Per il consigliere regionale si tratta di una norma che mette in discussione il diritto d’impresa e rischia di rendere in prospettiva poco attrattiva la Calabria per gli investimenti dei grandi gruppi industriali
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Per Francesco De Nisi, consigliere regionale di Azione, l’ingarbugliata vicenda dell’emendamento Laghi sulla centrale del Mercure è di facile soluzione. Basta abrogare il secondo comma dell’articolo, quello che impone agli impianti presenti nei Parchi nazionali di ridurre la potenza a 10Mw entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge.
Più facile a dirsi che a farsi, visto che l’obiettivo ultimo della legge è proprio quello di spegnere la centrale del Mercure.
«Penso sia tutto un grosso equivoco - ci dice De Nisi - L’Europa e tutto il mondo considerano le centrali a biomasse come energia rinnovabile. Del resto la fotosintesi clorofilliana si studia anche a scuola»
Il punto non è questo, ma il fatto che la centrale sia ubicata nel cuore di un Parco Nazionale…
«Questo a mio avviso dà ulteriori garanzie perché per aver permesso l’insediamento di uno stabilimento simile ci saranno stati dei controlli stringenti e un'attenta valutazione dell’impatto ambientale. Abbiamo poi una rete di centrali di monitoraggio, sia dell’Arpacal sia di agenzie indipendenti, che dimostra che non esiste un allarme ambientale. Io penso che un insediamento di questo tipo stia meglio nel Parco piuttosto che a Crotone o a Strongoli dove, come lei ha scritto, insistono le due centrali a biomasse più grandi d’Europa. Mi pare curioso che ci interessiamo molto agli alberi e poco o nulla alle persone. A Crotone e Strongoli ci sono centri abitati, vi abitano diversi calabresi al contrario del Mercure che è poco antropizzato. Lì, fra l’altro, la presenza della Centrale ha creato tutta una economia che ruota attorno alla filiera del legno che rischia di sparire all’improvviso. Non so se ce lo possiamo permettere».
Il suo collega Laghi e molte associazioni ambientaliste non la pensano come lei. Strano che un presidente espressione di un partito liberista come Forza Italia metta l’ambiente prima dell’impresa…
«In effetti il vulnus della legge sta tutto qui. Nel diritto di una impresa ad esistere perché imponiamo a Sorgenia, che è un colosso internazionale, di abbassare, in maniera retroattiva, la capacità della centrale. Non penso lo farà, piuttosto andrà via. Il Mercure non si tratta per il gruppo uno stabilimento così strategico. Basta vedere il fatturato complessivo e quello della centrale calabrese. Perché dovrebbe rischiare di trovarsi in una situazione di infrazione o che un domani esponenti delle forze dell’ordine mettano i sigilli alla Centrale? Se applichiamo questo concetto ad altri settori significa che non ci sarà più la certezza di impresa e la Calabria diventerà davvero poco attrattiva per gli investimenti»
E’ più liberista di Occhiuto?
«No, non è solo una mia preoccupazione. Ascolti, ad esempio l’intervento del senatore di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani che ha messo sul tavolo considerazioni molto simili alle mie. Aggiungo che se quella del Mercure dovesse chiudere, sul territorio le due centrali del gruppo cecoslovacco resterebbero in un regime di semi monopolio e questo significa che potrebbero imporre il prezzo della materia prima ai fornitori calabresi. Insomma non mi pare una bella prospettiva e non è mica un caso se il Governo ha deciso di impugnare la legge»
Eppure Occhiuto si è impuntato, al punto da annunciare le dimissioni se la maggioranza non lo segue sul punto. Perché secondo lei?
«Questo dovrebbe chiederlo al Presidente. Io penso che siamo di fronte ad una questione delicata in cui è sbagliato fare questioni di principio anche perché penso che la soluzione più immediata sia quella di abrogare il secondo comma dell’articolo proposto da Laghi. Questo farebbe cadere subito l’impugnativa del Governo e ci metterebbe al riparo da eventuali richieste di risarcimento danni da parte di Sorgenia che potrebbe rivalersi sulla Regione che ha cambiato le regole del gioco all’improvviso»
Insomma lei è a favore della centrale...
«Io sono a favore della responsabilità. In tutti questi anni non ho mai letto particolari rilievi dal punto di vista ambientale eppure l’impianto è lì da diverso tempo. Da quello che so, poi, i lavoratori dell’impianto non sono mai scesi in piazza. Da quanto mi dicono tutti godono di una contrattazione anche di secondo livello molto apprezzata. Il mio auspicio allora è chiudere questa vicenda prima dei sei mesi, in modo da poterci concentrare sulle altre emergenze che vive la nostra regione»