha delle conseguenze. Ad esempio il passaggio del sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, a Forza Italia ha creato una sorta di paradosso politico in Comune. Il passaggio ha certamente creato ammuina con la stessa Forza Italia che da forza di opposizione, alle elezioni del 2019 aveva sostenuto il promoter Ruggero Pegna, diventa perno della maggioranza con sindaco, vicesindaco, assessore e due consiglieri comunali. Nello stesso tempo la Lega ha deciso di rimanere all’opposizione benché costruttiva come si suol dire in questi casi. Nel mezzo la giunta Mascaro perde pezzi. L’ultima ad andare via è stata Teresa Bambara che da tecnica, con in passato anche una collaborazione con l’ex sindaco Gianni Speranza, ha preferito non avere una colorazione politica. Prima di lei era andata via anche Giorgia Gargano, sempre per lo stesso motivo. Mascaro per il momento ha rifiutato le dimissioni e nelle delibere di giunta le due risultano semplicemente assenti. Conta di recuperarle evidentemente, anche se sui numeri complessivi in Consiglio incidono poco visto che sono due esterne. 

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Il sindaco d’altronde non poteva fare diversamente. Per ottenere un terzo mandato doveva per forza trovare una casa politica. A lui non interessa la proroga sul terzo mandato  perché il suo primo è durato solo 29 mesi (2015/2017) poi il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Ancora. Sul secondo ha avuto un lungo stop per la denuncia del M5s e altre forze politiche di brogli elettorali in quattro sezioni. Per garantire il riconteggio delle schede (che non ha spostato di nulla il risultato elettorale) il Comune è stato commissariato per un anno. Grazie a questi due stop, quindi, Mascaro è pronto ad una ricandidatura. Alleati permettendo.