Una triste pagina di storia politica è quella che è stata scritta intorno al seggio conteso tra Fausto Orsomarso e Maria Tripodi, tra Fratelli d’Italia e Forza Italia. Una legge elettorale cervellotica e difficile da applicare ha reso possibile che, dopo 16 giorni dalla chiusura delle urne, ancora si sia alle prese con conteggi e riconteggi e ha trasformato in una farsa la verifica dei verbali alla Corte d’appello di Catanzaro.

 

Non è bastato neanche il verbale di proclamazione della Corte di Cassazione per chiudere i conti: le pressioni dei big di Forza Italia, compresi Renato Brunetta e Maurizio Gasparri, hanno letteralmente imposto un’ulteriore verifica delle schede dalle quali sarebbe emerso un errore marchiano sull’attribuzione dei voti e il seggio conteso sarebbe ritornato d’incanto alla Tripodi, con una serie di implicazioni a livello nazionale. Un riconteggio di per sé anomalo, in quanto la materia a questo punto avrebbe dovuto essere di competenza esclusiva della giunta per le elezioni. Ma tant’è, alla fine Tripodi risulta eletta e Orsomarso resta fuori dal Parlamento.

 

Dietro la guerra al singolo voto, in realtà si nasconde uno scontro all’arma bianca tra due partiti che dovrebbero essere alleati e che non lascia presagire nulla di buono in vista sia della formazione del prossimo governo che delle elezioni regionali.

 

Fausto Orsomarso dalla sua bacheca facebook stigmatizza chi ha alzato la voce o “mosso altro” con un chiaro riferimento alla guerriglia scatenata da Forza Italia e sulle irregolarità della procedura ha sintetizzato al meglio l’evoluzione italiana: «Dalla Patria del diritto alla Repubblica delle banane».

 

Questo il messaggio di Orsomarso affidato a Fb. «Ho atteso in silenzio l’attribuzione dei seggi e abbiamo esultato solo quando la Corte d’Appello ha dato il risultato ufficiale. Allo stesso modo attendo in silenzio dopo aver visto il mio nome pubblicato e proclamato nei verbali della Cassazione questo nuovo anomalo procedimento che riapre riconteggi, leggo tralaltro a campione e su indicazione di un partito, e senza una procedura di ricorso ufficiale e senza la presenza di un nostro rappresentante. Attendo e non so come la Cassazione potrà intervenire su una cosa che al massimo andava segnalata alla Giunta delle elezioni. Ribadisco come sempre che sono gli organi competenti che devono assegnare i seggi e come sempre nella nostra vita non abbiamo alzato la voce o mosso altro. Comunque vada è evidente che qualcuno ha sbagliato nel proprio lavoro e questa procedura sarebbe anche un grave precedente. Dalla Patria del diritto alla Repubblica delle Banane».

 

Le ferite lasciate dalla gestione del caso saranno profonde. Basta ricordare che Wanda Ferro e Fausto Orsomarso erano dentro Forza Italia fino a qualche tempo fa. La prima, addirittura, da candidata alla carica di governatore della Calabria prima di vedersi scippare anche il seggio in Consiglio regionale da una legge elettorale poi dichiarata incostituzionale. Una legge approvata dal Consiglio regionale calabrese quando Forza Italia aveva la maggioranza. Adesso la storia sembra ripetersi.

 

Le scelte dei dirigenti dei partiti e la gestione di un evidente caso di “cattiva burocrazia”, a voler usare una definizione generosa, amplifica e non diminuisce le distanze tra i soggetti e i partiti coinvolti. E anche quelli con i cittadini che non sanno più che pesci prendere davanti ad una spietata lotta per la poltrona che, sicuramente, avrebbe dovuto essere gestita con maggiore prudenza e maturità.

 

I protagonisti dello spettacolo che ha destato l’attenzione dei media nazionali dovranno presto sedersi introno a un tavolo per discutere di liste per le regionali e del candidato alla presidenza. E si può facilmente immaginare che il cammino non sarà per nulla semplice.