La deputata del M5s critica il neo governo Meloni e la decisione di non prolungare il contratto ai navigator: «Non c'è una strategia chiara sulle politiche per il lavoro»
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«Il governo Meloni inizia proprio male. Senza, cioè, una strategia chiara sulle politiche per il lavoro e per il contrasto alla povertà. Da una parte la neo ministra del Lavoro dirama una circolare per comunicare che il contratto dei navigator non potrà essere prorogato e dall'altra la maggior parte delle Regioni non ha mai avviato la riforma dei Centri per l'impiego varata nel 2019 dal governo Conte I con la messa a disposizione di 1,5 miliardi in favore di nuove assunzioni, avvio di corsi di formazione e riqualificazione professionale per i funzionari in carica». Ad affermarlo è Anna Laura Orrico, deputata del Movimento Cinque Stelle eletta alla Camera nel collegio uninominale Calabria 02.
I centri per l'impiego in Calabria
La parlamentare ritiene quello della Calabria un caso emblematico e fa scopa con quanto evidenziato dal capogruppo regionale Davide Tavernise proprio ieri. «La Regione - dice Orrico - ha provveduto ad avviare i concorsi ad agosto 2022 (avendo 77 milioni a disposizione dal 2019), ma ancora non ci sono le graduatorie. Senza considerare che i Centri per l'impiego di Cosenza e Vibo Valentia sono privi di una sede. Centri per l’impiego calabresi dove comunque mancano all'appello centinaia di figure, in particolare quelle che dovrebbero accompagnare disoccupati e percettori di rdc nella ricerca di una opportunità reale di lavoro».
I contratti dei navigator
Orrico fa poi riferimento al fatto che le Regioni Sicilia, Basilicata e Molise hanno chiesto alla ministra Calderone di poter prolungare i contratti dei navigator, non avendo provveduto a reclutare le risorse umane necessarie al rafforzamento dei centri per l'impiego. «Sono 660 mila i beneficiari di rdc che hanno firmato il patto per il lavoro ai quali questo governo di destra vuole togliere il sussidio senza avere però un’idea per il loro inserimento lavorativo immediato e le risorse umane in grado di assolvere a tale compito. Sembra evidente – conclude - che l’obiettivo sia univoco: marginalizzare chi non ha un lavoro, aumentare le disuguaglianze e il livello di conflittualità sociale nel Paese. Partiamo non male, bensì malissimo. Ma d'altronde lo sapevamo».